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il racconto

A Cosenza una festa felliniana per i cinquant’anni che sanno di rinascita

Personaggi dello spettacolo, della cultura e dello sport ma anche parenti, amici e gente comune per celebrare il mezzo secolo di Alba Battista

Pubblicato il: 24/10/2023 – 14:40
di Paride Leporace
A Cosenza una festa felliniana per i cinquant’anni che sanno di rinascita

COSENZA Entri al “Fellini” di Cosenza e dopo il guardaroba incroci subito Brunori, il cantautore, con in braccio l’elegantissima figliola Fiammetta cui ha dedicato l’album “Baby Cip” che piange stranita. Il papà sornione dice: “Non è abituata ai ritmi house”, un paio di moine e sono subito sorrisi sotto lo sguardo artistico e amichevole di Giacomo Triglia, videomaker di grido della musica italiana d’autore.
Il grande hangar è già pieno di ospiti per una festa speciale che contiene diversi fili di narrazione. Non è stata un festa di vip smandapprati quella di domenica sera al Fellini ma il ritrovo di una comunità di amici e familiari che si sono ritrovati per festeggiare il mezzo secolo di Alba Battista e l’amica ritrovata.
Alba per Cosenza è una sorta di luce di chi ha preso la propria vita in mano per renderla densa di significati e di senso in una città che ha sempre provato a rappresentarsi con divertimento in mezzo ai propri impegni. La ragazza carina che dialoga con intellettuali nazionali e locali mettendo in risalto i libri; l’animatrice con il marito delle notti in note della musica live anche in posti impensabili della Sila o del Settembre rendese, la voce radiofonica, l’assistente personale dell’assessora astronoma Sandra Savaglio, la prof amata dai suoi alunni che nel momento dell’assenza dai social non potevano che cantarle “Sei chiara come l’alba”.
Nelle vite degli uomini e delle donne la caduta è sempre in agguato e devi esser forte a capire come prenderne il punto di salita. Alba l’ha incontrata un anno fa, inattesa, cupa, con una debolezza improvvisa che una brava dottoressa ha intuito nella sua evoluzione, in un’epoca in cui il destino di una diagnosi può andare anche diversamente. La sua comunità ha vissuto quell’esperienza con discrezione ma con partecipazione. Nella chat si sono fatti sentire in tanti. Per dare coraggio, consigliare un film, un semplice saluto. Alba è tornata e i 50 anni sono arrivati in tempo per festeggiare: “Perché la vita è una festa, brindiamo assieme”, ha scritto sull’invito.

Chi ha incrociato questa esperienza non voleva mancare alla festa dell’amica ritrovata. Rosalia Broccolo con Alba ha condiviso il lavoro in libreria (Alba si adoperava per mantenere il dottorato in università) ed è arrivata direttamente dalle Asturie dove ha ritirato il premio con cui hanno omaggiato Nuccio Ordine, per esserci non ha neanche smesso l’elegante vestito indossato davanti al re di Spagna.
E’ elegantissima Alba per la sua serata, la premurosa sorella le ricorda di indossare la mascherina che aggiunge classe al total black. Di nero elegante anche il marito Giampaolo Calabrese, compagno indispensabile di questo viaggio sull’ottovolante.
Dal palchetto rialzato quando s’intonano le note dell’augurio Alba al microfono ringrazia tutti e con parole semplici e privi di retorica concentra il senso di questo giorno di festa. Telefonini illuminati, applausi mentre Giampaolo l’abbraccia e accennano i passi di danza. E’ venuto a partecipare a questo momento rompendo la sua riservatezza anche il procuratore della Repubblica, Mario Spagnuolo, che saluta la nuora a braccio del suo figliolo. Si è mossa anche Ermanna Carci Greco con la figlia Francesca e il genero Gualtiero. Dal suo salotto di piazza Scura il telefono è stato sempre caldo e in comunicazione. Ritrovarsi a Cosenza in forme nuove, forse anche per la particolarità dell’evento. Bambini, ragazzi e ragazze, giovanotti e giovanotte sono venuti con i genitori. Riccardo Giacoia, per esempio, il caporedattore della Tgr, è in compagnia dell’erede diciassettenne, altissimo e stretto in una camicia bianca.
La musica non manca, ritmi abbracci, parole e pensieri necessari, nella bella tribù di Alba si nota il look disimpegnato dell’architetto Maurizio Misasi, il figlio del grande Riccardo, che dal papà ha ereditato il ragionamento lungo e l’eloquio colto ma forse anche la bella atmosfera delle feste di famiglia quando l’uomo più vicino a Ciriaco De Mita e Aldo Moro intonava canzoni e romanze liriche. Ci sono i senatori Fausto Orsomarso e Mario Occhiuto in serata di facezia più che di politica, poi è già cinema con Anton Giulio Grande che racconta del “suo” Diabolik all’Isola di Dino proiettato alla Festa del cinema di Roma. Il patron della Calabria film commission non sfugge a giovanissime followers che vivono su Instagram, ne ha centomila.
C’è anche a far festa il calcio glorioso di Ciccio Marino e quello passionale di Giovanni Quintieri, il cronista inossidabile di jazz, Vittorio Pio, Concetta Guido cronista amica nella narrazione comune dei poeti di Cosenza, un mondo di diverse generazioni che sembra far quadrato attorno a un’amica incontrata, frequentata, stimata e impossibili da citare tutti con nomi e cognomi per spazio. Ci sono le sorelle Santelli, fresche reduci della celebrazione alla Camera di Jole, dove anche Luciano Violante ha reso omaggio ad una altra donna cara presenza nella vita di Alba. I fratelli Aiello sono stretti congiunti della neo cinquantenne, hanno costruito la via al divertimento di Cosenza aprendo il primo pub della città, modificando molte abitudini del vivere; e per festeggiare come si deve hanno scelto e consigliato di andare in trasferta per essere attori e non cerimonieri.
La storia delle feste private di Cosenza è storia attorno ai due fiumi. Si ballavano “i lancieri” nei saloni della città vecchia come fosse una scena del Gattopardo. Ci si assiepava attorno alle orchestrine ungheresi del Renzelli attorno agli anni ’30, poi in fila seguirono il night del bar Gatto dove passò anche Vittorio Gassman destando quella sensazione di sorpresa che oggi non suscita il figlio Alessandro che cena in città, ormai globalizzata, tra una pausa e l’altra del film che sta girando per Agostino Saccà. E ancora il Tiffany, l’Akropolis concepita dallo stesso architetto di questo Fellini, il lungo baccanale degli Novanta manciniani reso cronaca a futura memoria da Marcello Romanelli con i neretti della sua “Giorno e notte”.
A guardare la foto degli amici di Alba davanti alle gigantografie di Marcello Mastroianni ed Anita Ekberg, con un po’ di quella immaginazione provinciale che tanto piaceva a Jo Pinter, sembra di essere davanti alla celebre istantanea del Black and White ball organizzato da Truman Capote al Plaza di New York nel 1966, perché a quella celebre festa non c’era solo il jet set internazionale ma anche un medico di campagna, l’ex insegnante dello scrittore, i familiari del suo compagno. Qui da Alba in più ci sono i giovanissimi e quel mondo contaminato della sua città che nei momenti migliori riesce a mescolarsi come da tempo non accadeva. Auguri ad Alba Battista. Per il suo mezzo secolo e per la sua incoraggiante rinascita. E per aver dato la possibilità a chi scrive di raccontare una sera della sua Cosenza. Perché dietro la storia di una donna speciale, se sai ben guardare in lontananza, scopri ancora come gira il mondo. (redazione@corrierecal.it)

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