LAMEZIA TERME Era attesa per questa settimana la sentenza del maxiprocesso “Rinascita-Scott” ma i tempi si sono inevitabilmente dilatati. Tutto calcolato considerata l’elevata portata di un processo che, per due anni e 9 mesi di udienze, ha portato alla ribalta nelle decine di udienze nell’aula bunker di Lamezia Terme, le dinamiche legate alla ‘ndrangheta vibonese, dal potente clan dei Mancuso di Limbadi attraverso capi, sodali e presunti concorrenti esterni, passando per il mondo dell’imprenditoria e della politica. La sentenza potrebbe essere emessa entro il prossimo 16 novembre ma, intanto, cresce l’attesa per il verdetto del processo più impegnativo della storia giudiziaria calabrese e che riguarda 338 imputati, accusati, a vario titolo, di oltre 400 capi di imputazione mentre il collegio del Tribunale di Vibo Valentia si è ritirato in camera di consiglio da ormai oltre tre settimane mentre nella migliore delle ipotesi la sentenza è attesa per la prossima.
Finora sono stati 24 giorni di isolamento assoluto per la presidente, Brigida Cavasino, classe ‘82 di Fivizzano, Claudia Caputo, classe ‘87 di Crotone, a latere, e Germana Radice, classe ‘86 di Napoli. Chiuse, di fatto, lontano dal mondo esterno e sotto protezione per ricostruire quanto accaduto in questi quasi 3 anni di dibattimento. Già in passato il ruolo importantissimo delle tre giudici è stato sottolineato, a cominciare dall’età, passando per l’enorme mole di lavoro svolto finora.
La sentenza potrebbe arrivare in settimana dunque, salvo ulteriori slittamenti. Nel frattempo, è già stata emessa un’altra sentenza importante, l’appello del troncone abbreviato del processo con la condanna di 67 imputati (QUI LA NOTIZIA) emessa dalla presidente del collegio, Caterina Capitò. Ieri, invece, l’accusa ha invocato cinque ergastoli per alcuni omicidi avvenuti nel Vibonese: quello di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano, avvenuti il 9 febbraio 2002 a Vallelonga, nel Vibonese e poi la scomparsa per “lupara bianca” di Filippo Gangitano, sparito da Vibo Valentia nel gennaio 2002, Roberto Soriano e Antonio Lo Giudice, uccisi il 6 agosto 1996. (g.curcio@corrierecal.it)
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