Il tema del lavoro è da sempre il punto focale di ogni progetto politico, sia nazionale che locale.
Lo è ancora di più in momenti di contingenza economica difficile.
I dati sull’occupazione nel Sud, e anche in Calabria, sono confortanti, sia per le fasce giovanili che per quelle senior. Lo dimostra lo studio dei consulenti del lavoro.
Le aspettative legate alla Zes sono notevoli, giacché è possibile immaginare investimenti autorevoli nel Meridione in considerazione delle decontribuzioni previste dalla legge.
Il bacino del precariato storico può essere progressivamente svuotato e su questo sta lavorando la Regione in sinergia con il Parlamento.
Ma è importante considerare la necessità che si attui un cambiamento profondo nel mercato del lavoro. La riattivazione dei centri per l’impiego è già un passo significativo. L’assessore Calabrese sta intensificando gli sforzi anche per rendere operativa una qualità della domanda che non può essere, com’è stata concepita nel passato, legata all’istruzione ma anche alla formazione.
C’è in Calabria ( come nel resto d’Italia ) una forte carenza di personale qualificato per mestieri e funzioni che sono indispensabili sia per le catene industriali, sia per attività autonome.
Incrociare il binomio tra domanda e offerta è l’obiettivo principale di ogni sistema economico. E se l’offerta può essere notevolmente aumentata proprio dagli effetti della Zes, la domanda deve essere alimentata da percorsi che necessitano di cooperazioni interistituzionali e politiche.
La sinistra ha la responsabilità di dimostrarsi riformista e collaborare nelle strategie di pianificazione senza ideologismi e la stessa cosa deve fare il centrodestra.
Il lavoro, nella sostanza, è una dinamica troppo interessante per non coinvolgere l’intero apparato istituzionale e le forze sociali, che meritano certamente rispetto ma che possono fornire contributi migliorativi ad aspetti procedurali e progetti che guardino a prospettive concrete di insediamento produttivo.
L’orientamento regionale è quello che il lavoro non può giustamente essere solo una possibilità nell’ambito pubblico ma che esistono grandi margini di crescita per tutto il privato.
Le politiche del lavoro in questa direzione potranno interessare nuovi mercati ma non solo per formare manodopera per le altre regioni ma per organizzare una filiera di piccole e medie industrie che, per sua natura, consente espansioni nel reclutamento di personale e crea anche nuove esigenze economiche.
È una sfida aperta a tutti che richiede una complessità di relazioni e di sistemi capaci di portare benefici enormi per la Calabria. Sapendo che ogni percorso di crescita è una vittoria per tutti.
*giornalista
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