«La Casa del popolo Giuseppe Valarioti è memoria ed impegno. Memoria di un giovane di Rosarno, nato e cresciuto nella povertà contadina della Calabria di metà novecento, che appagava il suo bisogno di conoscenza con le letture, lo studio, la passione per la ricerca storica ed archeologica, l’amore per la musica. Un giovane che sul finire degli anni ’70 maturò convinzioni ideali e politiche che lo spinsero ad iscriversi al PCI per partecipare al durissimo scontro sociale e politico che in quegli anni ebbe per posta la destinazione del grande flusso di miliardi dell’investimento straordinario nel Mezzogiorno ed in Calabria. Peppe partecipò a quel durissimo scontro perché era un intellettuale di quelli che Antonio Gramsci definì organici, perché i propri convincimenti li vogliono vivere concretamente nell’iniziativa sociale e nella battaglia politica. Durante quel duro scontro la‘ndrangheta lo uccise la notte dell’11 giugno del 1980 mentre era insieme ai suoi compagni, dopo una importante affermazione elettorale del suo partito. L’assassinio fu ordito e compiuto dal vertice mafioso di Rosarno su istigazione ( in mafia equivale ad ordine) del vertice assoluto della ndrangheta della Piana e della Calabria. Lo rivelò un pentito che fu mafioso di alto grado ed amico confidenziale dei capi delle ‘ndrangheta di quel tempo. Venne compiuto con modalità che, di proposito, rivelarono la mano mafiosa, perché il movente fu incutere paura e terrore per disperdere il movimento di lotta che in quegli anni nella Piana di Gioia Tauro-Rosarno aveva raggiunto livelli di forza, combattività e linguaggio che insidiavano, oltre al grande malloppo, anche il prestigio e la stessa esistenza della mafia.
Con la complicità e le collusioni di settori importanti del mondo politico ed istituzionale, la ‘ndrangheta vinse quello scontro e quei miliardi divennero il bottino che investì nel traffico internazionale della droga. Iniziò così la sua metamorfosi in mafia imprenditrice e l’ascesa verso le più alte vette della criminalità del mondo. A Rosarno, nelle scorse settimane, 43 anni dopo l’assassinio l’amore e la riconoscenza verso quel proprio concittadino esemplare, ha suscitato, nei compagni giovani e maturi, e nelle persone libere ed oneste , un nuovo scatto di sentimenti e di orgoglio morale. Uno scatto che conferma e rilancia la ‘Casa del popolo Giuseppe Valarioti’. Memoria che continua ad esortare l’impegno generoso per liberare la Calabria e l’Italia dalla mafia e dai e dai suoi complici palesi ed occulti. Per difendere la Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza antifascista ed antinazista, e la concreta applicazione dei suoi princìpi di libertà, giustizia sociale, uguaglianza, democrazia E perché cresca nel mondo la spinta popolare necessaria a fermare la guerra in Palestina, Israele in Ucraina ed in tutti i territori del mondo bagnati e martirizzati dal sangue di vittime innocenti. E’uno scatto di memoria, affetto e di sentimenti umani , che necessita del sostegno di quanti nutrono gli stessi ideali e princìpi. Sarebbe davvero importante se nelle prossime settimane a Rosarno confluissero dirigenti nazionali e regionali della Cgil, dell’Anpi, di Libera, delle altre organizzazioni sindacali e delle forze politiche che vogliono concretamente partecipare all’iniziativa ed alla lotta per costruire il futuro che meritano le nostre oneste e laboriose comunità. L’assemblea potrebbe svolgersi al centro della bella e grande piazza che porta il nome dell’indimenticabile rosarnese, oppure davanti alla casa del popolo nella via Helvetia riempita di sedie ed opportunamente chiusa al traffico».
*già Deputato
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