LAMEZIA TERME «Le autorità amministrative cittadine nemmeno la bandiera italiana strappata hanno notato alle loro spalle, mentre si celebrava la giornata delle Forze Armate il 4 novembre. È davvero incredibile. Nel centro di quello, che nel 700 rappresentava il fulcro cittadino, sorge l’ex municipio di Nicastro su una zona, in cui era ubicata una fontana con abbeveratoio, ora fatiscente ed abbandonato al suo destino decadente. A coronare l’immagine di un monumento cittadino che oggi sta cadendo a pezzi è la Bandiera Italiana “strappata” e con i colori ormai sbiaditi, che sventola dall’edificio e che si sostiene ad un’altra bandiera, quella europea, della quale non si intravedono più le dodici stelle dorate». Ad affermarlo è Giuseppe Gigliotti Italia Nostra Lamezia Terme.
«Sarebbe utile – continua Gigliotti – sapere quando inizieranno i lavori di ristrutturazione dell’edificio se è vero che esiste un finanziamento dell’opera. Si faccia chiarezza e si indichi alla città lo stato dell’arte. Terminato nel 1858, come si apprende dal Maruca in “Notizie storiche sulla città di Nicastro” il Palazzo, sede del Municipio di Nicastro, che si affaccia sul Corso Numistrano, ha nel piano terra l’ex “sala consiliare”, dove rimane l’eco delle voci dei rappresentanti dei partiti della prima e della seconda repubblica. Quella sala conserva tuttora gli imponenti affreschi che nel 1923 su commissione dell’allora amministrazione Giorgio Pinna realizzò a decorazione della sala: si tratta di pitture parietali ad alto contenuto cromatico, che raffigurano scenari classici e rappresentano “Brenno e la vittoria sui Romani”, “Il trionfo di Roma”, “Il Seminatore” e “Gesù scaccia i mercanti dal tempio”. Si tratta di oltre quaranta metri quadri di rappresentazione che si affiancano alle innumerevoli opere realizzate dal Pinna per il territorio, tra cui il disegno presente sul gonfalone comunale realizzato in occasione dell’unione di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia nel 1968.
L’ex Palazzo di città è una memoria storico-culturale da preservare che definisce l’appartenenza civica al territorio della prima metà del ‘900, in riferimento ad un pittore Giorgio Pinna di origine sarda (il padre era il conte Pinna Deduri di Macomer, mentre la madre era Ada Luigia Calissano, pianista di Alba) che trascorse gran parte della sua vita a Nicastro, dove continuò a coltivare la sua passione artistica ed insegnò disegno e storia dell’arte nelle scuole cittadine: scuola media, liceo classico ed istituto magistrale; di quest’ultimo fu anche preside. Le sue opere sono ovunque. Dalle decorazioni in molti palazzi romani (Maraini, Pignatelli, Torlonia, ecc.) agli affreschi, quadri che si possono osservare in chiese di molti centri calabresi e non: Catanzaro (Monte dei Morti), Villa San Giovanni, Messina, Acquedolci, dove affrescò l’abside della Chiesa di San Benedetto il Moro, Curinga, San Pietro a Maida, Nocera Terinese, Soveria Mannelli, Feroleto Antico e tanti altri. Come ha rilevato di recente l’architetto Giovanni Iuffrida, ex dirigente del Comune e conoscitore della storia cittadina, l’edificio era il simbolo della vita quotidiana della città di Nicastro nel Settecento e fà parte di quell’insieme di opere che, nell’immaginario collettivo, connota per la forte carica simbolica il paesaggio urbano, e conserva ancora oggi quella centralità e sontuosità per la vicinanza all’altro monumento religioso la Cattedrale di Nicastro. Noi, come Italia Nostra conclude Gigliotti – ci sentiamo di proporre a nome dei cittadini lametini e di tanti commercianti che le sedute del consiglio comunale e delle commissioni consiliari devono tenersi nella sede storica del Corso Numistrano. È urgente che sia dignità e vivibilità a questo come a tutti gli altri edifici comunali in stato di abbandono».
x
x