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Netanyahu: «Gestiremo noi la sicurezza dopo la guerra»

Il premier ribadisce «nessuna tregua senza il rilascio degli ostaggi»

Pubblicato il: 07/11/2023 – 7:50
Netanyahu: «Gestiremo noi la sicurezza dopo la guerra»

TEL AVIV Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato su Abc News che il suo Paese avrà «la responsabilità generale della sicurezza» della Striscia di Gaza «per un periodo indefinito» una volta terminata la guerra con Hamas.
«Perché abbiamo visto cosa succede quando non ce l’abbiamo. Quando non abbiamo questa responsabilità in materia di sicurezza, vediamo l’esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare», ha spiegato. Netanyahu ha respinto ancora una volta l’idea di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza senza il rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas. «Non ci sarà alcun cessate il fuoco, nessun cessate il fuoco generale, a Gaza senza il rilascio dei nostri ostaggi», ha detto in un’intervista ad Abc News. «Per quanto riguarda le piccole pause – un’ora qui, un’ora là – le abbiamo già avute», ha aggiunto Netanyahu. «Suppongo che controlleremo le circostanze, in modo da consentire ai beni, ai beni umanitari, di entrare, o ai nostri ostaggi, singoli ostaggi, di andarsene», ha detto il premier israeliano.
«Gaza sta diventando un cimitero di bambini». Nel giorno in cui le autorità di Hamas annunciano oltre 10.000 morti nella Striscia, «tra cui 4.104 minori», le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres aprono un nuovo scontro con Israele. «Vergognati», gli ha replicato infatti a brutto muso il ministro degli Esteri dello Stato ebraico Eli Cohen. «Più di 30 minori, tra cui un neonato di 9 mesi, ma anche bimbi e ragazzini che hanno assistito alle uccisioni a sangue freddo dei loro genitori, sono trattenuti nella Striscia contro il loro volere. E’ Hamas il problema a Gaza – ha tuonato Cohen su X – non le azioni di Israele per eliminare quest’organizzazione terroristica».
Nella Striscia tagliata in due dall’avanzata dall’esercito e dall’assedio di Gaza City, Israele sta intanto proseguendo nell’eliminazione dei capi di Hamas, individuando e distruggendo uno per uno i tunnel della fazione, accreditata da varie fonti di aver costruito una rete di oltre 500 chilometri in tutta l’enclave palestinese. Nei raid delle ultime 24 ore è stato ucciso Jamal Mussa, responsabile delle operazioni speciali di sicurezza di Hamas. «Nel 1993 – ha spiegato il portavoce militare – Mussa condusse un attacco contro soldati israeliani di pattuglia nella Striscia». Nei pesanti attacchi notturni sul nord (450 in tutto), l’esercito ha fatto sapere di aver causato danni significativi alle infrastrutture sotterranee e di superficie e di aver ucciso i comandanti che lì si nascondevano.
Secondo l’esercito, queste eliminazioni stanno interrompendo le operazioni di Hamas. Mentre la fazione islamica ha respinto come «menzogne» le affermazioni israeliane sul fatto che i tunnel siano costruiti sotto gli ospedali di Gaza e usati come roccaforte per i suoi miliziani, invitando l’Onu a ispezionare le cliniche della Striscia per verificare la realtà dei fatti. L’esercito israeliano ha ribattuto di aver individuato e distrutto compound usati a Gaza per il lancio dei razzi, incluso uno dentro una moschea. Poi ha aggiunto di aver scoperto «oltre 50 razzi» in un’altra struttura «usata per attività giovanili». Se il fronte di Gaza resta quello principale, quello al nord tra Israele e il Libano – senza dimenticare la Cisgiordania in fiamme – peggiora sempre di più. Secondo lo Stato ebraico, sono stati sparati dagli Hezbollah circa 30 razzi, di cui 16 rivendicati da Hamas. In risposta – dopo aver fatto evacuare le zone a ridosso del Libano – l’esercito ha colpito il territorio libanese. Il timore che il conflitto degeneri allargandosi all’intero Medio Oriente resta forte. Non a caso gli Usa – oggi Biden è tornato a parlare con il premier Benyamin Netanyahu insistendo su “pause tattiche” nei combattimenti – hanno annunciato il dispiegamento nella regione di un sottomarino nucleare di classe Ohio. Partito Blinken infine, a Gerusalemme è arrivato il capo della Cia William Burns. 

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