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“Smart Delivery”

«Quanta birra mi hai preparato». Droga a domicilio e frasi criptiche nello spaccio della Piana di Gioia

Dialoghi criptati che hanno trovato riscontro attraverso le indagini. Lo spaccio in posti centrali anche frequentati da bambini e giovani

Pubblicato il: 20/10/2023 – 17:25
di Mariateresa Ripolo
«Quanta birra mi hai preparato». Droga a domicilio e frasi criptiche nello spaccio della Piana di Gioia

REGGIO CALABRIA «Quanto birra mi hai… preparato», «due birre! Due birre belle» «eh! cosi ti do. .. ti regalo anche qualcosina in più! va bene?».
“Birra”, “vino”, “biscotto”, “bombola”, addirittura “pezzi di moto”. Dialoghi con frasi criptiche in cui si usano termini che a leggere bene le conversazioni risultano fuori contesto perché in realtà utilizzate per parlare di sostanza stupefacente. Ne sono piene le carte dell’operazione condotta dai carabinieri “Smart Delivery” che ha portato allo smantellamento di una vera e propria rete di spaccio che, nel periodo del lockdown per l’emergenza Covid, nella Piana di Gioia Tauro gestiva anche la consegna della droga a domicilio. Da qui il nome dell’indagine. Più di cento gli episodi documentati e 23 le persone indagate, accusate, a vario titolo di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, 11 delle quali colpite da provvedimento restrittivo della libertà personale.
«Ti regalo anche qualcosina in più», la frase che nel caso sopra citato insospettisce gli investigatori. Dialoghi criptati che hanno trovato riscontro attraverso i servizi di osservazione, pedinamento e controllo, le perquisizioni, i sequestri, gli arresti in flagranza, che avrebbe fornito dunque una chiave di lettura.

Lo spaccio in pieno giorno e la droga a domicilio

L’indagine avrebbe fornito la prova della presenza di almeno due piazze di spaccio nel Comune di Rosarno e di Gioia Tauro, con un voluminoso giro d’affari e numerosi clienti. Uno spaccio di sostanze stupefacenti sia pesanti, come la cocaina e il crack, sia più leggere come la marijuana, che si consumava anche in pieno giorno «in tutte le ore della giornata – dalla mattina a tarda sera -, scegliendo spesso come luogo di incontro ed appuntamento abituale posti centrali anche frequentati da bambini e giovani, o prossimi alle abitazioni di residenza degli indagati, all’interno delle quali veniva quotidianamente lavorato lo stupefacente da immettere sul mercato». Dell’indagine in questione a spiccare è poi un altro aspetto, quello delle “consegne a domicilio”: «in molte occasioni, infatti, – rilevano gli investigatori – non era il cliente a recarsi dallo spacciatore ma era l’assuntore a concordare, anche telefonicamente, la consegna della sostanza che veniva portata direttamente a casa o in altro luogo preventivamente concordato». Proprio dalle conversazioni tra pusher e assuntori vengono fuori i termini utilizzati per parlare di droga.

Le parole in codice per eludere le intercettazioni

Il termine criptico “birra” – si legge nelle carte dell’inchiesta – è sempre stato utilizzato anche in altre indagini per reati attinenti allo spaccio stupefacenti nella Piana di Gioia Tauro dagli spacciatori e dai consumatori per indicare sostanza stupefacente. Sono diverse le espressioni di copertura – «ci vediamo, ti aspetto, portami le birre» -, collocate – si legge nelle carte dell’inchiesta – accanto a termini, circostanze o riferimenti che nulla hanno a che vedere con le prime, sono degli espedienti continuamente utilizzati dagli indagati per celare il reale oggetto di scambio. Così come il termine “vino”: «mi sono comprato tre litri di vino, mi sono comprato tre birre da sessantasei».
E in altre conversazione si utilizza la parola «bombola», «pezzi di moto», «biscotto». Un assuntore per esempio racconta di essersi procurato «un pochino di biscotto» al costo di 45 euro. Un po’ costoso. Ed effettivamente per gli investigatori si tratta di cocaina: «pertinente con i prezzi di mercato», rilevano. «Se non lo consumo ci sentiamo più tardi», dice poco dopo l’uomo, il quale, durante un controllo successivo, viene trovato in possesso di «un involucro di carta stagnola contenente sostanza stupefacente del tipo cocaina».


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