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l’indagine

Spaccio continuo di cocaina e due fratelli aggrediti: il degrado di Acquabona a Crotone

Nell’ordinanza del gip l’episodio che ha fatto scattare le indagini nel settembre del 2022. La droga era nascosta anche tra i bidoni della spazzatura

Pubblicato il: 16/11/2023 – 12:24
di Giorgio Curcio
Spaccio continuo di cocaina e due fratelli aggrediti: il degrado di Acquabona a Crotone

CROTONE Tutto è nato da un’aggressione avvenuta con un coltello. Le vittime sono due fratelli, è l’11 settembre 2022, la zona è il quartiere “Acquabona” di Crotone. I due affermano nella denuncia presentata agli inquirenti, di essersi trovarti lì la sera prima per acquistare della droga, in particolare cocaina, nei pressi dell’istituto scolastico abbandonato “Ex Gravina”.  «In quella circostanza – trascrive il gip Elvezia Antonella Cordasco nell’ordinanza – sarebbe nata una prima discussione con alcuni soggetti residenti nel quartiere, dai quali i due fratelli avrebbero dovuto acquistare lo stupefacente, come già fatto in altre occasioni».

I primi cinque indagati

Dalla loro denuncia, quindi, nasce il procedimento a carico di cinque persone: Donato Bevilacqua, Franco Passalacqua, Armando Manetta, Romina Bevilacqua e Salvatore Passalacqua. Una volta aperto il fascicolo sotto la direzione della Procura di Crotone, è stata subito autorizzata l’installazione di un sistema di videosorveglianza, per monitorare la zona d’interesse investigativo, e sono state avviate anche alcune attività d’intercettazione di conversazioni telefoniche sulle utenze in uso o riconducibili agli indagati. E così, grazie al materiale acquisito ma anche alle operazioni di polizia giudiziaria effettuate – sequestri di droga ed escussione dei testimoni – gli inquirenti sono riusciti a ricostruire un gravissimo quadro indiziario e l’esistenza di una vera e propria “piazza di spaccio” nel quartiere Acquabona di Crotone, con il coinvolgimento di numerose persone oltre ai primi cinque indagati. Soggetti che – come scrive il gip nell’ordinanza «si muovevano in autonomia, agendo quasi sempre in modo isolato e commettendo, talvolta, in rare occasioni, fatti di cessione o vendita di stupefacente anche in concorso tra alcuni di loro, ma sempre in numero di due concorrenti nel reato e, in ogni caso, senza mai consolidare quella sinergia nell’azione criminale, rilevante come indice di una solidità organizzativa ed associativa».

La zona degradata di Acquabona

Fulcro dell’attività di “spaccio” era proprio il quartiere Acquabona e, più in particolare, l’area del quartiere che si sviluppa su via Giosuè Carducci e nelle traverse limitrofe, zona vicina e prossima a diversi istituti scolastici, frequentati da minorenni e caratterizzata da un’alta densità abitativa di soggetti di etnia rom e di cittadinanza italiana, stanziati da molti anni nel quartiere. Documentata, poi, la presenza di un gran numero di avventori che in ogni ora del giorno ed anche della notte, raggiungevano la zona per acquistare la droga con la disponibilità di diverse persone pronte a soddisfare la loro domanda.  Un quadro criminale reso ancora più grave dal contesto di degrado urbano della zona. In molte occasioni, infatti, la droga era nascosta nei bidoni dell’immondizia, nei sottotetti delle abitazioni o negli accumuli di materiale, posizionati tra le abitazioni di alcuni degli indagati. In altre occasioni, invece, lo stupefacente venduto, veniva fatto consumare, agli acquirenti, direttamente a casa dello spacciatore. Le cessioni della droga, poi, in alcuni casi avvenivano nei punti di ritrovo raggiunti in auto e a poche centinaia di metri dalle loro abitazioni, come piazzali di alcuni supermercati, esercizi commerciali e autostazioni. In altri casi, invece, gli indagati andavano a prendere i potenziali clienti portandoli all’interno delle loro abitazioni permettendogli di consumare Io stupefacente all’interno. Gli indagati, inoltre, erano particolarmente attenti nell’utilizzo del telefono, tanto da preferire sempre i messaggi WhatsApp per fissare gli appuntamenti con i propri clienti, consapevoli della possibilità che le loro utenze telefoniche potessero essere sottoposte ad intercettazioni.

Armando Manetta e Donato Bevilacqua

Tra i più importanti esponenti del gruppo di spacciatori del quartiere Acquabona di Crotone ci sono Donato Bevilacqua e Armando Manetta, finiti in carcere. Numerosi gli episodi di cessione di droga documentati dagli inquirenti e finiti nell’ordinanza del gip. In un’occasione risalente al 6 aprile 2023, in particolare, vengono intercettate le conversazioni tra i due. «Dove siete?» chiede Bevilacqua a Manetta che, restando vago, risponde: «Sto facendo un’imbasciata… perché?». «Ehh potete venire alla cantina un attimo? c’è quel ragazzo di Cirò… quello che mi deve fare il passaggio della macchina…». Gli investigatori, grazie alle immagini di sorveglianza, scoprono che quella sera effettivamente due ragazzi originari di Cirò (poi identificati) attraversano via Carducci ed entrano all’interno del circolo. Pochi secondi dopo escono ed entrano all’interno di una Lancia Y davanti all’ingresso a bordo della quale, poi, si allontanano. L’auto, dopo una inversione di marcia, è stata fermata e controllata, nella vicina via G. La Pira, dal personale della Squadra Mobile della Questura di Crotone. Gli agenti, dopo la perquisizione, trovano addosso ad uno degli occupanti un involucro contenente poco più di un grammo di cocaina. Numerosi gli episodi documentati che riguardano proprio Armando Manetta. A suo carico ci sono 16 casi in cui, nelle vicinanze dell’ex Istituto “Gravina” e nelle zone prossime al Liceo scientifico statale Filolao e l’Istituto tecnico commerciale di Crotone «vendeva, cedeva e procurava cocaina» per quantità variabili dal mezzo grammo circa ad oltre il grammo, in alcuni casi anche nei pressi di un bar e di un panificio. (g.curcio@corrierecal.it)

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