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il conflitto

Israele e Hamas, la prima tregua dall’inizio della guerra

Dall’organizzazione islamista i primi dettagli sull’attuazione dell’accordo con Tel Aviv che partirà da domani

Pubblicato il: 22/11/2023 – 22:25
Israele e Hamas, la prima tregua dall’inizio della guerra

Dopo un mese e mezzo di guerra e interminabili negoziati, Israele e Hamas hanno concordato una pausa di quattro giorni nei combattimenti, la prima tregua da quando Israele ha cominciato a bombardare la Striscia di Gaza, dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre che aveva fatto più di 1400 morti, tra civili e militari. La pausa nei combattimenti consentirà il rilascio graduale di 50 ostaggi, detenuti a Gaza, in cambio dell’uscita di 150 prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane; e consentirà anche l’ingresso di aiuti umanitari – cibo, medicinali e carburante – nell’enclave assediata. Lo scambio riguarderà solo donne, bambini e adolescenti. Anche Hezbollah rispetterà la tregua. È il primo raggio di speranza in un mese e mezzo di orrore, un raggio di luce che però non offre alcuna garanzia sulla fine di una guerra che, stando ai dati di Hamas, ha seminato 14.500 morti tra i palestinesi, oltre 35mila feriti, 7mila dispersi e raso al suolo Gaza.

I dettagli dell’intesa

L’accordo è stato mediato in settimane di negoziati segreti da Qatar, Usa ed Egitto. Ma non tutto è ancora chiarissimo. Non è un caso che il direttore del Mossad, David Barnea, sia andato a Doha per discutere gli ultimi dettagli dell’intesa. Hamas dovrebbe rilasciare gli ostaggi in blocchi di 12/13 persone e si sarebbe impegnata a liberarne cinquanta in quattro giorni. Israele ha fornito la lista dettagliata dei detenuti che è pronta a liberare. Meno chiara quella di coloro che usciranno da Gaza (secondo Hamas, da domani (23 novembre) a partire dalle 10 ora locali, le 9 in Italia). Sono almeno 35 i bambini rapiti, 18 dei quali hanno meno di 10 anni. Tra i più piccoli c’è Kfir Bibas, un neonato di appena 9 mesi quando fu portato via dal kibbutz di Nir Oz, insieme a suo fratello Ariel, 4 anni, e ai suoi genitori, Yarden e Shiri. Alcuni di loro hanno compiuto gli anni in cattività, come Emily Hand, 9 anni. C’è anche una piccola, 3 anni appena, rimasta orfana dei genitori nell’incursione. Almeno 68 dei rapiti sono donne, almeno 8 degli ostaggi hanno più di 80 anni. Hamas li consegnerà alla Croce Rossa, che a sua volta li trasferirà alle forze armate israeliane. Israele si prepara ad accoglierli e sono già state emanate le linee guida, importanti sopratutto per i minori. A ogni soldato verrà assegnato un bambino: quando lo incontrerà, il militare si dovrà presentare, rassicurarlo che si trova in un luogo sicuro, poi dovrà sincerarsi se ha sete, caldo o freddo, e dovrà chiedere il permesso prima di qualsiasi contatto fisico. I sequestrati verranno sottoposti a un primo controllo medico, poi portati in uno dei cinque centri medici individuati in Israele per incontrare le loro famiglie. Successivamente, le autorità mediche e di difesa valuteranno insieme se almeno una parte degli ostaggi potrà essere interrogata.

Le conseguenze dell’accordo

L’intesa lascia comunque circa 190 ostaggi a Gaza, di cui circa la metà si ritiene siano militari. Non tutti gli ostaggi sono detenuti da Hamas, alcuni sono nelle mani della Jihad islamica palestinese, una fazione estremista separata, e di altre bande criminali a Gaza. L’accordo, a cui nel governo israeliano si sono opposti fino alla fine i tre ministri di estrema destra, prevede una clausola ‘d’incentivo’: per ogni 10 ostaggi aggiuntivi rilasciati da Hamas, la tregua sarà prolungata di un altro giorno, ma in questo caso non si fa menzione dell’ulteriore rilascio di prigionieri palestinesi. L’accordo è un significativo colpo di propaganda per Hamas e una vittoria personale per Yahya Sinwar, il leader del gruppo terrorista a Gaza e mente dell’assalto del 7 ottobre, secondo Israele. Usa, Ue, Russia e Cina hanno tutti accolto con favore l’intesa, che secondo gli auspici di Egitto, Qatar e Giordania dovrebbe ora portare a più seri colloqui di pace. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto a Israele di impiegare i quattro giorni per valutare attentamente il futuro politico della regione al termine della guerra. Papa Francesco, che proprio oggi ha incontrato una delegazione di famigliari di ostaggi e una di palestinesi, ha lanciato un appello a pregare per la pace, sottolineando la sofferenza di entrambi: “Le guerre fanno questo ma qui siamo andati oltre alle guerre. Questa non è guerra, questo è terrorismo”. (Agi)

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