Ho conosciuto Claudio Giuliani quando ero un giovanissimo cronista. Lui era amministratore comunale, repubblicano, esponente di un partito che a Cosenza aveva altri galantuomini come Franco Nicoletti, Bartolomeo Tommasi, Paolo Piersante solo per citarne alcuni e conquistava consensi importanti.
Ingegnere, persona colta, Claudio era soprattutto una persona “buona”. La bontà non è buonismo ma assenza di rancore. Aveva una simpatia straordinaria ma anche una indubbia capacità di lettura politica. Era il cugino di primo grado di Arnaldo Golletti del quale stimava la cultura e la coerenza.
La sua famiglia è assai nota perché da oltre un secolo la più importante nell’artigianato mobiliare. Ricordo quando mi presentò il suocero, sardo e legato da parentela con Mario Segni, con l’orgoglio di appartenere a una generazione che interpretava la passione politica con senso civico.
Ironizzava sui pochi mesi da sindaco facente funzioni che ne hanno sigillato il nome nell’albo comunale.
Claudio aveva avuto tanti anni fa problemi cardiaci seri prima del brutto male che poi lo ha colpito ma sapeva reagire a tutto con un’ironia intelligente. Avrei voluto che questa notizia non arrivasse mai ma la sua vita è stata veramente ricca. E un uomo buono, diceva Pascal, vince anche la morte.
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