BOLOGNA Due condanne in abbreviato, entrambe a un anno e quattro mesi e sette rinvii a giudizio, quattro persone fisiche e tre enti: lo ha deciso la Gup del tribunale di Bologna Maria Cristina Sarli, nell’udienza sul caso della fondazione intitolata al cavaliere del lavoro Carmine Domenico Rizzo, che per una decina di anni sarebbe stata amministrata da chi non aveva i titoli per farlo e per di più dilapidandone l’ingente patrimonio. L’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla pm Manuela Cavallo, ipotizzava i reati di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice e appropriazione indebita. A febbraio 2020 le Fiamme gialle hanno eseguito un sequestro da circa 17 milioni, l’intero patrimonio della Fondazione, con sede legale a Rende (Cosenza) e sede operativa a Bologna, e di due società di capitali con sede a Bologna e controllate dallo stesso ente.
Per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, difesi dall’avvocato Giulio Cristofori, sono state fissate anche provvisionali per oltre 200mila euro a favore delle società costituite parte civile. Per i rinviati a giudizio, difesi dagli avvocati Fabio Chiarini, Giacomo Anelli, Giuseppe Magistretti, Angelo Scavone, prima udienza di dibattimento il 23 maggio 2024.
Secondo l’accusa, le persone che hanno amministrato la fondazione nel decennio dopo la morte di Rizzo non avevano titoli per farlo poiché una serie di sentenze emesse dal Tribunale Civile ne avevano disposto la decadenza e la sostituzione. Oltre a non dare esecuzione a questi provvedimenti, avrebbero anche dilapidato risorse finanziarie della fondazione, drenando beni e disponibilità in loro favore anziché utilizzarle per le finalità stabilite dallo statuto dell’istituzione filantropica. (Ansa)
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