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LETTERA R | «La lotta contro il consenso mafioso, l’ultima lezione di Paolo Borsellino» – VIDEO

L’esempio del magistrato siciliano nella rubrica del prof Costabile. «Costretti a misurarci con il consenso verso centri di potere oscuri»

Pubblicato il: 30/10/2023 – 15:01
LETTERA R | «La lotta contro il consenso mafioso, l’ultima lezione di Paolo Borsellino» – VIDEO

LAMEZIA TERME «Le mafie sono forme particolari di criminalità organizzata che hanno sostanzialmente nella sovranità, nell’esercizio cioè di un potere sovrano nei confronti di un territorio, la loro peculiarità specifica. Il termine territorialità viene spiegato da Paolo Borsellino con grande coraggio». Si è concentrato sulla figura del magistrato antimafia Paolo Borsellino, e sui suoi insegnamenti, l’ultima puntata di “Lettera R” (in onda su L’Altro Corriere tv, canale 75) lo spazio di parole libere, disobbedienti e ribelli, condotto dal docente di Pedagogia dell’antimafia all’Università della Calabria Giancarlo Costabile. Poco più di un anno prima di essere assassinato in via D’Amelio a Palermo, nel corso di una conferenza tenuta ad Alcamo (era il 3 giugno del 1991), Borsellino «parlava apertamente di lotta contro il consenso», ha spiegato Costabile, «verso le istituzioni mafiose, lotta contro il consenso verso i servizi mafiosi. Questa conferenza è importante ed è di estrema attualità. Per quale ragione? Borsellino in questa occasione parla apertamente di specificità del fenomeno mafioso rispetto alle forme tradizionali di crimine organizzato». Ma cosa intendeva dirci, e al tempo stesso restituirci, il magistrato siciliano in quella circostanza? «Le mafie – ha evidenziato il professore Giancarlo Costabile – sono in grado di esercitare un potere attraverso una delega, non fino in fondo chiarita e comunicata in modo esplicito dallo Stato, ma sostanzialmente attiva. Questo genere di delega di potere si esercita ad esempio nell’amministrazione dell’ordine pubblico, ad esempio nella gestione dei processi economici, vuol dire la produzione, l’offerta di lavoro e per quanto concerne l’amministrazione della giustizia territoriale, quindi il diritto di far vivere oppure il diritto di poter far morire le persone. Quest’ordine di potere territoriale consente alle mafie di avere sostanzialmente una forma di consenso esplicito da parte della popolazione».

L’assenza (o fragilità) dello Stato genera potere mafioso

Costabile nel suo ragionamento, ha puntato l’attenzione sulle conseguenze che l’assenza, o fragilità, dello Stato ha all’interno della società. Ciò «genera al potere mafioso una presenza significativa di condizionamento di tutti i processi economici, sociali e politici di un territorio. Questo genere di condizionamento si traduce nella parola consenso. La lotta contro il consenso – ha detto il docente Unical – che viene dato alle istituzioni mafiose che erogano servizi mafiosi è il punto centrale di una moderna strategia dell’antimafia che non può prescindere da che cosa? Dalla ricostruzione di una cultura dello Stato. L’obiettivo di fondo di ogni riflessione educativa, culturale che ha come finalità quello di costruire una cultura altra rispetto a quella mafiosa, oggi deve ripartire dal senso dello Stato, dall’appartenenza vera al senso dello Stato e in una regione come la nostra, come la Calabria, attraversata da poteri paralleli, attraversata da centri decisionali oscuri grigi, la parola Stato è una parola paradossalmente sovversiva nei confronti dell’ordine dominante. Il paradosso, è determinata dalla presenza di uno Stato di minoranza che fatica quotidianamente ad affermarsi».

La battaglia per costruire Calabria altra

Per il docente di Pedagogia dell’antimafia «la battaglia per costruire una Calabria altra, la battaglia per costruire una società pienamente democratica a queste latitudini, passa dalla ricostruzione della presenza dello Stato e quindi del contrasto al consenso purtroppo forte verso istituzioni occupate a tutti i livelli da centri di potere in dialogo concreto con quello che oggi noi chiamiamo massomafia. Sono passati quasi 30 anni – ha concluso Costabile – da questo genere di approccio che Paolo Borsellino sostanzialmente ci ha restituito e ancora, purtroppo, siamo costretti a misurarci con il consenso verso centri di potere oscuri. Forse è arrivato il momento di mettere in moto un’altra narrazione». (redazione@corrierecal.it)

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