COSENZA Un murales ad Acquappesa, in contrada Zaccani, ritrae l’imprenditore vittima della ‘ndrangheta Lucio Ferrami. Il mosaico realizzato dagli studenti e da alcuni docenti del liceo artistico di Cetraro è stato realizzato in ricordo di un uomo coraggioso e testimone del valore del gesto di ribellione alla criminalità organizzata pagato a caro prezzo (qui la notizia). La sua storia è al centro della nuova puntata di “Calabria dell’altro mondo“, in onda questa sera alle 21 su L’altro Corriere Tv (Canale 75 dtt).
Lombardo di nascita, ma cosentino di adozione. Lucio Ferrami, nasce a Casalbuttano in provincia di Cremona, ma il suo destino si lega alla Calabria. Durante un viaggio di lavoro, conosce a Guardia Piemontese la donna della sua vita: Maria Avolio. Diventerà sua moglie e insieme daranno vita alla “Ferrami Ceramiche”, un’azienda di vendita al dettaglio di materiale da costruzione. Nel territorio dove la mala allunga i tentacoli è impossibile svolgere il proprio lavoro senza ricevere visite sgradite di picciotti assetati di denaro. Portatori di ‘mbasciate per conto del boss di turno. Che pretendono il pagamento di una quota degli incassi per evitare spiacevoli conseguenze.
Lucio Ferrami, non si piega alla logica mafiosa e respinge al mittente – più volte – le minacciose richieste di pizzo avanzate dagli uomini del clan Muto. E’ un atto di straordinaria potenza in una terra spesso segnata dall’omertà, dai rumorosi silenzi e dalla rassegnazione di chi cede alla paura di possibili e crudeli ritorsioni. Ferrami racconta tutto ai carabinieri, denuncia. Il 27 ottobre del 1981, l’imprenditore – in macchina insieme alla moglie – viene raggiunto dai colpi mortali sparati dai suoi killer. Il 32enne muore sul colpo, ma riesce a compiere un ultimo gesto d’amore: facendo da scudo a sua moglie e salvandole la vita. La mala strappa via la vita ad un giovane ed onesto imprenditore, lascia vedova Maria Avolio e orfani di padre i suoi due figli: Pierluigi e Paolo, all’epoca dei fatti di 9 e 3 anni. (redazione@corrierecal.it)
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