CORIGLIANO ROSSANO Nella prossima primavera ci saranno le amministrative e ci sono contenuti che urgono di un confronto, un dibattito libero e plurale e, soprattutto, che non possono passare in second’ordine per sollevare la mera propaganda politica. Il destino del porto di Corigliano, le sorti della centrale Enel di Rossano, la grande questione dei Centri storici, il nuovo ospedale e l’area nevralgica di Insiti, la mobilità, treni, strade e collegamenti; il dramma della sicurezza e dell’arretramento dello Stato. Nessuno ne parla. Il confronto si limita esclusivamente all’ordinaria amministrazione. Quella che in altri Comuni d’Italia e del Mondo è relegata alle funzioni amministrative degli uffici, alle latitudini di Corigliano-Rossano, la terza città della Calabria per popolazione, diventa tema di dibattito e pure di scontro.
E proprio per capire quali sono le visioni di chi Governa la città e di chi si propone come alternativa, abbiamo ospitato nell’ultima puntata dell’Eco in Diretta andata in onda ieri sera (rivedila qui), due figure della politica locale agli antipodi: il capogruppo in consiglio comunale di Co-Ro Pulita, il movimento che è la colonna portante dell’amministrazione Stasi, Domenico Rotondo, e l’ex vice-sindaco dell’ormai estinto comune di Rossano e attuale dirigente di Fratelli d’Italia a Co-Ro, Guglielmo Caputo.
Già al solo sentire “estinto comune” il ghigno di Caputo è eloquente: «La macchina comunale non è omogenea e i cittadini vengono sballottati da un centro storico a un altro. Era meglio concepire una cittadella degli uffici». La difficoltà però c’è stata, soprattutto per l’entità della fusione. E non a caso Rotondo parla di una «esperienza, la più grande d’Europa», e aggiunge: «Non ci sono stati i contributi economici necessari». Inoltre per i principi di economicità conviene sfruttare ciò che già c’era, «senza creare cattedrali nel deserto». E la Calabria ne conosce, purtroppo, già abbastanza.
Un punto di scontro tra l’attuale amministrazione e Fratelli d’Italia è certamente quello riguardante gli spettacoli e le manifestazioni culturali. Ma il capitolo spettacoli è sempre stato un must amministrativo, il miele che attira gli stessi cittadini che cercano svago dopo un anno di impegni lavorativi e che dovrebbe attirare anche gente non autoctona. Caputo, tuttavia, lamenta, con carte alla mano, che «si è speso oltre un milione di euro per l’ultima stagione artistica estiva, senza un piano turistico adeguato», senza dare uno sguardo al bilancio e soprattutto senza creare una strategia comunicativa affinché quegli eventi potessero avere un ritorno in termini di presenze e nuova economia sulla città. Ma Rotondo gli rimbrotta contro, fiero, che avrebbe voluto spendere ancora di più per la sua città («anche dieci milioni di euro per gli spettacoli!»). Poi precisa che gli eventi, e in particolare quello creato dall’Amministrazione Stasi (il Festival dell’Appartenenza), «è stato messo su per consolidarsi nel tempo così da attrarre sempre più gente.
La discussione, però, che a un certo punto si accende e brucia, non travalica l’ostacolo degli spettacoli estivi. La spesa per Caputo è stata davvero esagerata: «1.200.000 euro spesi per l’estate sono stati un “marchettificio” per persone e imprese vicine all’amministrazione!» tuona il rappresentante del partito della Meloni e aggiunge: «Solo il 2% di questa cifra è stato speso per la promozione». Sì, ma di territorio, e dunque di 106, del nuovo ospedale di Insiti, del calo demografico, del lavoro, non se ne parla nemmeno. E invece si ritorna sulla spesa pubblica. Rotondo, infatti, vanta che quella attuale è «l’unica amministrazione che non ha fatto un euro di anticipazione di cassa» aggiungendo: «Abbiamo ripulito il bilancio». E questa, se venisse confermata negli anni a venire, sarebbe una buona notizia per la terza città della Calabria.
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