COSENZA Storie di violenze e di soprusi che hanno volti, sguardi, vite, sogni e nomi. Non numeri. Tutte inghiottite nel vortice di abusi piccoli e grandi che talvolta si trasformano in tragedie.
Sono le vittime – tutte al femminile – di una cultura della sopraffazione che le vede soccombere. Una battaglia impari combattuta spesso tra le mura domestiche ed il cui carnefice è molte volte un familiare, un compagno o comunque quel che si pensava un volto amico.
Le cronache di ogni giorno anche in Calabria sono piene di episodi di donne che subiscono in diversi modi violenze. Si va dalle ingiurie e minacce ai maltrattamenti fino alle aggressioni fisiche, alle violenze sessuali ai delitti. Spesso storie di amore malato e di sangue. Come quella di Iulia Astafieya, la 35enne soffocata, dopo essere stata selvaggiamente picchiata, dal compagno Denis Molchanov. Era l’ennesima lite scoppiata il 7 marzo scorso – la vigilia del giorno dedicato alle donne – nella loro casa a Rosarno. E poi c’è Ilaria Sollazzo che a 31 anni ha trovato la morte a Scalea ad ottobre dello scorso anno per mano dell’ex compagno. Non aveva accettato la fine della loro relazione e così Antonio Russo, una guardia giurata di 25 anni ha scaricato su Ilaria 6 colpi di pistola prima di togliersi la vita. Drammatiche storie che si legano lungo una scia di sangue e che annovera anche quella di Loredana Scalone assassinata con 28 coltellate il 23 novembre del 2020 e poi gettata tra gli scogli della baia di Pietragrande di Stalettì. Per quella morte così violenta giovedì scorso Sergio Giana, l’ex compagno reo confesso dell’omicidio, è stato condannato a 20 anni di reclusione.
E poi ci sono le vicende meno cruente ma non meno dolorose, fatte di botte, pugni e schiaffi inflitte e mogli, compagne, madri o figlie che vengono riportate nei dispacci quotidiani delle forze dell’ordine. Un rosario di sopraffazioni che finiscono – purtroppo – ad assuefare la stragrande maggioranza della popolazione come fenomeno rutinario e dunque a derubricare gli episodi, a semplice “non notizia”. Ma dietro ogni singola vicenda c’è il dramma che vive spesso in totale solitudine la vittima di quegli abusi che piccoli o grandi che siano devastano esistenze trascinando talvolta nell’abisso intere famiglie.
Si stima che nel mondo circa il 35% delle donne abbia subito violenza sessuale o non, almeno una volta nella vita. E per l’Organizzazione mondiale della Sanità, il 31% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha subito almeno una volta nella vita violenza fisica o sessuale da parte di un uomo. Si tratta di 736 milioni tra donne e ragazze.
Mentre stando ai dati elaborati da Actionaid, il 38% degli omicidi di donne è stato compiuto per mano del partner. Tre casi di violenza su dieci, sono di donne che hanno subito abusi dal proprio compagno, all’interno delle mura domestiche. E ben il 42% delle vittime ha riportato lesioni e ferite permanenti.
In Italia il dramma viene raccontato dai numeri impressionanti raccolti dal Servizio analisi criminale, della direzione centrale della Polizia criminale del ministero dell’Interno.
In dieci anni i reati cosiddetti spia hanno registrato «un trend in progressiva e costante crescita», scrivono gli analisti del Viminale. Ad iniziare dai maltrattamenti contro familiari e conviventi che hanno registrato un balzo del 105%. Come anche gli atti persecutori nei confronti delle donne che in un decennio sono aumentati del 48%.
Stando sempre al rapporto del Servizio analisi criminale, le violenze sessuali in Italia in questo lasso di tempo sono crescite del 40%. Prendendo a dettaglio il periodo da gennaio a luglio scorso sono state 3.241. Ben 12.186 invece gli episodi di maltrattamenti in famiglia e 9.127 gli atti persecutori.
Devastante la percentuale di reati che riguarda le donne: quasi la totalità delle violenze sessuali sono state compiute ai loro danni (91%). Oltre otto episodi di maltrattamento contro familiari e conviventi hanno interessato donne, come anche il 75% degli atti persecutori. A dimostrazione di quanto siano bersaglio di questi spregevoli reati che finiscono per distruggere interamente la loro esistenza.
Tratteggiando il profilo delle vittime di violenze sessuali, da quell’analisi, emerge che un terzo sono minorenni e se si amplia l’età delle vittime fino a 24 anni la percentuale sale ad oltre la metà del totale di quante hanno subito abusi. Gli aguzzini invece sono per lo più adulti quasi otto “mostri” su dieci hanno più di 25 anni.
E poi ci sono le violenze sessuali di gruppo le cui vittime per oltre un terzo sono minorenni. Allargando l’età dell’indagine, redatta dagli analisti del Viminale, emerge come questi episodi di violenza particolarmente efferata colpiscano ragazze giovanissime: 6 su 10 hanno meno di 25 anni. Così come colpisce l’età degli aggressori: nel 2022 ad esempio quasi 7 su dieci erano minorenni mentre nei primi sette mesi di quest’anno il branco era composto per oltre la metà da ragazzini (55%). Frutto amaro di un’educazione sessuale votata per lo più a considerare la donna come oggetto.
Volgendo lo sguardo infine agli omicidi commessi ai danni di donne, emerge una certa recrudescenza. Su 268 omicidi commessi in Italia da gennaio al 22 ottobre scorso, 96 vittime sono donne di cui 77 uccise in ambito familiare/affettivo. Quarantanove di queste hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Nel medesimo periodo del 2022, a cadere vittima di assassini erano state 95 donne. Segnando un incremento dell’1,05%.
Ed anche la Calabria, in queste tragiche statistiche fatte di dolore e morte, conta le sue vittime. A stilarlo è sempre il Servizio analisi criminale del Viminale. Dall’ultimo report emerge che dal 2020 ad oggi si contano 17 femminicidi nella regione, di cui gli ultimi due nel 2023.
Tredici dei quali consumati all’interno della famiglia o nell’ambito affettivo. Un dato che per incidenza dimostra quanto sia diffusa la violenza tra il nucleo di persone più vicine alla vittima anche in Calabria. Uno spaccato domestico tinto decisamente di nero e fatto di abusi e sopraffazioni ai danni delle donne e che si trasformano in vere e proprie tragedie.
E la mano del killer si è dimostrata più di una volta appartenere a quella più amata dalla vittima. Sei omicidi su 17 in questo lasso di tempo sono stati compiuti dal partner o dall’ex della donna uccisa. Oltre un terzo dunque di assassini vestono i panni di coloro i quali avrebbero dovuto essere i compagni di vita delle vittime. A dimostrazione di quanto possa trasformarsi l’amore in qualcosa di tossico.
E poi ci sono le violenze sessuali che contano numeri importanti. Stando alle elaborazioni del gruppo analisi de Il Sole 24 Ore, nel Catanzarese in un anno si sono contate 3.181,7 denunce su 100mila abitanti che la fa piazzare al 49emo posto in Italia per questi reati. Seguono per incidenza del numero di violenze sessuali denunciate il Vibonese (3.069,3 casi su 100mila al 53° posto) ed il Crotonese con 2.994,2 casi su 100mila abitanti si colloca al 61° posto.
Mentre nella provincia di Reggio Calabria si registrano 2.806,8 denunce su 100mila abitanti che la fa collocare al 74° posto. Ed infine c’è il Cosentino in cui si contano 2.525 denunce su 100mila abitanti (95°). Stando ai dati del Viminale il numero di episodi attinenti alla violenza sessuale, in tutte le sue forme (violenza sessuale, violenza sessuale aggravata e violenza sessuale di gruppo) in Calabria rappresenti circa il 3% dei reati consumati nella regione.
Qualche anno addietro, il “Rapporto sulla violenza di genere in Calabria” – curato dalla professoressa Giovanna Vingelli del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università della Calabria – aveva fornito alcuni altri numeri del dramma che si consuma ai danni delle donne.
Stando a quello studio oltre un quarto della popolazione femminile (esattamente il 26,4%) tra i 16 e i 70 anni nel corso della sua vita aveva subito una violenza fisica o sessuale. Entrando nel dettaglio di quella ricerca, era emerso che il 16,5% ha subito violenza fisica, il 16,1% violenza sessuale, e il 4,1% uno stupro o un tentato stupro.
Dati anche questi come quelli elaborati dal Viminale, che non tengono conto di quel cosiddetto “numero oscuro” rappresentato dalla miriade di episodi di soprusi e violenze che subiscono le donne e che non vengono denunciati dalle vittime alle autorità per paura, pudore, sudditanza o cultura.
Ma che chiariscono quanto sia diffuso anche in Calabria il dramma di un genere di violenza che porta in sé un retaggio arcaico e mai sopito che vuole la donna succube.
Con la conseguenza che chi le subisce vedrà la sua vita segnata per sempre da ferite difficili da rimarginare. Soprattutto se a provocarle sono state persone ritenute care. Se non si muore per le violenze, si sopravvive con tanti fantasmi dentro. (r.desanto@corrierecal.it)
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