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La ‘ndrangheta nelle ferrovie, impiegati e sfruttati «operai calabresi senza competenze»

Lo scrive il gip di Milano. I lavoratori erano «sottopagati e reclutati per lo più da Isola Capo Rizzuto e Crotone»

Pubblicato il: 06/11/2023 – 19:08
La ‘ndrangheta nelle ferrovie, impiegati e sfruttati «operai calabresi senza competenze»

MILANO Gli operai che venivano «distaccati dalle imprese di primo livello sui cantieri ferroviari» spesso non avevano «alcuna competenza professionale e veniva pure falsificata la documentazione attestante le necessarie abilitazioni». Lo si legge nel decreto firmato dal gip di Milano, Luca Milani, che ha portato al sequestro preventivo di oltre 10 milioni di euro per frode fiscale, eseguito dalla Gdf, a carico di 11 società in una nuova tranche dell’inchiesta della Dda su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nei lavori sulla rete ferroviaria.

Rfi parte offesa

Come emerso dalle indagini Rfi, che è parte offesa, avrebbe commissionato lavori di manutenzione a grandi aziende, come appunto Gcf del Gruppo Rossi e Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie (tra le società indagate). E queste, a loro volta, avrebbero fatto ricorso, con la formula del «distacco della manodopera, ad altre società (le ‘cartiere’ che emettevano fatture false) riconducibili alle famiglie Aloisio e Giardino legate, secondo l’accusa, alle cosche Nicoscia-Arena.

«Lavoratori sfruttati e sottopagati»

I lavoratori impiegati, riassume il gip, venivano costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento, essendo sottopagati, non godendo dei diritti spettanti ai lavoratori in regola (straordinari, ferie, riposi), in violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene sul lavoro e senza poter avanzare alcuna rivendicazione, pena la perdita del posto di lavoro o la sottoposizione a violenze e minacce». Operai che erano «in prevalenza originari di zone, come la Calabria jonica, in cui il reperimento di un’occupazione si presenta oltremodo difficile e risultavano beneficiari di una opportunità di lavoro, fattore in grado di creare consenso in favore delle famiglie mafiose». Le grandi imprese del settore, nel frattempo, sarebbero riuscite ad «aggiudicarsi la maggior parte delle commesse da Rfi spa proprio grazie alla gran quantità di somministrazione di manodopera che l’impresa ‘tossica’ riesce a garantire, potendosi avvalere della manovalanza a basso costo ‘reclutata’, senza alcuna specializzazione e facendogliela avere ‘falsamente’, per lo più in Calabria, ad Isola Capo Rizzuto e Crotone». Reclutata pure «tra ‘affiliati’ o pregiudicati anche con condanne» per associazione mafiosa. (ANSA)

Rfi valuta altre azioni

Rfi si è costituita parte civile nei processi in corso e valuta anche «ulteriori e diverse azioni a tutela dell’azienda». In una nota la società del Gruppo Fs lo precisa dopo le notizie sul sequestro di oltre 10 milioni di euro per frode fiscale a carico di undici società coinvolte nell’inchiesta che già nel febbraio 2022 aveva portato a 15 arresti ipotizzando presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nei lavori sulla rete ferroviaria italiana. «Con riferimento ai procedimenti penali, finora noti, scaturiti dalle indagini della Dda Milano, nei quali è stata ipotizzata la vicinanza alla criminalità organizzata di alcune imprese operanti nell’armamento ferroviario, Rfi – spiega la società in una nota -, individuata persona offesa, si è costituita parte civile nei filoni del giudizio nei quali sussistevano le condizioni per chiedere il risarcimento del danno. In ogni caso saranno valutate, ai sensi di legge e delle disposizioni vigenti in materia contrattuale, anche ulteriori e diverse azioni a tutela dell’azienda all’esito degli accertamenti dinanzi l’Autorità Giudiziaria».

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