COSENZA «C’è un’antimafia da salotto che impasta ipocrisia e denaro, un’antimafia falsa che si nutre di parole di potere. E poi c’è un’antimafia sociale, militante che nasce nei territori e che dai territori prova ad essere portatrice di un messaggio profondo di cambiamento». È partita da questa riflessione semplice ma dura, pungente, reale, l’ultima puntata di “Lettera R” (in onda su L’altro Corriere tv, canale 75 dtt) lo spazio di parole libere, disobbedienti e ribelli, condotto dal docente di Pedagogia dell’antimafia all’Università della Calabria Giancarlo Costabile. Un concetto sempre attuale per arrivare a raccontare la storia di Ciro Corona, fondatore di “Resistenza Anticamorra Scampia”, un gruppo di giovani nato nel 2008. «Siamo ancora dentro la temperie della faida che in quegli anni aveva insanguinato il quartiere posto alla periferia nord di Napoli – ha sottolineato Costabile –. Resistenza Anticamorra è diventata in questi 15 anni di cammino un punto di riferimento dell’antimafia sociale meridionale».
Una tra le tante realizzazioni messe in piedi dal gruppo di Scampia, merita una citazione perché, come ha affermato il docente Unical «rappresenta il capovolgimento di questo modello sbagliato di rappresentazione che l’antimafia da salotto purtroppo continua ancora a restituirci». Siamo tra il 2012 e il 2013, e i ragazzi di resistenza anti-camorra decidono di recuperare una vecchia scuola abbandonata. «Siamo in linea d’aria – ha spiegato Costabile – a 250-300 metri dalle vele di Scampia e a meno di 50 metri dalla casa dei Puffi, che era una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa. Questa scuola era stata abbandonata durante la faida che aveva visto contrapposti i clan Di Lauro da un lato e gli Scissionisti dall’altro. La scuola, negli anni, venne sistematicamente abbandonata dagli studenti fino a chiudere del tutto. Era diventata che cosa? Da deposito di armi della Camorra, a vero e proprio luogo di ricovero dei tossicodipendenti del quartiere. Prima ancora di iniziare l’opera di pulizia, hanno dovuto bonificare questo luogo e hanno buttato qualcosa come 45 vecchi bidoni di spazzatura unicamente composti, quindi esclusivamente composti, da siringhe per tossico dipendenti. In pochi anni – ha proseguito Costabile – quella che era diventata per certi versi la casa della morte, è diventato luogo di vita, spazio di vita e di effettivo cambiamento sociale».
Ciro Corona e i suoi ragazzi, ha evidenziato sempre il docente di Pedagogia dell’Antimafia, non hanno toccato il denaro pubblico. «Sono riusciti a ricostruire questo luogo – ha ricordato il professore – a recuperarlo, ristrutturarlo con le economie che provenivano da un bene confiscato in località Chiaiano, confiscato a un importante clan di Camorra legato al gruppo mafioso siciliano dei Corleonesi, clan Nuvoletta. Con le economie di quel fondo agricolo sono riusciti, attraverso azioni di militanza, a trasformare completamente quel luogo in una officina delle culture, che oggi ospita più di dodici realtà impegnate in attività importanti, dallo sportello che si occupa di sostenere le donne vittime di violenza alla palestra alla comunità per minori, agli spazi laboratoriali per esempio di falegnameria per i detenuti che vengono affidati ogni anno alla struttura di resistenza anticamorra, a tutta una serie di attività sociali come lo sportello contro il racket delle estorsioni». Ma non è tutto, “Resistenza Anticamorra” ha creato anche una biblioteca per i piccoli, «un luogo in cui il pomeriggio – ha detto Costabile – i bimbi delle vele fanno dopo scuola. Insomma, una vera e propria scuola popolare. «L’antimafia – ha concluso il docente nel corso di “Lettera R” – è una cosa seria, quando è militanza, quando è pedagogia del cambiamento, quando è uno strumento concreto di trasformazione dei territori. Esiste una modalità altra di stare al mondo, esiste un modo altro di fare antimafia, è un modello che da Napoli ci viene presentato e che anche in Calabria dovrebbe essere seguito». (redazione@corrierecal.it)
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