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IL CONTRIBUTO

«Ma chi tutela la lingua di minoranza storica?»

Storico  incontro tra  il Presidente dell’Albania Bajram Begai e la RAI  con i rappresentanti  delle  strutture  regionali e centrali (nella foto da sinistra il direttore generale Alfred Peza dell…

Pubblicato il: 02/11/2023 – 15:18
di DEMETRIO CRUCITTI
«Ma chi tutela la lingua di minoranza storica?»

Storico  incontro tra  il Presidente dell’Albania Bajram Begai e la RAI  con i rappresentanti  delle  strutture  regionali e centrali (nella foto da sinistra il direttore generale Alfred Peza della Tv pubblica albanese, il caporedattore della TGR Calabria  Riccardo Giacoia, il presidente  della Repubblica di Albania Bajram Begaj, il rirettore della Sede regionale RAI  Massimo Fedele, il commissario della Fondazione regionale per la Comunità Arbëreshë Ernesto  Madeo,  e il direttore Marco Zela delle  Relazioni Internazionali della  Rai).  Il direttore Massimo Fedele nel suo breve intervento, salutando  gli illustri ospiti,  ha  sottolineato l’importanza  dell’inclusione e della tutela  della lingua di minoranza  che avviene anche  attraverso  la  comunicazione di massa,  sono  stati letti  i messaggi del ppresidente della RAI  Marinella Soldi e dell’amministratore delegato della RAI  Roberto Sergio. Il Presidente della Repubblica di Albania, Bajram Begaj, ha sorpreso tutti, citando  Dante Alighieri,  nel leggere la Divina Commedia  si ascolta la parlata dell’epoca,  esprimendo  tutta  la sua  grande  ammirazione  e  sentimenti  sinceri   rivolti  alla  Lingua  Antica arbëreshë  della Comunità Arbëreshë. E sentire   la lingua antica del proprio paese emoziona, grande apprezzamento   da parte del presidente della Repubblica di Albania Bajram Begai. Il presidente ha lanciato un messaggio forte e chiaro di incoraggiamento a tutti coloro, a partire  dai genitori, sindaci e operatori di sportello linguistici, tutti  gli operatori  artistici  che  nelle  loro  azioni  utilizzano la lingua Arbëreshë, mi riferisco al teatro, e poi  ai  curatori e compositori   della  musica  arbëreshë,   docenti  di lingua  Arbëreshë   di   farsi  avanti  e  mantenere  ALTA  la Tutela della  lingua  Arbëreshë. Insieme all’Eparchia di Lungro che da seicento anni mantengono alta la tutela della Lingua   Arbëreshë. Ruolo importantissimo nella Tutela è quello dell’insegnamento della Lingua di Minoranza l’Arbëreshë presso le scuole e la Legge Quadro 482/99 chiama in causa il   Ministero della Istruzione e del Merito e anche la Regione Calabria può contribuire  facendo degli accordi  con l’Ufficio Scolastico Regionale,  istituendo  un  percorso  curriculare  dell’ insegnamento dell’Arbëreshë  e  l’utilizzo  continuo della Lingua di Minoranza Storica  Arbëreshë  e  non della lingua Albanese.  Occorre uscire da questa ambiguità, che nel tempo ha creato non poche incomprensioni e ritardi. La tutela deve essere rivolta alla lingua Arbëreshë non è previsto avere come lingua minoritaria la lingua Standard di un’altra Nazione,  si perde  lo Stato Giuridico di Lingua  di Minoranza Storica. Abbiamo grande stima e ammirazione del popolo albanese e ci auguriamo presto che possa a pieno titolo rientrare tra i paesi appartenenti all’Unione Europea. Ma la tutela della Lingua di Minoranza Storica Arbërshë, rinforza i nostri rapporti secolari  con l’Albania.  Ma la dichiarazione di altissimo valore  morale e di rispetto, al di sopra delle parti,  del presidente dell’ Albania  è   una svolta importantissima che non lascia dubbi, il oresidente della Repubblica di Albania Bajram Begaj  ha  fatto  i complimenti alla Comunità Arbëreshë (e in questo la  comunità  calabrese  ha il dovere  di condividere, per l’unità della  lingua  Arbëreshë, con tutte  le altre comunità  che  risiedono  nelle  altre regioni d’Italia: Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Abbruzzo  e perche’  no anche  la numerosa  comunità  Arbëreshë  del Piemonte, e l’Eparchia di Piana degli Albanesi  che  contribuisce  a mantenere  viva dopo accordi Interparchiali alta la tutela della Lingua Arbëreshë.).  Ma tornando alla Tutela della lingua  nelle  scuole,   facciamo riferimento  a quanto la Legge  Quadro  482/99 stabilisce con gli  articoli  4 e 5.   Nell’art. 4 viene enunciato: “ Nelle scuole materne dei comuni di cui all’articolo 3, l’educazione linguistica prevede, accanto all’uso della lingua italiana, anche l’uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle attività educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado è previsto l’uso anche della lingua della minoranza come strumento di insegnamento. … In questa prima parte dell’art. 4 della Legge  Quadro sono  prese in grande  considerazione:  i genitori,  le istituzioni scolastiche  e anche corsi di formazione per gli adulti,  e stiamo sempre parlando  della Lingua di minoranza  Arbëreshë, se poi andiamo  a vedere  l’art.5 … “per  la realizzazione dei progetti a livello nazionale è autorizzata la spesa di lire 2 miliardi annue a decorrere dall’anno 1999.  Questa somma ad oggi varrebbe 1.421.599,26 di euro/anno (secondo calcolo valore attuale e conversione tramite algoritmo del Ssole24ore). Purtroppo   nel tempo la somma citata non è stata mantenuta e allora la Legge Quadro 482/99 in generale   prevede che possono  esistere  interventi migliorativi anche  legislativi  da parte delle Regioni tutte e provincie  autonome  senza alcuna distinzione tra  Regioni a Statuto Speciale e Regioni a  Statuto Ordinario non potrebbe essere  diversamente in quanto stiamo parlando  di Diritti  Costituzionali.  Come hanno affrontato nel tempo le  altre  Regioni,  nel caso del Friuli Venezia Giulia quest’ultima  d’accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale di quella  Regione  copre i costi dei docenti per l’insegnamento  della Lingua  di Minoranza che è il Friulano e  produce  anche dei promo  per far comprendere ai genitori  che lo studio di una o piu’ lingue  aiuta  l’apprendimento  dei bambini e dei giovani  ma anche  degli adulti. Il Friulano  fa parte come l’ Arbëreshë delle 12 Lingue Minoritarie  Storiche tutelate  dalla Legge  482/99  che  è la  norma di attuazione  come  richiesta dall’art. 6 della Costituzione. La Regione Friuli Venezia Giulia ha anche una  società accreditata presso l’Ufficio Scolastico  per la formazione dei  docenti. Riportiamo   quanto pubblicato sul sito: Corsi di formazione per insegnanti, I corsi di formazione per insegnanti della Società Filologica Friulana sono accreditati dall’Ufficio Scolastico Regionale. La Società Filologica Friulana, al fine di promuovere la piena attuazione delle normative di tutela della lingua friulana nel mondo della scuola, organizza e promuove corsi e attività di formazione per insegnanti per il tramite del Centro di documentazione ricerca e sperimentazione didattica per la scuola friulana. Le attività di formazione promosse dal Centro di documentazione della Società Filologica Friulana sono accreditate dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia ai sensi della Direttiva Ministeriale nr. 170 del 21.03.2016 e costituiscono titolo culturale per l’ammissione alla Lista regionale degli insegnanti con competenze di lingua friulana (L.R. 29/2007). Chi sa se in Calabria esistono organizzazioni di questo tipo e mi riferisco per esempio al Centro Internazionale con annessa la Biblioteca Internazionale Arbëreshë di Frascineto oppure le Università della Calabria.  Ma vediamo qual è stata la situazione  nella nostra Calabria, basta  vedere  la storia  dello Statuto della  Regione Calabria, la nostra Magna Carta. I testi sono stati rilevati dal sito del Consiglio Regionale. Nel Testo cosiddetto Storico del 1971 era riportato: “LEGGE 28 LUGLIO 1971, N. 519 (Pubblicato in Gazz. Uff. del 3 agosto 1971, n. 195), Approvazione, ai sensi dell’art. 123, comma secondo, della Costituzione, dello Statuto della regione Calabria. TITOLO VI LA REGIONE E LA PROGRAMMAZIONE. Articolo 56.” In relazione alle finalità di cui all’art. 3 del presente Statuto la Regione, nell’ambito delle proprie competenze ed in concorso con lo Stato: nel rispetto delle proprie tradizioni, promuove la valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed artistico delle popolazioni di origine albanese e greca; favorisce l’insegnamento delle due lingue nei luoghi ove esse sono parlate. E’ questo avveniva prima della Legge  482/99. Perché questo abbandono? E’  Legge dello Stato ed  è passata al vaglio  della  Corte Costituzionale trattandosi  dello Statuto della Regione Calabria, a parte il fatto che si dimenticarono  della Lingua Occitana  e della Comunità Occitana di Guardia Piemontese,   ma fino alla nuova  edizione del 2004 in cui è stato modificato lo Statuto  la  Regione Calabria  avrebbe  potuto  finanziare  l’insegnamento delle  lingue di Minoranza, come oggi avviene in altre  regioni  dove la cura della Tutela della Lingua di Minoranza  è alta e compresa, quanto si legge nello Statuto del 1971 fa  cadere un’altra  leggenda  metropolitana  che  solo le regioni del nord  quelle  a Statuto Speciale  “posso  fare  quello che vogliono”, mentre  le regioni a Statuto Ordinario  non possono intervenire, grande  bugia!! Nel nuovo testo del 2004  sono stati inseriti  i ROM  che  non rientrano  nella Legge  482/99, ma sono tutelati  da altri  accordi  quadro,  la norma di riferimento  per loro fa  capo  alle cosiddette  Minoranze  Nazionali. Nella  nuova versione  dello Statuto del 2004  scompaiono  i termini “favorisce l’insegnamento” e  viene inserito la lingua occitana. Testo previgente: TESTO PREVIGENTE, LEGGE REGIONALE 19 OTTOBRE 2004, N. 25, (Pubblicato nel Supplemento n. 6 del 23/10/2004 al Boll. Uff. n. 19 del 16/10/2004). TITOLO I PRINCIPI FONDAMENTALI, Articolo 2 (Principi e finalità) la tutela e la valorizzazione delle minoranze etniche, linguistiche e religiose presenti in Calabria, con particolare riguardo alle popolazioni di origine albanese, grecanica, occitanica e rom. La bellezza  dell’art. 6 della  Costituzione Italiana  dovrebbe  essere sempre tenuta  presente  in ciascuna  nostra azione  se abbiamo a cura i diritti delle  persone  che  costituiscono un popolo che  si identifica prima di ogni cosa  nell’uso della  propria lingua madre degli avi. L’art. 6 fortemente  voluto dai padri  costituenti  recita:  “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche” . Ovvero  deve essere chiaro  che  per tutela occorre  intendere l’esercizio dell’utilizzo  della  Lingua Madre in ogni ambito della  società civile a cominciare dalla  scuola, dove  coesistono italiani  parlanti che fanno uso della  lingua madre degli avi,  in questo caso   sono la minoranza rispetto ai parlanti la Lingua italiana,  cittadini  italiani per nascita  dello stesso  Stato e che usano   la lingua italiana per comunicare, le istituzioni hanno l’obbligo  di mettere  a loro agio le persone  che  intendono  esercitare il diritto all’utilizzo della lingua madre  dei loro avi. E’ un Patrimonio Immateriale  che va  curato  e  tutelato.  Occorre  vedere  anche  come  le indicazioni dell’ONU  aiutano  moltissimo  i decisori pubblici quando mettono  mano per esempio  alla  rivisitazione di una Legge  anche  Regionale, non possiamo sempre  pensare  di essere  “come  calabresi”  al centro del  mondo  e fregarcene  di ciò  che  accade  nel mondo  e  l’apporto   che  la  storia o le dichiarazioni  Universali    permettono di agire  tenendo conto  che  facciamo parte del mondo,  è il  caso della lr 15 del  2003…in fase di revisione,  che  è e deve  essere  strumentale  per  l ‘  amministrazione dei fondi assegnati,  ma  deve dichiarare nelle  intenzioni  quali  sono  i punti di  riferimento  da cui partire  e intervenire  ove possibile al miglioramento della  Legge  482/99  sostenendo in particolare  economicamente  dove la 482/99  è  carente ad  esempio per l’insegnamento, illuminante è l’art. 2 della  Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche (1992), che recita: “Le persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche (d’ora in avanti chiamate persone appartenenti a minoranza) hanno il diritto di beneficiare della loro cultura, di professare e praticare la loro religione e di usare la loro lingua, in privato e in pubblico, liberamente e senza interferenza o qualsiasi altra forma di discriminazione.” La Santa Sede ha riconosciuto  rispettivamente  nel 1919 l’Eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi  dell’Italia Continentale e nel 1937 l’Eparchia di Piana degli Albanesi essendo  cattolici cristiani   il diritto  di  mantenere  il proprio rito bizantino  in pubblico  e di avere  rapporti  ecumenici  con Constantinopoli, questa è un’altra preziosità  del popolo  Arbërshë, segno di tolleranza e  di  inclusione.  In fine  è una  bella  coincidenza  di  numero, infatti il  6  novembre  2023  ( art. 6  della  Costituzione) il  Corecom Calabria  ha  organizzato per quella  data un importante  incontro con organizzazioni locali sulle  Minoranze Linguistiche  Storiche  della Calabria che sarà  anche  esteso in un prossimo futuro agli operatori  di  radio e televisione  e on line,  poiché l’apprendimento e  le  comunicazioni di massa  sono complanari, basti ricordare l’importante programma della  RAI  “Non è mai troppo tardi” voluto da Aldo Moro  all’epoca Ministro della Pubblica Istruzione per  abbattere l’analfabetismo degli italiani.  Non mi dispiacerebbe pensare che i prossimi progetti della Calabria siano indirizzati a  percorsi di  Educazione alla lingua di Minoranza. Le funzioni  delle  attività  che dovrebbero  essere proposte,  devono  tenere conto  dei seguenti elementi, a regime  tutto deve essere realizzato  in lingua  Arbëreshë, in lingua  Grecanica e in lingua Occitana dando  un giusto equilibrio alle funzioni educative (corsi, teatro, ecc.), Informazione (News  in lingua) e Intrattenimento, per esempio spettacoli in lingua) e l’accessibilità per tutti  per esempio con sottotitoli, doppiaggi, e scrittura  in italiano e nella lingua  di Minoranza, nei comunicati stampa per  cominciare)  deve essere  consentita l’accessibilità a tutti, anche  ai parlanti lingua italiana)  che sono la maggioranza,  come  indicato dalle norme  europee.

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