RENDE «Dopo due intense settimane di mobilitazione studentesca, tra presidi, assemblee pubbliche e l’occupazione dell’Aula Caldora (all’Università della Calabria, ndr), ieri il Senato Accademico ha rilasciato una nota ufficiale su quanto sta avvenendo in Palestina. Accogliamo positivamente la decisione della governance di dare una risposta all’appello presentato dalla comunità accademica nel corso delle mobilitazioni e di prendere una posizione ufficiale di condanna della guerra in corso, in cui chiede la cessazione delle operazioni militari e annuncia iniziative per l’accoglienza di persone provenienti dai luoghi del conflitto. Non possiamo, però, fare a meno di notare una certa timidezza nel riconoscere in maniera chiara e netta le responsabilità dello Stato di Israele nel conflitto e nell’assumere una posizione inequivocabile di condanna delle pratiche criminali attuate ai danni della popolazione palestinese, ennesimo episodio di una pulizia etnica che lo Stato israeliano cerca di portare a compimento da 75 anni». È quanto si legge in una nota del gruppo di studenti che da giorni ha occupato l’Aula Caldora dell’Università della Calabria per dimostrare solidarietà al popolo palestinese.
«Dall’altra parte – prosegue la nota – invece, appare in maniera inequivocabile l’attribuzione delle responsabilità degli attacchi compiuti da gruppi armati come Hamas, come se questi potessero giustificare le atrocità di un conflitto che da oltre un mese colpisce soprattutto obiettivi civili come ospedali, campi profughi, luoghi di culto e tutte le strutture utilizzate come rifugio, comprese quelle sotto l’egida dell’Onu».
«Non possiamo accettare – prosegue la nota – la generalizzazione sul concetto di guerra e l’equiparazione tra conflitti come quello in Ucraina, in cui vige uno scontro attivo tra eserciti, e il conflitto asimmetrico che avviene in Palestina, in cui un potente apparato militare si accanisce sui civili e utilizza armi al fosforo bianco senza risparmiare profughi e feriti, mentre millanta di compiere operazioni mirate contro il terrorismo. Riteniamo che la nota del Senato sia lo specchio fedele di un dibattito pubblico schiacciato sulla propaganda filoisraeliana, in cui diventa quasi obbligatorio fornire delle giustificazioni all’operato criminale dello Stato d’Israele, anche laddove lo si vuole criticare. Sembra che, in virtù dei rapporti diplomatici e degli interessi economico-militari che legano gli Stati occidentali a quello israeliano, non ci si possa discostare da una narrazione che mette sullo stesso piano oppresso e oppressore. Per quanto riguarda l’impegno annunciato dall’Ateneo per l’accoglienza di studenti provenienti da luoghi di conflitto – elemento anche questo presente tra le richieste del nostro appello – ci chiediamo quali siano le modalità concrete attraverso cui la governance intende attuare tale impegno per quanto riguarda la popolazione palestinese, considerando l’impossibilità totale di uscire da Gaza e le enormi difficoltà nel far pervenire aiuti umanitari e sostegni nei territori palestinesi, visto lo stato di assedio operato ai confini dall’esercito israeliano.
Per tutti questi motivi – conclude la nota – e poiché riteniamo necessario portare avanti la mobilitazione abbiamo deciso di proseguire nell’assemblea permanente in Aula Caldora, attraverso una serie di iniziative volte a sensibilizzare ulteriormente la comunità accademica e a promuovere un confronto orizzontale e partecipato sulla questione palestinese e le tematiche correlate. Invitiamo nuovamente il resto della comunità accademica a partecipare ai prossimi appuntamenti e speriamo che la governance non voglia ostacolare la mobilitazione con tentativi di criminalizzazione della solidarietà al popolo palestinese».
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