VIBO VALENTIA Un dolore che non passa mai, una sofferenza che il tempo non ha placato e che si fa più viva ad ogni ricorrenza, ad ogni notizia. Tra la quotidianità forzata di una famiglia segnata per sempre, vivendo ogni attimo nel ricordo di un figlio e di un fratello che non c’è più. «Abbiamo tutta la fiducia di questo mondo, ma sono passati 11 anni e ancora siamo qui ad aspettare». Non nasconde, con un filo di amarezza, tutta la sua frustrazione Martino Ceravolo, padre di Filippo, ucciso a 19 anni il 25 ottobre del 2012 al calvario di Vazzano, vicino a Soriano Calabro, nel Vibonese.
«In questi anni ci sono stati tutti vicini, abbiamo fatto di tutto. Ci siamo messi in primo piano anche prendendo insulti». Un dramma, quello dell’omicidio di Filippo, che ha avuto ripercussioni sull’intera famiglia, sui genitori e sulle altre due sorelle. «Hanno distrutto il nostro ragazzo, ma hanno distrutto anche noi». La comunità di Soriano, in questi 11 anni, è sempre stata presente e solidale con la famiglia Ceravolo, sostenuta dall’avvocato Michele Gigliotti. «Tutti mi fermano, mi salutano, si dispiacciono per la tragedia, partecipano e hanno partecipato anche alle manifestazioni che abbiamo organizzato in questi anni». Ma tutti si pongono lo stesso interrogativo: «Come mai non si trovano i responsabili? E tutti forse pensano che ormai siamo sconfitti, la nostra famiglia ma anche la nostra comunità».
L’indagine degli inquirenti va avanti ormai da anni. Tanto è stato fatto, soprattutto per ricostruire quanto accaduto: l’auto in panne del giovane Filippo, e quel maledetto passaggio accettato da un altro giovane, legato però alla ‘ndrina degli Emanuele, bersaglio mobile – proprio quella notte – dei Loielo, con l’attacco furioso a suon di proiettili contro Domenico Tassone che guidava l’auto presa di mira dai killer. Negli anni poco altro è emerso, tranne qualche intercettazione, nuovi pentiti, ma nulla che abbia fatto luce definitivamente sui responsabili del terribile incidente che è costato la vita al giovane Filippo. Ma, nonostante l’amarezza, Martino Ceravolo mantiene comunque la sua lucidità: «Soriano – ci racconta – non è tutta mafiosa, ma quelle persone da poco, quei criminali che continuano a sparare impuniti per strada, influenzano l’opinione pubblica. La gente di questo territorio ha paura. Io ci metto la faccia ma in molti preferiscono di no».
Ogni anno, in occasione della cerimonia che ricorda Filippo, «nell’aria si sente l’emozione». Soriano e la famiglia Ceravolo si apprestano, dunque, a vivere un altro anniversario terribile senza aver ottenuto ancora giustizia. Ma la paura, da queste parti, non è solo quella di non riuscire ad arrivare ai colpevoli, ma anche che il silenzio abbia la meglio sulle urla che cercano verità e giustizia. Ecco che la presenza delle istituzioni a più livelli, quella degli esponenti politici e dei rappresentanti della giustizia è quanto mai richiesta anche domani per quella che è una sorta di “chiamata a raccolta”.
Già perché quest’anno ci sarà una “marcia per la memoria” che attraverserà le strade di Soriano Calabro, con il sostegno di Libera Vibo Valentia. «Ci saranno tutte le scuole del territorio, la popolazione risponde, il cambiamento c’è ma le risposte invece no». «Noi da 11 anni cerchiamo giustizia, con il procuratore ci siamo incontrati nelle tantissime manifestazioni, hanno sempre annunciato risvolti ma finora non ci sono stati». «Da queste parti ci sono giorni in cui vedi tanti controlli di polizia, ma poi non succede più nulla. La sensazione più grande è che questi l’hanno fatta franca». «Noi – ribadisce Ceravolo – non cerchiamo affatto vendetta, noi cerchiamo solo giustizia, siamo simboli di Soriano e della Calabria». Le assenze “ingiustificate” rischiano di dare un segnale negativo, di resa e incapacità, ad una famiglia e ad una comunità che di slogan e pacche sulle spalle ne ha viste molte in questi ultimi anni. «Altrimenti che messaggio diamo a questi ragazzi di Soriano e alla gente onesta di questa piccola comunità?» si chiede Martino Ceravolo. (g.curcio@corrierecal.it)
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