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Francesco Panzera, l’indimenticato professore che sfidò «i venditori di morte» nella Locride

Il docente fu ucciso nel 1982 a Locri. Stava conducendo una battaglia contro lo spaccio di droga, business dei clan, dentro e fuori la scuola

Pubblicato il: 13/11/2023 – 6:54
di Mariateresa Ripolo
Francesco Panzera, l’indimenticato professore che sfidò «i venditori di morte» nella Locride

LOCRI Un’immensa passione per le materie scientifiche. Un percorso che lo aveva portato da Ferruzzano, dove nacque il 22 luglio del 1945, a Locri, dove si diplomò nel 1964. Francesco Panzera a Messina conseguirà poi la laurea in Matematica e Fisica e inizierà subito a insegnare. Una carriera breve ma intensa, dal 1970, prima a Chiaravalle, poi al “Mazzini” di Locri, infine tornerà nel suo amato Liceo scientifico “Zaleuco”, dove resterà fino alla fine. Una fine che arriverà all’età di soli 37 anni. Panzera verrà ucciso una fredda domenica sera davanti alla porta di casa, lasciando nel cuore di familiari, colleghi e studenti una traccia indelebile della dedizione e dell’amore per il mestiere e che svolgeva che andava al di là del mero insegnamento scolastico. Fu proprio quel senso di protezione verso i ragazzi a cui insegnava a spingerlo a stigmatizzare le azioni di chi stava condannando la Locride e i suoi abitanti a uno dei periodi più bui.

La battaglia contro “i venditori di morte” e gli appelli ai giovani

Francesco Panzera li definiva «venditori di morte», quelli che per fare affari con lo spaccio di droga non si facevano scrupoli se a comprarla erano adolescenti, poco più che bambini. Uno dei business più redditizi per i clan di ‘ndrangheta tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Il professore conosceva bene i suoi alunni, dialogava con loro ed era per loro molto più di un docente. Inizia così una vera e propria battaglia, fatta di accorati appelli ai ragazzi, condotta dentro e fuori la scuola condannando chi si arricchiva dietro quel giro di droga che rischiava di rovinare per sempre la vita dei giovani della Locride. Stimatissimo da tutti, le parole di Panzera assumono un peso che per le cosche diventano un macigno difficile da digerire. C’era tutto questo a fare da sfondo alla morte di un uomo che tuttavia non ha avuto giustizia, l’omicidio del professore e vicepreside di Locri, dopo 41 anni non ha ancora un colpevole.

Francesco Panzera

L’omicidio sulla porta di casa

Era il 10 dicembre del 1982, una domenica sera, il docente stava rientrando a casa dopo una giornata trascorsa in montagna a raccogliere funghi. Una giornata di svago nel suo giorno libero, in attesa dell’inizio di una nuova settimana scolastica, che termina tragicamente con un agguato in pieno stile mafioso. Gli assassini di Panzera lo attendono e lo colpiscono davanti all’uscio di casa con otto proiettili. Gli autori non furono mai identificati e le indagini sul caso si arenarono.
Fu l’ennesimo omicidio in una Locride che stava perdendo i suoi figli migliori: la morte del professore lascerà una traccia indelebile e leggibile fino ai giorni nostri.

Un ricordo che rivive

Una traccia che parte dalla sua amata scuola, la via che porta al liceo scientifico “Zaleuco” è intitolata proprio a Panzera, così come il laboratorio di fisica dell’istituto.

Il Liceo scientifico “Zaleuco” a Locri

Sulla stessa via verrà realizzato, in una villa confiscata alla ‘ndrangheta, anche un polo culturale che potrà essere utile alla formazione dei giovani della città. L’edificio apparteneva a Leonardo Salvatore Guastella, ritenuto intraneo alla cosca Cordì e, in particolare, vicinissimo al defunto boss Antonio Cordì, considerato il capo dell’omonimo clan di Locri.

La villa confiscata che sarà trasformata in polo culturale

Un ricordo, quello di Panzera, che resta indelebile in chi lo ha conosciuto e ne ha seguito la strada. Come la nipote Maria Vittoria Valenti, oggi anche lei insegnante: «Il ricordo più bello che ho di mio zio – ha raccontato nel corso di un evento – è quando la domenica mattina io, zio, mio fratello e mio papà andavamo tutti e quattro in chiesa la domenica mattina a sentire la famosa messa delle nove e mezza. Ricordo le partite a tennis, le gite al mare, i regali che portava a noi nipoti quando andava a Reggio. A livello professionale è stato uno zio che cercava di indirizzarmi allo studio della matematica, ma io amavo gli studi letterari».
Ma il lascito di Panzera va anche oltre, i suoi insegnamenti vivono e rivivono anche nelle azioni e nelle scelte di tanti giovani che pur non avendolo mai conosciuto continuano a ricordarlo e ad omaggiarlo. Come i giovani di Radio Ivo, la web radio dell’Istituto “Oliveti Panetta” di Locri, che al professore assassinato hanno dedicato un progetto che è valso un premio da parte del Ministero dell’Istruzione. Giovani che lo considerano non un semplice professore di matematica, ma un «vero e proprio esempio di rettitudine scolastica e virtù morale». Quegli stessi giovani a cui Francesco Panzera dedicò tutta la sua vita. (redazione@corrierecal.it)

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