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Smart Delivery

Una bomba e un’arma da guerra israeliana: l’arsenale dello spacciatore di Gioia Tauro

Caricatori, proiettili e materiale adibito allo spaccio di droga. La figura di Domenico Laganà nell’operazione Smart Delivery

Pubblicato il: 03/11/2023 – 21:51
Una bomba e un’arma da guerra israeliana: l’arsenale dello spacciatore di Gioia Tauro

GIOIA TAURO Un’arma da guerra, un ordigno artigianale e decine di munizioni. È il bottino rinvenuto in una casa abbandonata nell’ambito delle indagini relative all’inchiesta “Smart Delivery”, che ha fatto luce su un voluminoso giro di droga nella Piana di Gioia Tauro. Proprio in un condominio sito nella città gioiese, durante una perquisizione, i Carabinieri, supportati dai Cacciatori di Calabria, sono riusciti a scovare un vero e proprio arsenale, oltre a materiale destinato allo spaccio. L’appartamento, apparentemente disabitato, sarebbe riconducibile, secondo gli inquirenti, a Domenico Laganà, classe 95 e coinvolto nell’operazione del 20 ottobre.

Il ritrovamento

È un appartamento «apparentemente abbandonato», chiuso a chiave, ad attirare l’attenzione dei Carabinieri. Qui vengono trovati: un ordigno esplosivo di natura artigianale, una mitragliatrice di una ditta israeliana di tipo Uzi (destinata ai combattimenti bellici), 50 colpi di calibro 9, 20 proiettili di calibro 7,65, due caricatori di calibro 9 e due buste contenenti polvere da sparo. Insieme all’arsenale vengono trovati documenti relativi a Laganà che attesterebbero la riconducibilità dell’abitazione, almeno nell’utilizzo, al 28enne coinvolto nell’operazione. Elementi che, secondo il gip. proverebbero la sua «allarmante personalità e pericolosità», documentata anche da una denuncia nei suoi confronti avvenuta nel 2021. In quest’occasione Laganà veniva accusato di aver «minacciato di morte per il mancato pagamento di una partita di stupefacente».

La figura di Laganà

Secondo il Gip, l’analisi dei fatti di reato e dei precedenti giudiziari del 28enne gioiese «lascia chiaramente intendere» che si tratti di «uno spacciatore professionale». Laganà, che in passato è stato coinvolto nell’inchiesta “Riace”, sarebbe «molto più scaltro degli altri» in quanto capace di adottare cautele al fine di nascondere la propria attività illecita. Soltanto la «particolare attenzione e inventiva» degli investigatori, insospettiti dal continuo via vai da casa sua di assidui consumatori di droga e dalle loro intercettazioni, ha consentito di far luce sulla sua figura. Fino al rinvenimento delle armi, che, secondo gli inquirenti sarebbero attribuibili solo «a personaggi inseriti in un circuito criminale “qualificato”, esattamente come Laganà».

L’uso del linguaggio criptico

L’operazione “Smart delivery” ha evidenziato come tra spacciatori e consumatori fosse ben definito l’utilizzo di un linguaggio criptico per cautelarsi da eventuali intercettazioni. Anche nel caso di Laganà, il modus operandi è sempre lo stesso. In alcune conversazioni i consumatori fanno riferimento a «un pezzo di biscotto da 45 euro» o ancora a «un uovo di pascua da 20» (pasqua, ndr). Per gli inquirenti la formula «cela una richiesta di stupefacente, specie alla luce del fatto che quest’ultimo non dispone certo di una fabbrica dolciaria né di un’attività commerciale dedicata alla vendita di uova di Pasqua». (redazione@corrierecal.it)

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