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In Calabria politica al maschile e anziana: sindaci donna e giovani cercasi – VIDEO

Poco più di una trentina di primi cittadini sono declinati al femminile. Ed appena il 3,1% sono under 35. De Luca: «La politica ha bisogno di loro»

Pubblicato il: 19/11/2023 – 6:55
di Roberto De Santo
In Calabria politica al maschile e anziana: sindaci donna e giovani cercasi – VIDEO

CATANZARO La politica in Italia parla ancora al maschile e non investe sui giovani. Soprattutto quando si tratta di ricoprire incarichi negli enti pubblici. Ad iniziare dai Comuni che vedono poche, anzi pochissime donne vestire la fascia tricolore, ed ancor meno giovani.
Un quadro che caratterizza l’intera Penisola, ma con differenze territoriali anche rilevanti tra aree del Paese.
Così emerge che mentre in alcune regioni del Nord Italia due sindaci su dieci sono donne con punte in Friuli Venezia Giulia del 22,1%, Emilia Romagna (21%) e Lombardia e Valle d’Aosta (appaiate sopra quota 18%) la percentuale scende mediamente sotto il 10% al Sud. Una disparità di genere anche nel mondo della politica dunque che diviene più lampante nelle regioni meridionali.

E la Calabria – in tema di differenze di genere tra primi cittadini – dimostra ancor meno sensibilità, con appena l’8,7% di donne ad indossare la fascia tricolore. Meno dunque della media nazionale (già bassa al 15,2%) e del Mezzogiorno dove 9 sindaci su dieci sono maschi.
Se volessimo fare i conti, poco più di una trentina di sindache sono ora in carica in Calabria nei 404 comuni presenti nella regione. Più in basso della Calabria in questa classifica ci sono solo Sicilia e Campania dove rispettivamente il 7,3% ed il 5,3% dei primi cittadini sono donne.
I dati sono contenuti nel rapporto dell’Istituto per la finanza e l’economia locale (Ifel), la fondazione dell’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (Anci) – pubblicato pochi giorni addietro – che riporta plasticamente questo squilibrio di genere diffuso in Italia, ma particolarmente accentuato al Sud ed in Calabria in particolare.

Non è terra per giovani sindaci

Fonte: Ifel

Stando ai dati riportati nel report “I Comuni italiani 2023 – Numeri in tasca” che fotografa la situazione in Italia fino ad aprile scorso, la politica nostrana – oltre a dimostrare discriminazioni sul sesso – è diffidente ad investire sui giovani visto che sono pochissimi gli under 35 sindaci.
In Italia, leggendo i numeri contenuti nel rapporto Ifel, ci sono complessivamente 267 giovani primi cittadini. Un dato che trasformato in termini percentuali significa che appena 3,5 sindaci su cento sono sotto quella soglia di età. Anche qui con differenze territoriali consistenti. Se ad esempio in Valle d’Aosta il tasso di presenza di giovani sindaci sale all’8,1%, come anche in Emilia Romagna (7,7%), ci sono regioni in cui quel dato scende al di sotto del 2%.
In Calabria la situazione è simile al resto d’Italia con appena 12 sindaci under 35 cioè il 3,1%. Dati e numeri che dimostrano come la politica italiana e calabrese in particolare non voglia scommettere sulle nuove generazioni e resta ancorata a pregiudiziali di genere.
Come dire che l’amministrazione della cosa pubblica debba rimanere appannaggio di uomini per lo più non giovanissimi. E facendo questo, forse, si smarrisce l’aderenza con una realtà sempre più in rapida evoluzione. Finendo per perdere la scommessa – senza neppure giocarla – su strategie politiche innovative.

De Luca: «I partiti si aprano ai giovani e alle donne»

Roberto De Luca, professore associato di Sociologia dei fenomeni politici

«Ci sarebbe un gran bisogno dell’apporto delle donne e dei giovani nella politica calabrese». Ne è convinto assertore Roberto De Luca, professore associato di Sociologia dei fenomeni politici al dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria. Il docente che è anche responsabile dell’Osservatorio Politico-Istituzionale dell’Unical, segnala forti ritardi rispetto agli altri Paesi in materia di rappresentanza di genere. Un aspetto che, secondo De Luca, giustifica solo in parte la poca presenza di donne nelle istituzioni calabresi. Un’appropriazione del potere decisionale che resterebbe appannaggio solo di uomini e che influenzerebbe anche la scelta di candidature in ruoli amministrativi tra i giovanissimi.
Per facilitare l’accesso di donne e under 35 in politica, il docente chiede un cambiamento di paradigma dei partiti politici. 

Calabria con pochi sindaci donna. È una scelta della politica o c’è meno interesse ad impegnarsi in prima persona nella regione?
«L’Italia sconta un notevole ritardo nei confronti della maggior parte dei Paesi europei in fatto di rappresentanza di genere. Solo 10 anni fa è stata introdotta nel sistema elettorale, nei comuni superiori a 5.000 abitanti, la doppia preferenza di genere (la possibilità per l’elettore di esprimere due voti di preferenza, purché assegnati a candidati di sesso diverso) per favorire una maggiore presenza di elette nei consigli comunali. Ciò ha garantito, di fatto, l’elezione di tante più candidate ma non ha inciso sulla selezione dei candidati, sull’elezione più importante: quella del sindaco. Il gruppo dirigente dei partiti, nelle poche occasioni dove sono presenti a livello locale, è quasi sempre, in prevalenza, composto da uomini che si auto-candidano nelle competizioni elettorali per le cariche più importanti. Pur nella formale applicazione della legge Delrio, che prescrive che nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40% nella composizione della giunta comunale nei comuni superiori ai 3.000 abitanti, si verifica, sovente, che le donne occupino assessorati meno importanti. Ciò giustifica, solo in parte, la minore presenza di donne sindaco in Calabria. Un’altra giustificazione della minore presenza di donne nei posti di responsabilità nei governi locali, possiamo rilevarla nella quasi completa assenza di luoghi deputati all’attività politica-amministrativa. Poche sedi locali di partito aperte e poche associazioni dove si discute di politica. Ciò incide negativamente sulla partecipazione delle donne alla politica, e, più in generale, sulla selezione del ceto politico locale e, conseguentemente, sulla sua qualità».

L’aula del Consiglio regionale composto per appena il 16% da donne

E il fenomeno sembra interessare anche altri enti rappresentativi. Come è messa la Regione in questo senso?
«La Calabria è stata l’ultima, fra le regioni, ad introdurre la doppia preferenza di genere, nel 2020. Nella legislatura precedente, 2014-2019, la proposta di legge sulla preferenza di genere era stata bocciata da un consiglio regionale composto al 96% da uomini. Grazie a questa norma, attualmente nell’assemblea legislativa della regione Calabria siedono il 16% di donne, comunque fra le percentuali più basse in Italia e di molto inferiore a quel 40% almeno di candidate presenti obbligatoriamente nelle liste. Infatti, dalla comparazione dei voti di preferenza ottenuti dai candidati, suddivisi per genere, le percentuali del voto di preferenza delle donne sono molto al di sotto della percentuale di donne presenti nelle liste. Cioè le liste di partito vengono “completate” con la presenza di candidate poco competitive, che ottengono pochi voti di preferenza, poiché tale presenza è necessaria all’adempimento normativo. È pure possibile che nel Consiglio regionale della Calabria si possa ritrovare nel cognome di qualche eletta un riferimento a qualcuno presente in precedenti legislature».

Ma anche gli under 35 sono poco rappresentati tra i primi cittadini calabresi. Come si giustifica questo dato?
«Pochi giovani sindaci eletti, è un dato comune alla quasi totalità delle regioni italiane. Ciò un poco si può giustificare con la poca esperienza politico-amministrativa che possono avere maturato dei giovani che, invece, è necessaria per ricoprire questo importante ruolo e potere avere la fiducia dei propri concittadini. Solitamente i giovani sindaci riescono ad affermarsi nei piccoli comuni e considerando che in Calabria più dell’80% dei suoi 404 comuni sono classificati “piccoli” (inferiori ai 5.000 abitanti), il 3,1% di sindaci sotto i 35 anni sembra essere un dato poco significativo per questa categoria. Vale, a grandi linee, ciò che abbiamo detto a proposito della limitata presenza delle donne nei consigli e nelle giunte comunali. Le scelte che contano in politica, soprattutto per le candidature nelle elezioni, spesso sono appannaggio esclusivo di coloro, uomini, che hanno maturato una buona dose di esperienza politica. C’è da rilevare che, quasi sempre, nei pochi casi di giovani sindaci, questi si accompagnano, nel governo comunale, ad altrettanti giovani assessori, uomini e donne indistintamente, con tanta passione e voglia di perseguire il bene comune che consente loro di superare il naturale handicap del principiante. È proprio su questi giovani amministratori che i partiti politici dovrebbero puntare per dotarsi di nuovi ceti dirigenti che possano tentare di riavvicinare i cittadini alla politica».

Ritiene che ci sia una disaffezione dei giovani ad accostarsi alla politica in Calabria?
«La disaffezione alla politica è un tratto comune delle nuove generazioni. I cattivi esempi della politica e dei politici hanno sicuramente influito a determinare questa disaffezione nei giovani. Ci sarebbe bisogno, perciò, di buoni esempi per migliorare il rapporto fiduciario con le istituzioni politiche. E fra i buoni esempi della politica c’è senz’altro da annoverare la buona amministrazione praticata da tanti sindaci, giovani e meno giovani. Quanto abbiamo detto a proposito della limitata partecipazione delle donne alla vita politica, vale soprattutto per i giovani, che hanno poche occasioni di incontro per il dibattito e la militanza politica». 

In Calabria sono in carica una trentina di donne sindaco nei 404 comuni

Come riuscire a rappresentare maggiormente sia le donne che i giovani nelle istituzioni calabresi. Non basta una norma che ne obblighi la presenza?
«Come abbiamo detto, a proposito della rappresentanza di genere, in molte occasioni, i partiti tendono ad aggirare tali norme. Per cui la soluzione potrebbe ritrovarsi proprio nel comportamento dei partiti politici, cioè gli attori principali della politica. Una maggiore apertura e opportunità, anche nelle candidature alle elezioni, sia alle donne che ai giovani non potrebbe che apportare benefici in termini di consensi al partito e, complessivamente, ridare più fiducia alla politica e ai politici. Dell’apporto delle donne e dei giovani, attraverso la partecipazione, alla vita politica ci sarebbe bisogno nel nostro Paese e nella nostra regione, dove il dibattito politico troppe volte è del tutto assente, dovrebbe essere indispensabile». (r.desanto@corrierecal.it)

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