COSENZA Il curriculum di Erminio Pezzi, imputato nel procedimento con rito abbreviato in corso nell’aula bunker di Catanzaro e scaturito dall’inchiesta denominata “Reset“, è corposo. Almeno secondo l’accusa sostenuta in aula dal pm della Dda di Catanzaro, Vito Valerio. Il pubblico ministero, nell’udienza del 26 ottobre, ricostruisce il profilo di Pezzi ripercorrendo fatti e circostanze che lo vedono coinvolto. «Un nome cerniera nei rapporti tra vari soggetti dell’associazione, nelle interazioni tra i principali vertici dell’associazione; è un canale di collegamento tra Patitucci, Piromallo, D’Ambrosio, Di Puppo; è un canale di collegamento anche con esponenti ed interessi provenienti da associazioni criminali omologhe provenienti dagli altri territori, come accade per esempio per il crotonese e referente che consente attraverso l’individuazioni di luoghi per riunioni strategiche, per favorire la latitanza di Ettore Sottile».
Secondo l’accusa, Pezzi – all’interno dell’associazione – «ricopre un ruolo pratico, organizzativo assolutamente importante». Il suo nome viene citato nelle dichiarazioni iniziali dei pentiti Adolfo Foggetti e Roberto Presta ma anche l’ex pentito Roberto Porcaro parla di Erminio Pezzi «come soggetto di vertice inserito nella Confederazione partendo da una conoscenza pregressa, risalente al 2009 in occasione di una rapina programmata a un portavalori sulla strada Silana 107». Sempre secondo le dichiarazioni fornite da Porcaro, Pezzi avrebbe ricevuto l’affiliazione, «la terza dote da Michele Di
Puppo». Sempre secondo le dichiarazioni rese, l’imputato sarebbe «referente nella zona di confine con San Giovanni in Fiore e quindi le profanazioni crotonesi sullo stesso territorio». (f.b.)
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