REGGIO CALABRIA Una cosca, quella Borghetto-Latella, armata «fino ai denti». Nelle loro disponibilità c’erano veri e propri arsenali bellici comprensivi anche di armi da guerra ed esplosivo, considerati «micidiali». Tanti i sequestri eseguiti e documentati nelle carte dell’inchiesta “Garden” della Dda di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, ma allo stesso tempo, come è emerso, sembra essere grande la capacità riattivatisi per acquistare nuove armi e ricostituire l’arsenale perduto. «L’esplosivo rinvenuto – ha sottolineato Bombardieri in conferenza stampa – è di alto potenziale distruttivo. Gli indagati facevano riferimenti ad armi in grado di bucare auto blindate». Secondo il comandante regionale Gianluigi d’Alfonso, il ritrovamento di armi da guerra ed esplosivi «contraddice la vulgata comune secondo cui la ‘ndrangheta sarebbe silente, qui c’è la potenzialità di commettere omicidi e attentati», ha detto.
Il 10 ottobre 2019 i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Reggio Calabria perquisiscono alcuni garage in via Sbarre Superiori e all’interno di un condominio trovano un vero arsenale: armi da fuoco, alcune con matricola abrasa, munizioni, un panetto di cocaina di oltre un chilo con impressi simboli massonici. Ma oggetto di particolare esame è il tipo e il quantitativo di esplosivo trovato: 2,39 chili di esplosivo tipo gelatina dinamite a base di nitroglicerina (unitamente a 1,42 metri di miccia da cava a lenta combustione con rivestimento pvc e ad un detonatore a percussione). Accusati per averlo illegalmente detenuto Davide Berlingieri, Giovanni Dascola e Angelo Latella, quest’ultimo figlio del boss Paolo e nipote dei boss Cosimo e Gino Borghetto.
Quanto mai inquietanti, sono le conclusioni rassegnate nella relazione tecnica del Nucleo Antisabotaggio del XII Reparto Mobile della Polizia di Stato, chiamato a riferire in merito alle caratteristiche dell’esplosivo in sequestro, e riportate nelle carte dell’inchiesta:
«In merito alla gelatina esplosiva si segnala che trattasi di un esplosivo ad alto potenziale avente una Velocità di Detonazione (VD) di 6400/6600 mis (metri/secondo), del tipo normalmente impiegato in campo civile (cave, miniere, etc.) per lavori di sbancamento e/o demolizioni. Per quanto riguarda il detonatore in questione, da ricerche precedentemente effettuate risulta essere del tipo a fuoco con attivazione a percussione mediante apposita Capsula luce udiva, il quale veniva utilizzato nelle Spolette per Bombe da Mortaio e Granate d’artiglieria di medio e grosso calibro di fabbricazione Tedesca risalenti all’ultimo conflitto mondiale. Si fa presente che il detonatore in sequestro è stato opportunamente sottoposto ad esame Radiografico mediante apparecchiatura portatile SCANNA SCANTRA K, dal quale è risultato perfettamente integro ed atto all’uso. In riferimento alla miccia a lenta combustione con rivestimento in PVC di colore nero, si riferisce che trattasi di un accessorio da mina utilizzato nel campo delle demolizioni c/o sbancamenti, che al momento in cui viene assemblata ad un detonatore (c.d. smorza) serve per innescare le cariche esplosive (c.d. mine). Giova segnalare che i materiali rinvenuti, se assemblati correttamente, possono essere utilizzati per la realizzazione di un Ordigno esplosivo di costruzione artigianale c.d. I.E.D./Improvised Explosive Device con elevate capacità di micidialità. Infatti siamo in presenza di tutti gli clementi essenziali di un Ordigno; la Miccia che costituisce il Sistema di Attivazione, il Detonatore che è l’innesto e la Gelatina Dinamite che costituisce la Carica Esplosiva».
Un ordigno esplosivo dalla potenza micidiale pronto all’uso dunque, normalmente impiegato nelle cave e nelle miniere: «un così ingente e pericolosissimo arsenale bellico, scrive il gip – dotato anche di armi da guerra e esplosivo micidiali, in territori invasi dalla ‘ndrangheta, come quello reggino, non potrebbe aver altro scopo se non quello di essere asservito ai bisogni della cosca di riferimento al fine di mantenerne saldi la forza anche militare e il dominio sul territorio. La cosca Borghetto, per decenni non del tutto autonoma in quanto «articolazione satellite» della storica cosca Libri, ha acquisito nel tempo sostanziale autonomia strutturale e funzionale. Proprio in riferimento ai legami con la cosca Libri, nelle carte dell’inchiesta si rileva che i precedenti giudiziari definitivi ad essa inerenti «rendono notorio il dato che si tratti di cosca armata e sanguinaria oltre che di mafia storica e storicamente impegnata in affermazioni del potere sul territorio anche con l’uso delle armi. Ben due sono le cruente guerre di mafia, che hanno mietuto centinaia di vittime, alle quali la cosca Libri con la sua articolazione oggi esaminata, hanno partecipato. La circostanza che trattasi di mafia storica, già riconosciuta con sentenze passate in giudicato come armata e caratterizzatasi per il compimento anche di azioni di sangue e per il costante uso delle armi per esercitare e ampliare il potere di intimidazione sul territorio conferma, dunque, la piena sussistenza anche dell’aggravante armata contestata». (redazione@corrierecal.it)
x
x