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Il mercato della cocaina in Europa, «la ‘ndrangheta ha perso il monopolio»

La criminalità calabrese “insidiata” dai gruppi balcanici. «Da circa 10 anni il mercato è cambiato. La rete logistica si è sviluppata»

Pubblicato il: 17/11/2023 – 6:33
di Fabio Benincasa
Il mercato della cocaina in Europa, «la ‘ndrangheta ha perso il monopolio»

COSENZA E’ l’11 giugno 2022, quattro cittadini britannici vengono arrestati a Salonicco per traffico di 300 kg di cocaina. La droga viene trovata e sequestrata in una lussuosa villa nel Comune di Thermi. Sono i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Dda diretta da Giovanni Bombardieri, e in collaborazione con le autorità greche a rinvenire l’enorme quantitativo di stupefacente destinato alla distribuzione in altri paesi europei e in Australia. «La cocaina resta la fonte principale della ricchezza della ‘ndrangheta e di molte altre organizzazioni criminali», ha sostenuto in una intervista al Corriere della Calabria, il prof Antonio Nicaso. Ma qualcosa sta cambiando. La ‘ndrangheta mantiene una posizione centrale nel traffico globale di cocaina, ma «ha perso il monopolio» dice Angela Me. Che guida le ricerche dell’agenzia Onu che studia il crimine organizzato e il traffico di droga. In una intervista al quotidiano l’Avvenire, suggerisce nuovi e potenziali competitor dei clan calabresi: i gruppi balcanici. «Che ormai hanno rapporti diretti con la Colombia, così come da tempo li ha la ‘ndrangheta. Il dominio assoluto dei calabresi tuttavia non c’è più, da circa 10 anni il mercato è cambiato, evolvendo nella direzione di una maggior concorrenza». Cosa è accaduto? «La produzione è aumentata e la rete logistica si è sviluppata: una tempesta perfetta». La droga non è più affare dei Paesi del Sud America, anche in Africa crescono i numeri del traffico di polvere bianca.

Il Pcc, i messicani e la vendita al dettaglio

Il mercato della droga è in continua evoluzione ed è regolato da uomini e organizzazioni che curano l’intera filiera dell’oro bianco. In Sudamerica, ad esempio, il Porto di Santos – in Brasile – è diventato il check point sudamericano della cocaina. Si tratta del «46esimo più trafficato al mondo, il perno del commercio globale di cocaina e regno incontrastato del Primeiro comando da capital». I messicani, invece, resistono sul mercato a stelle strisce ed «hanno messo i piedi in Olanda per assicurarsi gli ingredienti delle droghe sintetiche». A proposito, sul punto pare opportuno richiamare ancora le parole di Nicaso. «In Nord America, i fentanili hanno soppiantato completamente la cocaina. Sono droghe molto forti e costano di meno». Chi si occupa della “vendita al dettaglio”? «Gruppi nigeriani e marocchini. Gran parte della cocaina arriva nei porti dei Paesi Bassi, Rotterdam e Anversa, ma rimane attiva anche la rotta italiana, con destinazione Livorno e soprattutto Gioia Tauro», spiega ancora Me.

Un container di cocaina proveniente dal Suda America

Il sequestro di cocaina in Ucraina

Il “Global cocaine report” è una fondamentale guida: offre un quadro dettagliatissimo sui numeri e sui dati relativi al traffico della polvere bianca. Anche i porti in Ucraina, oggi interessata da una guerra ancora in corso contro la Russia, «sono stati probabilmente utilizzati da gruppi criminali stranieri per diversificare le rotte, lontano dai controlli delle forze dell’ordine nei porti dell’Europa occidentale». In un comunicato stampa diffuso dal Ministero degli affari interni ucraino e dal Servizio statale di frontiera, nell’agosto 2021, due carichi di cocaina da 60 kg sono stati sequestrati nei porti di Odessa e Yuzhny. Dietro l’affare? Ovviamente la ‘ndrangheta.

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