LAMEZIA TERME Ci sono voluti quasi 7 anni per arrivare ad una prima verità giudiziaria sull’inchiesta “Eumenidi” coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, vergata dal procuratore capo Salvatore Curcio e dai sostituti Marta Agostini e Giulia Maria Scavello, incentrata sulla gestione di Sacal, la società che, all’epoca, gestiva solo l’aeroporto internazionale lametino e che oggi gestisce anche quelli di Crotone e Reggio Calabria. Oggi, i giudici del Tribunale lametino (Presidente Adele Foresta, a latere Gianmarco Angelini e Rosario Aracri) hanno assolto tutti i 18 imputati «perché il fatto non sussiste», accogliendo la richiesta formulata dalla stessa Procura nel corso dell’ultima udienza.
Assolti quindi: Massimo Colosimo, Ester Michienzi, Pierluigi Mancuso, Sabrina Mileto, Angela Astorino, Luigi Silipo, Floriano Noto, Giuseppe Vincenzo Mancuso, Vincenzo Bruno, Giuseppe Mancini, Floriano Siniscalco, Emanuele Ionà, Bruno Vincenzo Scalzo, Gianpaolo Bevilacqua, Marcello Mendicino, Pasquale Clericò, Pasquale Torquato.
Corruzione, peculato, falso, abuso d’ufficio: questi solo alcuni dei reati che erano stati contestati, a vario titolo, agli imputati rispetto ai quali la stessa procura ha chiesto l’assoluzione. Al centro delle indagini, anche le assunzioni con “Garanzia giovani”. All’epoca l’inchiesta “Eumenidi” aveva scatenato un vero e proprio terremoto in città e sulla gestione della Sacal, con 21 richieste di rinvio a giudizio per altrettanti indagati. Tre di questi, tra cui il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, l’imprenditore Giuseppe Gatto e Francesco Buffone, scelsero il rito abbreviato che si concluse poi con l’assoluzione di Mascaro (chiesti 5 mesi e 10 giorni di condanna) e Gatto e la condanna di Buffone.
Dopo ben 7 anni, dunque, si chiude il primo capitolo giudiziario di un’inchiesta che ad aprile 2017 portò agli arresti i vertici della Sacal, al termine delle indagini condotte dal Nucleo mobile della Guardia di finanza di Lamezia Terme, guidata dal colonnello Fabio Bianco, e dalla Polizia di Frontiera di stanza all’aeroporto diretta all’epoca dal vicequestore Ferruccio Martucci. Il sindaco di Lamezia era accusato di abuso d’ufficio in concorso con Massimo Colosimo, ex presidente Sacal, l’imprenditore Floriano Noto, Pierluigi Mancuso, ex direttore generale, ed Emanuele Ionà, ex componete del cda della Sacal. Secondo l’accusa gli indagati si sarebbero accordati affinché Paolo Mascaro indicasse Emanuele Ionà «suo amico personale di vecchia data», quale rappresentante del Comune nel cda della società aeroportuale, pur non possedendo questi i requisiti previsti dalla delibera 104, all’articolo 2. Lo scopo sarebbe stato quello di pilotare il voto di Ionà per confermare, tra le altre cose, Mancuso quale dg della Sacal. Accuse poi crollate nel corso del processo. (g.curcio@corrierecal.it)
Nel collegio difensivo gli avvocati Antonio Larussa, Enzo Ioppoli, Nicola Cantafora, Massimo Scuteri, Lucio Canzoniere, Antonio Siniscalchi, Danilo Iannelli, Aldo Ferraro, Ramona Gualtieri e Francesco Gambardella.
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