Manca meno di una settimana al derby del “Ceravolo” tra Catanzaro e Cosenza. La partita negli ultimi giorni ha fatto discutere non poco per le restrizioni decise dalla Prefettura di Catanzaro, su indicazione della Questura, che hanno colpito il popolo rossoblù. E viene da pensare che più che “derby di Calabria”, sia l’ennesima occasione persa. Un derby di paura, di pigrizia, di chi ha preferito allontanare da sé ogni responsabilità piuttosto che tentare il possibile e l’impossibile per far vivere a questa regione una giornata di sport completa, passionale, colorata, popolare e popolata, come per settimane, da una parte e dall’altra della barricata, si era auspicato. Catanzaro-Cosenza del prossimo 26 novembre, sarà quindi una partita di calcio come le altre: da una parte la curva e il pubblico di casa che spingeranno la propria squadra alla ricerca del successo, dall’altra 750 cosentini controllati, disomogenei e “fidelizzati”, più rapidi e fortunati di altri nell’assicurarsi, rigorosamente di persona e non online – altro provvedimento poco comprensibile nel 2023 -, un posto al sole nel ristrutturato e più sicuro (ma a questo punto viene da pensare non abbastanza, sia all’interno che all’esterno) stadio “Ceravolo”. Una partita speciale diventata in un attimo normale, valutata dall’Osservatorio sulle manifestazioni sportive “a rischio 3”, che in B manca da 33 anni e che da più di 30 (gli ultimi incidenti risalgono al 1984) non registra fatti di cronaca allarmanti. Ma più che l’imposizione della fidelity card che a una buona fetta di tifoseria bruzia non è gradita, a penalizzare i sostenitori cosentini è stato il numero di posti disponibili in un settore ospiti che può contenerne molto più del doppio. Tanti, tantissimi, sono stati infatti gli ultras appartenenti ai gruppi organizzati che pur essendo in possesso della tessera del tifoso, non sono riusciti ad acquistare il biglietto. Nessuno, tra le due società e la politica, ha osato ribellarsi a questa ennesima manovra repressiva che col gioco del calcio e con la sua passione ha poco da spartire. Sarà dunque un derby da far passare in fretta, non per tutti, per tanti da divano e pay-tv. Un derby azzoppato, ridimensionato, politico, in cui i presidenti dei rispettivi consigli comunali siederanno uno accanto all’altro per lanciare – si è detto – un segnale di unione e promozione di valori “positivi e costruttivi” traditi sul nascere. La speranza, almeno, è che a nessuno, durante e alla fine dell’evento, venga in mente di parlare di spettacolo sportivo o di prova di maturità superata.
Tra gli ex della partita di domenica prossima, spicca sicuramente la figura dell’allenatore giallorosso Vincenzo Vivarini che nel 1990 arrivò a Cosenza per far coppia d’attacco con Gigi Marulla. A volerlo era stato Gianni Di Marzio, che nel dicembre del 1989, pochi giorni dopo la morte di Denis Bergamini, era tornato a sedersi su quella panchina rossoblù che lo aveva visto trionfare due anni prima con la promozione dei Lupi in serie B. Il tecnico napoletano, nel torneo 1988-89 aveva sostituito l’esonerato Tarcisio Burgnich a Catanzaro, raggiungendo la salvezza, mentre il Cosenza, guidato da Bruno Giorgi, non era andato in serie A per una classifica avulsa sfavorevole rispetto a Reggina e Cremonese.
L’esperienza di Vivarini in riva al Crati non andò benissimo: dopo un discreto inizio, l’allora 24enne abruzzese ex Turris lasciò la Calabria per tornare in C con la maglia del Monza. Ma di quella breve parentesi, probabilmente la più edificante della sua carriera di calciatore, resta una serata indimenticabile nonostante l’esito finale. È il 5 settembre 1990 e il Cosenza, che nel turno precedente di Coppa Italia ha superato il Barletta (grazie ai gol di Marulla, Porfido e proprio di Vivarini), affronta al “San Paolo” il Napoli campione d’Italia di Diego Armando Maradona. Gli spettatori sono 40 mila e la partita, dopo un primo tempo senza reti, la vince la squadra pertenopea. I silani sprecano due ottime occasioni a tu per tu con Galli, prima di essere trafitti da Ciro Ferrara, Maradona su rigore e Careca. Il duo offensivo dei Lupi è composto da Marulla e Vivarini. Pochi mesi dopo quest’ultimo lascerà Cosenza. Come Gianni Di Marzio, sostituito da Edy Reja, tra i volti storici dello spareggio salvezza di Pescara con cui Marulla manderà in serie C la Salernitana. (redazione@corrierecal.it)
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