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CREMA&AMAREZZA

E adesso spazio al (più infuocato) “derby di Calabria”, e non solo

Catanzaro e Cosenza arrivano a questa sfida distanziati di due punti in classifica. 14 giorni di passione prima della sfida del “Ceravolo”

Pubblicato il: 13/11/2023 – 7:12
di Francesco Veltri
E adesso spazio al (più infuocato) “derby di Calabria”, e non solo

Il derby tra Cosenza e Catanzaro è iniziato ormai da mesi, da quando i giallorossi sono stati promossi in B e i rossoblù la B l’hanno salvata al fotofinish per l’ennesima volta negli ultimi anni. D’altronde, seppure con ironia (almeno credo), il patron silano Eugenio Guarascio, alla presentazione dei calendari lo aveva detto: «E’ il vero derby di Calabria e non vediamo l’ora di giocarlo. In fondo questo è il motivo per il quale siamo voluti rimanere in serie B».
Il “derby di Calabria”, così viene definito da decenni, anche se i reggini, com’è giusto che sia, non sono mai stati dello stesso parere, soprattutto adesso che masticano amaro in serie D. Però, forse, un po’ di verità dietro quella definizione c’è. C’è una storia centenaria, antropologica, di grandi sfide, di sfottò, rabbia, gioie, di Marulla e Palanca, di scontri verbali, politici, culturali e fisici tra ultrà e città, da sempre distanti e diverse nei colori e negli ideali. C’è Gianni Di Marzio, rimasto nel cuore di entrambe le piazze, senza alcuna gelosia. Nel 2015, quando Gigi Marulla morì prematuramente, scrisse su Twitter questo messaggio: «Con te in campo, partivo sempre in vantaggio. Sei stato il giocatore e l’uomo che ogni allenatore avrebbe voluto avere». Di Massimo Palanca una volta disse che «era formidabile, col suo piedino 36 faceva quel che voleva, eppure l’inizio per lui fu difficile», perché «pativa la pressione, ma grazie all’aiuto di una cartomante iniziò a segnare e non si fermò più».
Catanzaro-Cosenza (e viceversa) è stato e sarà sempre un derby non uguale agli altri, che ormai è derby anche fuori dalla Calabria. Di recente non sono mancate, infatti, le esternazioni pubbliche delle tifoserie amiche e nemiche delle due calabresi di B: penso ad esempio ai sostenitori della Sampdoria che a Genova hanno manifestato il loro attaccamento alla causa indossando sciarpe giallorosse, a cui hanno risposto venerdì scorso i veneziani con striscioni e questo coro: «In Calabria solo Cosenza». Ovviamente lo stesso che pensano di sé stessi i sostenitori catanzaresi, come quelli reggini e crotonesi. Ma al di là delle naturali convinzioni di parte e delle medaglie da apporsi sul petto per evidenziare la supremazia regionale dell’ultima e più snobbata regione d’Italia, la speranza, in vista della sfida del “Ceravolo”, è che tutto resti nei limiti del consentito e, come si dice retoricamente (ma giustamente) in questi casi, della sportività. Sempre che alla maggioranza del popolo silano, allergico (a differenza di quello catanzarese) alla tessera del tifoso, venga consentito di raggiungere in massa il teatro di un evento che in cadetteria non si ammira ormai da troppo tempo. Sprecarlo sarebbe un peccato.

Catanzaro, la pausa è una boccata d’ossigeno

I calciatori del Catanzaro sotto il settore dei tifosi giallorossi a Venezia

Da qui al derby manca ancora tanto. Mancano quasi due settimane di pausa dei campionati condite da due partite della Nazionale. Per il Catanzaro probabilmente un riposo (mentale) che arriva come una boccata d’ossigeno per provare a smaltire in fretta le tre sconfitte consecutive contro Como, Modena e Venezia. Battute d’arresto dalle quali i ragazzi di Vincenzo Vivarini non sono usciti con le ossa rotte. Anzi, il gioco espresso è stato più o meno quello di sempre, seppure adesso gli avversari pare abbiano trovato le misure per opporsi al meglio al gioco spettacolare di Vandeputte e soci, sempre combattivi e mai arrendevoli anche al cospetto di corazzate come appunto il Venezia, ma con qualche problemino in fase offensiva (senza scordare le distrazioni difensive: 18 gol subìti in 13 gare). A lasciare un po’ perplessi nelle ultime uscite dei giallorossi non è tanto il gioco d’attacco, quando la mancanza di un finalizzatore che non sia il solito Vandeputte. In poche parole, al Catanzaro mancano come il pane le reti di Iemmello e Donnarumma, due bomber di categoria che fino ad oggi hanno messo a segno 4 gol (due a testa) dei 20 totali della squadra.

Cosenza pratico, Tutino è tornato

La gioia di Voca e Tutino, autori dei due gol che hanno affondato la Reggiana

È giusto precisarlo: quest’anno si sta parlando di un altro Cosenza, palesemente diverso da quello delle ultime annate. 19 punti in classifica dopo 13 giornate sono tanta roba, soprattutto se paragonati agli striminziti 17 raccolti alla fine del girone d’andata dello scorso torneo. 17 come i gol realizzati finora (contro i 30 totali dell’era Dionigi-Viali). Le critiche, dunque, che ci sono state e ci saranno (si spera sempre meno) partono proprio da questo presupposto: la squadra allenata da Fabio Caserta è molto forte, ma forse ancora non ne è del tutto consapevole. La partita contro la Reggiana lo ha dimostrato. I Lupi, senza strabiliare, sono stati padroni assoluti del campo, eppure dopo il vantaggio hanno rischiato in un paio di circostanze di subìre il pari emiliano che sarebbe stato immeritato (stavolta gli episodi e il Var hanno girato a favore), a conferma del fatto che, come ha detto lo stesso Caserta, serve maturare in fretta nella gestione dei vantaggi. Ma, nel complesso, la partita dei silani è stata pratica, equilibrata, accorta come non si vedeva da tempo, con Mazzocchi, Praszelik e Voca (che sta diventando a sorpresa il Vandeputte di Cosenza) a ridare solidità tattica a una squadra che con la FeralpiSalò era apparsa smarrita. Lì davanti è bastato un Tutino ritornato a fare Tutino per avvicinare i Lupi alle Aquile (ora distanti due soli punti in classifica) in vista della sfida delle sfide del prossimo 26 novembre.
Dunque, che la passione abbia inizio. A cominciare da oggi che sui muri dell’antistadio del “San Vito-Marulla” verrà svelata la targa di “Largo Gianni Di Marzio”. (redazione@corrierecal.it)

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