MILANO Giovanni Morabito, detto «il dottore» nelle intercettazioni, come risulta dall’ordinanza, sarebbe stato l’uomo che autorizzava le «operazioni di narcotraffico» e svolgeva ruoli di «mediazione in caso di contrasti». Ed era sempre lui, secondo le accuse, attivo nel «procacciamento delle risorse economiche necessarie ai traffici». Era «attorno a lui» che ruotava il «gruppo di via Vittor Pisani 10», dall’indirizzo della «base logistica e operativa». In un’intercettazione del dicembre 2020 D’Antuono, presunto braccio destro di Morabito, elencava «i plurimi servizi (illeciti) offerti« dall’associazione criminale, come le «indebite percezioni di finanziamenti pubblici connesse al “decreto liquidità” e al “decreto rilancio”», con presentazione di «istanze per un valore di quasi 2 milioni di euro».
Alcune sono state «liquidate» per circa 35mila euro, mentre tutto il resto è stato «bloccato», dopo l’intervento degli inquirenti. Morabito, ad esempio, intercettato spiegava così gli affari: «Gli amici miei sono abituati a tutti i possibili imbrogli». E faceva cenno persino «alla disponibilità – spiega il gip Santoro – di una società “quotata alla Borsa Americana con cui possono fare tante cose, tipo la Onlus dentro le Nazioni Unite”». Il «gruppo» si muoveva nel settore dei rifiuti, in quello «dei traffici illeciti di carburante» e nell’edilizia. La «vocazione» del gruppo, si legge, era quella di «stringere alleanze e offrire ai partner» servizi per fare «profitti» all’interno di un «sistema» in cui le famiglie di ‘ndrangheta ne traevano «evidenti benefici». Giovanni Morabito, tra l’altro, avrebbe tenuto contatti anche con persone legate alla camorra, come per gli affari sull’Ecobonus.
Il gruppo, però, spiega il gip che non ha riconosciuto l’associazione mafiosa, non aveva «collegamenti organizzativi» con la cosca “madre” calabrese e l’unico dato di «collegamento» era la «persona di Giovanni Morabito». Tra i business anche la «vendita di false fideiussione bancarie a favore di imprese» che non potevano disporne. Oltre all’accaparramento delle «varie sovvenzioni legate alla pandemia Covid».
Il gruppo guidato a Giovanni Morabito si sarebbe avvalto anche della “partnership” di un funzionario all’epoca al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per conseguire in modo illecito i finanziamenti previsti dalle norme in tema di ecobonus. Come si legge nell’ordinanza, il sodalizio, vicino alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, per ottenere in modo illegale i benefici previsti dalle agevolazioni fiscali si sarebbe servito delle «competenze professionali» e della loro «rete di contatti». Avrebbero sfruttato le conoscenze in materia di imprenditori e pubblici funzionari come l’allora funzionario amministrativo contabile in servizio presso la Divisione Bilancio e Contabilità Generale della Direzione Generale del Personale e degli Affari Generali del Mit, il quale al momento non risulta essere indagato.
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