LAMEZIA TERME «I poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente da cui egli parla». La puntata di “Lettera R”, lo spazio di approfondimento settimanale de “L’altro Corriere Tv” condotto da Giancarlo Costabile, si apre con una frase di Don Tonino Bello, vescovo dei poveri e sacerdote degli ultimi scomparso 30 anni fa. La frase è il cuore della proposta pedagogica di don Tonino Bello, vuol dire dare, forse ridare, al cristianesimo la sua identità più vera, più forte. Il Cristianesimo, per Tonino Bello, era memoria spiritualmente sovversiva, perché basata sulla centralità dei poveri, degli ultimi, sulla necessità della costruzione di vincoli di prossimità sociale e politica. Quella di Tonino Bello è, per Costabile, una pedagogia capace di parlare al presente come quella di don Lorenzo Milani. «Sono pedagogie che non scadono perché incastrate dentro i mali, le piaghe del nostro presente».
Il contrasto è tra i segni del potere – «una società schiacciata sulle logiche del profitto e dello sfruttamento» – e il potere sei segni – «la sfida di una nuova etica, quella di guardare la vita dalla prospettiva della centralità dell’essere e non dell’avere». Per Tonino Bello sperare non vuol dire collocarsi nei ripostigli dei desideri mancati, la speranza è una categoria dinamica, indica un esercizio concreta di volontà, la costruzione di una società altra. «La speranza è l’eresia del cambiamento, legata alla costruzione della giustizia sociale e al riscatto degli ultimi».
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