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Il Papa: «La guerra è una sconfitta, servono 2 Stati»

Il Pontefice al Tg1. «Uno schiaffo ne provoca un altro. Ma quanti conflitti nel mondo non ci toccano…»

Pubblicato il: 01/11/2023 – 21:01
Il Papa: «La guerra è una sconfitta, servono 2 Stati»

«Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla con la guerra. Niente. Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo. Sono entrati nei kibbutz, hanno preso ostaggi. Hanno ucciso qualcuno. E poi la reazione. Gli israeliani andare a prendere quegli ostaggi, a salvarli». Così il Papa nella lunga intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci andata in onda integrale al termine del telegiornale. «Nella guerra uno schiaffo provoca l’altro. Uno forte e l’altro più forte ancora e così si va avanti. La guerra è una sconfitta. Io l’ho sentita come una sconfitta in più. Due popoli che devono vivere insieme. Con quella soluzione saggia: due popoli due Stati. L’accordo di Oslo: due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale».
«Sarebbe la fine di tante cose e di tante vite. Io penso che la saggezza umana fermi queste cose. Sì, c’è la possibilità ma … e a noi questa guerra ci tocca per quello che significa Israele, Palestina, la Terra Santa, Gerusalemme ma anche l’Ucraina ci tocca perché è vicina» ha detto Bergoglio al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. Papa Francesco ha risposto alla domanda se teme un’escalation mondiale. «Ma ci sono tante altre guerre che a noi non toccano: Kivu, lo Yemen, il Myanmar con i Rohingya che sono dei martiri. Il mondo è in guerra ma c’è l’industria delle armi dietro».

«L’antisemitismo c’è, la Shoah non è bastata»

«Purtroppo l’antisemitismo rimane nascosto. Lo si vede, giovani per esempio, di qua e di là che fanno qualche cosa. E’ vero che in questo caso è molto grande ma c’è qualche cosa sempre di antisemitismo e non è sempre sufficiente vedere l’Olocausto che hanno fatto nella seconda guerra mondiale, questi 6 milioni uccisi, schiavizzati e non è passato. Purtroppo, non è passato. Non saprò spiegarlo e non ho spiegazioni è un dato di fatto che io lo vedo e non mi piace». Questa la risposta sul timore di un rigurgito dell’antisemitismo.

I migranti e la tragedia di Cutro

Corposo il capitolo migranti, che riguarda anche la Calabria. «Il mio papà lavorava alla Banca di Italia e andato migrante lì, è rimasto lì ed è morto lì, ha fatto la famiglia lì. Per me l’esperienza della migrazione è una cosa esistenziale forte, no con la tragedia di adesso. Ci sono state migrazioni brutte nel dopoguerra ma oggi è sempre una cosa molto drammatica e sono cinque i paesi che soffrono più la migrazione: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. Sono quelli che ricevono di più. Poi – ha aggiunto – quando questi migranti dall’Africa vengono dalla Libia vediamo le crudeltà dei lager libici, c’è una crudeltà lì, terribile, io sempre raccomando di leggere un libro che scrisse uno di questi migranti che ha atteso più di tre anni per arrivare dal Ghana alla Spagna: si chiama ‘Fratellino’, ‘Hermanito’ in spagnolo. Un breve libro ma racconta le crudeltà delle migrazioni. Questo che abbiamo visto in Calabria ultimamente, terribile. L’Europa deve essere solidale con questi, non possono questi cinque paesi prendere tutti e i governi dell’Europa devono entrare in dialogo. Ci sono piccoli paesi vuoti con dieci, quindici anziani e hanno bisogni di gente che vada a lavorare lì».
«C’è una politica migratoria con i passi della migrazione: riceverli, accompagnarli, promuoverli e inserirli nel lavoro. Che si inseriscano. E una politica migratoria del genere costa. Ma io penso alla Svezia che ha fatto un bel lavoro al tempo delle dittature latinoamericane. E’ pieno di latinoamericani lì e li hanno sistemati subito: arrivava il migrante, il giorno dopo a studiare la lingua e poi a sistemare con il lavoro. Integrare. Ma se uno non integra il migrante c’è un problema. A me – ha dichiarato il Pontefice – sempre viene in mente l’attacco terroristico all’aeroporto Zaventem in Belgio: i ragazzi erano tutti migranti ma migranti non inseriti, erano migranti chiusi e questo è brutto. Una politica migratoria deve essere costruttiva per il bene del paese e per il bene loro e anche paneuropea. Mi è piaciuto quando la presidente della Commissione europea è andata lì a Lampedusa a vedere: questo mi piace perché sta cercando di prendersi questo». 

Il viaggio a Dubai e la terza opzione tra Maradona e Messi

«Sì, andrò a Dubai. Credo che partirò il primo dicembre fino al 3 dicembre. Starò tre giorni lì» ha invece risposto alla domanda se è vero che andrà a Dubai per la Cop28 sul clima, mentre – passando a temi più leggere come la sfida Maradona vs. Messi, il Papa ha detto: «Io dirò un terzo, Pelé. Maradona come giocatore un grande, un grande. Ma come uomo è fallito – dice il pontefice – Poveretto è scivolato con la corte di quelli che lo lodavano e non lo aiutavano. E’ venuto a trovarmi qui il primo anno di pontificato e poi poveretto ha avuto la fine. E’ curioso: tanti portivi finiscono male. Anche della boxe. Messi è correttissimo. E’ un signore. Ma per me di questi tre il grande signore è Pelé. Un uomo di un cuore».
Io, aggiunge, «ho parlato con Pelé, una volta l’ho incontrato su un aereo quando ero a Buenos Aires, abbiamo parlato. Un uomo di una umanità così grande. I tre sono grandi. Ognuno con la sua specialità. Messi è bravo in questo momento. E Pelé era bravo».

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