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Gino Paoli: «Quella volta che a Crotone cantai dando le spalle al pubblico»

L’aneddoto nell’intervista rilasciata a “Rolling Stone Italia” dal cantautore per l’uscita del suo libro “Cosa farò da grande-I miei primi 90 anni”

Pubblicato il: 08/11/2023 – 19:55
Gino Paoli: «Quella volta che a Crotone cantai dando le spalle al pubblico»

COSENZA «Una volta ero a Crotone per un concerto, per sostenere la gente che protestava contro l’insediamento di una base missilistica americana. Un gruppo che invece la voleva ha cominciato a farmi “buuu”, e così sono andato sul palco, mi sono girato di schiena e ho cantato solo per l’orchestra. Alla fine ho applaudito i musicisti e sono uscito». Parole e musica di Gino Paoli, il noto e irriverente cantautore oggi 89enne, che in una lunga intervista rilasciata a Rolling Stone Italia (rollingstone.it), ha parlato, com’è abituato a fare senza peli sulla lingua, della sua vita, di guerra e degli artisti di ieri e di oggi, aneddoti i suoi raccolti in un libro, “Cosa farò da grande-I miei primi 90 anni” (edito da Bompiani), scritto a quattro mani con Daniele Bresciani.
Nel suo racconto, spazio anche a un episodio accaduto diversi anni fa nella città pitagorica in cui protestò a modo suo contro i buuu del pubblico pitagorico. «Tu sul palco sei sempre il vincente – ha affermato Paoli –perché hai il microfono, altrimenti che salgano loro. Io una volta l’ho fatto. Era il periodo della contestazione, quando hanno messo in croce Francesco De Gregori, che ha rischiato parecchio. Nel milanese c’era uno che mi rompeva le palle dal pubblico, allora sono sceso e gli ho dato il microfono: “Tieni, vai avanti tu”. Ha cominciato a parlare, ma dopo pochi minuti si è alzato un omone, un operaio che ha urlato: “Senti, io lavoro tutta la settimana e vengo qui a sentire Gino Paoli. Te ne vuoi andare?”. La contestazione a me è finita così».

I giudizi su cantanti di ieri e di oggi

Paoli ha parlato anche di alcuni suoi colleghi, di oggi e di ieri. «Mina – ha detto il cantautore – è la più grande esecutrice. Ha la qualità di riuscire a fare sua qualsiasi canzone che le dai, anche di poco conto. Le manca un po’ il cuore, la passione, come può avere Ornella Vanoni». Su De Andrè: «Se gli chiedevi di suonare si vergognava. Aveva il complesso di essere brutto, per la palpebra cadente che copriva con i capelli. Era una stupidaggine, glielo dicevo sempre. Allora beveva e andava fuori. La prima volta che doveva suonare dal vivo al Circolo della Stampa di Genova, per farlo uscire ho dovuto prenderlo a calci nel culo». Su Zucchero: «Lui è un bel ragazzo. Se lo metti sotto la doccia e gli tagli barba e capelli non è così come appare oggi». Su Vasco Rossi: «È l’interprete di un certo tipo di balordi o di ribelli, chiamali come vuoi, che sono gli stessi a cui mi rivolgevo io. Il mio inizio era contro, al punto di scrivere una canzone che non è organizzata come una canzone come Il cielo in una stanza». Su Franco Califano: «Era un ragazzo molto intelligente, peccato per la coca… Si è scoperto che aveva quel vizio quando l’hanno portato in carcere perché era andato a fare una serata a Napoli in un locale che apparteneva alla malavita. Quando finì lo spettacolo, per pagarlo, gli dissero: “Invece dei soldi, visto che a te costerebbe di più, ti diamo un barattolo di cocaina”. Quando poi l’hanno beccato le forze dell’ordine lo hanno accusato di spaccio, solo che lui mica la spacciava». Su Piero Ciampi, Paoli ha detto «che beveva un po’… Quando è arrivato a Genova è stato buttato fuori da casa di Reverberi, poi da casa mia da parte dell’ex moglie, infine da casa di Tenco dove l’hanno cacciato fuori i suoi genitori. Un giorno l’ho portato alla Rca per fargli avere un ingaggio e riesco a fargliene avere uno notevole in anticipo, solo che è stato un brutto scherzo. Usciamo con Piero con le tasche piene di soldi che mi fa: “Gino, glielo abbiamo buttato nel culo, eh?”». E ha raccontato di quella volta alla domanda di una giornalista che gli chiese “Cosa fa prima di cantare?”, lui rispose: “Io mi faccio una sega”. «Lei aveva bastonato Umberto Bindi – ha spiegato Paoli – cominciando la persecuzione nei suoi confronti perché era omosessuale. Leggendo i suoi articoli già la odiavo. Arrivata a farmi quella domanda, le risposi in quel modo e lei la scrisse indignata. Poteva anche lasciar perdere».
Nel suo libro Gino Paoli spiega le ragioni che l’hanno portato a spararsi nel ’63, «perché aveva tutto e non provava più niente». Ma la particolarità è che in quella occasione Luigi Tenco, accorso in ospedale, gli disse: “Gino, questo non si fa”. «Mi trovavo in coma – ha ricordato Paoli – non per il colpo di pistola ma perché avevo preso un sacco di pillole per farmi fuori, poi non facevano effetto e mi sono sparato. L’attesa era troppa, una rottura di palle. Quando mi hanno curato pensavano fossi in coma per la pallottola, invece era per i farmaci. E quando mi sono svegliato, ricordo Luigi fuori dalla stanza che diceva “non si fa una cosa così, Gino, non dovevi farlo”. E poi l’ha fatto lui…». «Luigi – ha detto ancora Paoli – era più allegro di noi. Si inventava gli scherzi. Quando abbiamo visto insieme il film di James Dean Gioventù bruciata, abbiamo capito che essere un po’ ruvidi e corrucciati funzionava con le ragazze. Andavi in un locale, facevi l’intimista e loro ci cascavano subito. Questo deve aver influenzato chi non lo conosceva e poi lo ha dipinto come uno ombroso». Infine un giudizio sui Måneskin, la band del momento non soltanto in Italia: «Non potrei valutarli perché non ho mai sentito le loro canzoni. Ma so che quel che conta oggi è come uno si presenta. Non a caso siamo nell’epoca dell’apparenza. Se l’apparenza è quella giusta, che cantino qualsiasi cosa non frega niente a nessuno però arrivano. L’importante è impressionare». «Oggi – ha proseguito Gino Paoli – se condisci col sesso qualsiasi cosa poi arriva. Persino nelle pubblicità. Loro sono tre bei fighi e una bella figa, e per quello funzionano. Posso anche sentirli, ma sono convinto che non siano eccezionali come sembrano perché giocano su un tasto facile come la sessualità». (redazione@corrierecal.it)

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