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Cosche legate alla Calabria e gruppi multi-etnici: così si evolve la ‘ndrangheta in Australia

Nell’ultima relazione della Dia le nuove dinamiche dei clan, che delegano la violenza a bande minori per puntare agli affari (e alle risorse statali)

Pubblicato il: 04/11/2023 – 15:50
Cosche legate alla Calabria e gruppi multi-etnici: così si evolve la ‘ndrangheta in Australia

CATANZARO Le cosche “tradizionali”, legate con la “madrepatria” in Calabria ma anche nuovi gruppi criminali multi-etnici che operano in autonomi. La presenza della ‘ndrangheta in Australia è una presenza storica, che affonda le radici nella notte dei tempi, ma è anche una presenza che risente di nuove dinamiche criminali: a delinearle è l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, che illustra anche le strategie dei clan, quelle di un ricorso limitato alla violenza, delegata a bande minori, per non disturbare gli affari delle cosche, che intanto hanno allungato gli occhi anche sulle sovvenzioni statali.

Le dinamiche criminali

«Anche l’Australia, interessata sin dalla metà dell’800 dal fenomeno migratorio italiano, vede la presenza della criminalità organizzata soprattutto di origine calabrese», scrive la Direzione investigativa antimafia. «Ad oggi – prosegue la Dia – i gruppi criminali italo-australiani possono distinguersi in quelli di terza o quarta generazione poco strutturati, con deboli legami con l’Italia e operanti nell’ambito di gruppi multi-etnici, e quelli con un senso di identità nazionale più forte legati ad altre organizzazioni criminali. Non manca peraltro la vera e propria ‘ndrangheta australiana, con legami diretti con quella calabrese, organizzata alla stessa stregua, anche osservante dei rituali e regole interne, operativa in varie aree dell’Australia, in particolare nelle zone del New South Wales, Canberra, Griffith, Melbourne ed Adelaide. Tale gruppo, che mantiene i collegamenti transnazionali con l’Europa, la Cina ed il Sud America per l’approvvigionamento di droghe sintetiche, precursori e cocaina, consente di svolgere le attività criminali internazionali del traffico di stupefacenti, tramite i principali porti australiani, nonché del riciclaggio dei relativi proventi».

Il modus operandi

Per la Dia «il modus operandi della ‘ndrangheta australiana, che ha assunto un ruolo di primo piano nella coltivazione della cannabis e nell’importazione di altre droghe, è caratterizzato da un limitato uso della violenza per non attirare l’attenzione dell’autorità, e dal ricorso all’azione di altri sodalizi criminali, come le bande di motociclisti, per le attività illecite marginali. Le attività criminali si svolgono anche mediante usura, contraffazione ed estorsioni, mentre il riciclaggio dei proventi delittuosi avviene con il ricorso ad attività economiche apparentemente legali come aziende del settore agricolo, della ristorazione, dei trasporti e dell’edilizia. Si ritiene che anche l’illecita acquisizione di sovvenzioni statali potrebbe ricadere nelle mire dell’organizzazione ‘ndranghetista, ma allo stato non è ancora noto il grado di infiltrazione nella pubblica amministrazione».

ndrangheta_australia

L’azione di contrasto

La Dia comunque sottolinea che «le autorità australiane, acquisita consapevolezza della presenza di propaggini delle organizzazioni criminali italiane e della complessità e pericolosità del fenomeno mafioso per la società, l’economia e la politica, hanno istituito la Criminal Assets Confiscation Taskforce per impedire il reinvestimento dei proventi illeciti, e l’Australian Transaction Reporting and Analysis Center, agenzia governativa di intelligence finanziaria, membro del Gruppo Egmont, per il monitoraggio delle transazioni sospette e l’individuazione delle operazioni riconducibili al riciclaggio dei proventi illeciti, al finanziamento del terrorismo, nonché all’evasione fiscale ed alle frodi. Peraltro, per la più efficace lotta alle mafie l’Australia ha aderito alla Rete operativa antimafia – @ON ed al Progetto I-Can (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta». (redazione@corrierecal.it)

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