I premi e i riconoscimenti internazionali sono nulla senza i numeri: o meglio, ad essi sono strettamente collegati se si parla di risultati in fatto di ricerca e iscrizioni. Il rettore dell’Unical, Nicola Leone, in una sorta di consuntivo di metà mandato rivendica una crescita esponenziale dell’ateneo sotto la sua guida e indica i tre fari della propria azione: avanguardia, internazionalità ma anche legame con il territorio. Sul caso Link ribadisce il primato del pubblico sul privato e, per descrivere l’attrattività della cittadella di Arcavacata, da un lato illustra il fenomeno del reclutamento di docenti stranieri, dall’altro fornisce le cifre degli studenti che si candidano ai bandi provenendo da oltre 100 Paesi extra-Ue (in un caso sono arrivate 9.300 domande di adesione per 240 posti disponibili).
Può fare un primo consuntivo del suo rettorato finora?
«La mia idea di Unical è quella di un’università d’avanguardia, internazionale e aperta al territorio. Superato il giro di boa di metà mandato, posso dirmi soddisfatto del percorso finora fatto, che ha portato l’Unical a una crescita a tutto tondo, in termini di reputazione, di numero di iscritti, di qualità della didattica e della ricerca, di organizzazione del lavoro e di apertura al territorio. Questi primi, straordinari risultati sono stati raggiunti grazie alla ritrovata coesione della comunità accademica, che ha condiviso strategie e obiettivi, remando tutta nella stessa direzione. Ciò ha consentito di centrare obiettivi ambiziosi, in alcuni casi addirittura prima dei tempi prefissati, realizzando una grande crescita, nonostante il drammatico periodo di difficoltà dovuto alla pandemia che ha assorbito preziose energie e risorse. Tra i punti cardine del mio rettorato ci sono il diritto allo studio, il reclutamento di qualità, l’attenzione alla didattica e l’apertura internazionale. Aggiungo anche una grande attenzione sulla “terza missione”, ovvero l’impegno nel promuovere l’innovazione e il trasferimento tecnologico, nonché per le numerose attività orientate alla valorizzazione del territorio e alla promozione del benessere della comunità, proprio perché l’Unical non sia mai più considerata una torre d’avorio, decontestualizzata rispetto alla regione che la ospita».
Quale è l’impatto delle borse di studio – ministeriali e regionali – sulla didattica del suo ateneo?
«Non sulla didattica ma sulle occasioni di studio che si offrono a tantissimi giovani che, in caso contrario, non avrebbero i mezzi necessari per sostenersi in una università. Le borse di studio sono uno strumento importantissimo per i nostri studenti, che spesso provengono da contesti socioeconomici svantaggiati. Sin dall’inizio del mio mandato ho posto al centro il diritto allo studio definendo la copertura del cento per cento delle borse di studio come obiettivo strategico. Sono soddisfatto di essere riuscito, per il quarto anno consecutivo, a centrare questo importante obiettivo. Si tratta di un risultato per nulla scontato, reso ancora più difficile dall’ampliamento della platea degli aventi diritto e dall’aumento dell’importo della borsa».
Da dove arrivano gli iscritti all’Unical e che tendenza hanno le iscrizioni ad Arcavacata?
«La maggior parte sono studenti calabresi, ma si conferma il grande apprezzamento da parte degli studenti stranieri per le lauree magistrali internazionali. Il bando riservato agli studenti dei Paesi esterni all’Unione Europea ha raccolto infatti, 9300 candidature provenienti da 108 Paesi diversi, su 240 posti disponibili, per i corsi di laurea magistrale biennale. Questi dati testimoniano il grande apprezzamento per le lauree magistrali internazionali: quasi 7mila, infatti, sono state le domande di ammissione per le dieci lauree magistrali erogate in lingua inglese. Per quanto riguarda le lauree triennali e a ciclo unico anche quest’anno, come da tre anni a questa parte, il trend è stato positivo: abbiamo avuto un record di immatricolazioni in fase di ammissione ordinaria con 4702 iscrizioni, 750 in più rispetto allo scorso anno accademico (+19%). Un dato destinato ad aumentare con i dati finali dell’ammissione posticipata. Una crescita importante che si estende su tutta l’offerta didattica (i 39 corsi sono quasi tutti in aumento) in controtendenza nazionale, ribaltando un trend che, tra denatalità e migrazione al Nord, era negativo da più di un decennio».
Il rettore De Sarro ha puntato molto sulla condivisione con gli atenei rendese e reggino. Quali sono secondo lei i punti di forza e le debolezze del sistema universitario calabrese?
«È importante che le università calabresi facciano rete per facilitare il coordinamento delle politiche di istruzione. Lavorare insieme significa affrontare sfide comuni, sviluppare strategie per migliorare la qualità dell’istruzione, condividere best practice e promuovere l’armonizzazione dei programmi di studio. Ciò può contribuire a garantire una maggiore coerenza e coesione nel sistema educativo regionale. Vorrei fare chiarezza anche sulla recente vicenda riguardante l’istituzione di nuovi corsi in area medica. L’Unical non è contraria a nuovi corsi, purché garantiscano alti livelli di formazione. Ben venga una nuova Medicina a Crotone e/o a Reggio Calabria che dispone di un grande ospedale metropolitano, ma come è successo per l’Unical, il percorso deve essere costruito nel tempo e garantire qualità e competenze mediche adeguate. È indispensabile vigilare affinché i corsi di laurea istituiti in Calabria rispettino elevati standard qualitativi e siano inseriti in reti di collaborazione con soggetti pubblici o privati di alta qualificazione. Ed è per questo che riteniamo che la sede amministrativa e, quindi, la responsabilità di gestione di un corso di laurea in Medicina non possa essere delegata ad una università privata (Link) che non dispone di una classe docente di area medica, né di strutture o laboratori biomedici che sono indispensabili per la formazione. Senza contare che, qualora l’operazione andasse in porto, Link si troverebbe a gestire interi reparti ospedalieri a Crotone (in un abnorme ibrido pubblico-privato), senza avere alcuna esperienza nel campo della gestione sanitaria. Ecco perché riteniamo che sia fondamentale che l’eventuale avvio di nuovi corsi resti in capo alle università statali calabresi».
Di recente il docente Unical Giuseppe Passarino è stato nominato presidente dei genetisti italiani, e proprio all’Unical fa riferimento un importante progetto sull’invecchiamento. Pensa che eccellenze come queste – e l’arrivo del luminare dell’AI, Georg Gottlob – possano catalizzare ulteriori attenzioni verso la cittadella universitaria?
«Certamente. Proprio per questo sosteniamo i nostri docenti e cerchiamo di attrarne di nuovi attraverso il meccanismo delle call esterne, in seguito a una delle quali siamo riusciti a far arrivare da Oxford proprio il professor Gottlob. Quello a cui stiamo lavorando attraverso queste call è un nuovo meccanismo di incontro, aperto e trasparente, tra domanda da parte dell’università e offerta di disponibilità da parte di studiosi, per trasformare la mobilità permanente dei “cervelli in fuga” in mobilità transitoria. E la formula sta funzionando. Il numero di domande che arrivano dimostra che il campus è ormai appetibile per gli studiosi internazionali, che lo considerano un ambiente ideale per l’insegnamento e la ricerca. Non a caso anche la commissione europea ha sancito tale status conferendoci l’award “Hr Excellence in Research”. L’Unical è entrata così a far parte dei soli 16 atenei che hanno ottenuto il prestigioso marchio di qualità in tutta Italia. Il reclutamento di qualità ha i suoi effetti anche sulla qualità della didattica rivolta ai nostri studenti, che potranno crescere sotto la guida di docenti di comprovata esperienza e menti brillanti. Intorno a questi studiosi potranno rafforzarsi gruppi di ricerca già consolidati o se ne potranno creare di nuovi, che potranno innestare filoni di studi innovativi, linfa vitale per il futuro dell’ateneo».
Tra infermieristica e incubatore di start up, come commenta l’arrivo, finalmente, dell’Unical nel centro storico dopo tanti anni di annunci rimasti sulla carta?
«La decisione di insediare un intero corso di laurea Unical nel centro di Cosenza rappresenta certamente una svolta storica e da molti anni e da più parti auspicata, per avvicinare l’università al territorio. La presenza di giovani universitari potrà contribuire ad innescare dei meccanismi virtuosi per animare e rivitalizzare la parte storica della città. Il corso di laurea in Infermieristica nel complesso di San Domenico e il progetto Open Incubator a Palazzo Spadafora, nel rione Santa Lucia non saranno iniziative isolate. Non appena otterremo la disponibilità di una sala convegni, il complesso di San Domenico potrà diventare la sede di eventi scientifici e culturali organizzati dall’Università, quali seminari, corsi di alta formazione o Summer School. Ma ci tengo a sottolineare che l’Unical non si sta trasferendo, né sta snaturando la sua missione di Campus. L’occasione che si è presentata è stata unica, per la particolarità del corso attivato, mentre sarebbe improponibile per gli altri percorsi di laurea, per i quali è fondamentale l’ubicazione nel Campus. Infatti Infermieristica, diversamente da tutti gli altri corsi universitari, prevede un alto numero di ore di tirocinio in ospedale, dove si svolge la metà delle attività formative, ben 1800 sulle 3600 ore dell’intero corso. Con questa sistemazione abbiamo alleviato i disagi che gli studenti avrebbero dovuto affrontare per gli spostamenti senza, peraltro, far rinunciare i ragazzi a tutti i servizi del Campus, che saranno loro garantiti dallo status di studenti Unical».
x
x