CROTONE «L’Africa è un grande continente, più di Cina, Europa e Stati Uniti messi insieme, è ricco di risorse, di materie prime, di possibilità di approvvigionamento energetico. Finora tutto il mondo si è sempre approcciato con l’Africa, non soltanto l’Occidente, anche la Cina e la Russia in ottica predatoria. Noi pensiamo che bisogna cambiare registro». Lo ha detto questa mattina il Viceministro agli Affari Esteri, Edmondo Cirielli, nella prima tappa calabrese a Crotone, nella sede di Confindustria. L’occasione per approfondire i temi, i programmi e le attività promosse dalla Farnesina nel campo della cooperazione internazionale.
Ed è proprio in quest’ottica, nella cooperazione e nel “mutuo vantaggio”, che il governo Meloni intende intensificare gli impegni nei Paesi africani, pensando ai riflessi positivi per il nostro Paese che si affaccia proprio sul Mediterraneo. «Dobbiamo far crescere l’Africa con infrastrutture – ha detto Cirielli – valorizzando il capitale umano. Se lì riuscissimo a far crescere un grande mercato economico, oltre ad essere giusto moralmente, sarebbe conveniente anche l’Italia è perché noi siamo di fronte all’Africa, quindi, è un mercato di sbocco naturale. Allo stesso modo, se le cose dovessero andar male, saremmo i primi ad avere conseguenze negative». Una visione che si inquadra in quel “Piano Mattei” di cui il governo Meloni parla da tempo. «Quel piano – ha spiegato ancora il viceministro – va declinato meglio e da un anno lo stiamo facendo, lo dico anche a chi in qualche maniera lo critica. L’idea è straordinaria, noi la stiamo realizzando: da un anno siamo passati da un 35% di risorse che venivano destinate all’Africa al 65%. Quindi credo che il piano sia partito già concretamente dal primo gennaio 2022».
Il progetto del governo, però, deve fare i conti necessariamente con la crisi internazionale e la nuova guerra esplosa in Medio Oriente tra Palestina e Israele dopo il brutale attacco di Hamas. Per il viceministro Cirielli «è chiaro che il Mediterraneo sia casa nostra, così come è casa del mondo arabo e del Nord Africa, quindi quello che accade ci interessa direttamente». «Peraltro – ha spiegato ancora Cirielli – Israele è l’unica grande democrazia in quell’area ed è un alleato strategico non soltanto della Nato e dell’Occidente, ma lo è direttamente dell’Italia. Il massacro vergognoso di civili ma anche l’accanimento tribale e medievale portato avanti dai terroristi palestinesi di Hamas, guidati o etero diretti dall’Iran, ha aperto una crisi di proporzioni e di una gravità unica perché abbiamo riscoperto in questo secolo il razzismo antisemita». Secondo il viceministro degli Esteri «Israele ha il diritto di difendersi» estirpando Hamas dalla Striscia di Gaza. «È impensabile – spiega – che una striscia di terra, uno Stato sedicente, speriamo nel futuro uno Stato vero, possa essere guidato da un’organizzazione terroristica sanguinaria come Hamas. L’Italia sta cercando da un lato che non si estenda questo conflitto a tutta l’area mediorientale, dall’altro che non si trasformi in una guerra di religione Islam contro ebraismo o Islam contro Occidente». Poi l’affondo contro Russia e Cina che, secondo il viceministro «soffiano una radicalizzazione della crisi per il confronto geopolitico che esiste con gli Stati Uniti su scala mondiale. Ma l’Italia, visto che è il Mediterraneo, ha interesse che la cosa rimanga contenuta in un’operazione di difesa di Israele, chiaramente come è sempre stato nel rispetto del diritto internazionale».
Cirielli ha parlato anche del naufragio di Cutro. «Il naufragio del barcone carico di migranti a Cutro del 26 febbraio scorso è stato provocato dalla Turchia, che ha fatto partire una nave senza controllo; dalla Grecia, che non è intervenuta a vigilare, e da Frontex, che non ha fatto bene il suo dovere. Va poi considerato il fatto – ha aggiunto Cirielli – che, in presenza di alcuni interventi italiani, gli scafisti hanno fatto una brusca manovra, facendo morire quelle persone. In ogni caso, è dimostrato statisticamente che più aumentano le partenze illegali nel Mediterraneo, più ci sono morti. Per cui l’obiettivo deve essere proprio quello di impedire le partenze illegali. E noi stiamo lavorando su questo. Chi ha diritto sul piano umanitario a venire in Europa, deve poterlo fare attraverso i canali legali. Aggiungo che chi vuole venire a lavorare in Italia e non è un profugo di guerra protetto dal Diritto internazionale, deve poterlo fare secondo le regole, e quindi con il decreto flussi. Dobbiamo stroncare le organizzazioni criminali – ha detto ancora il viceministro – che gestiscono il traffico illegale delle persone sfruttando economicamente la loro disperazione, anche a costo di farle morire».(redazione@corrierecal.it)
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