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Asili nido, la Calabria tra le regioni peggiori in Italia per copertura del servizio

Istat: in uno su due c’è la lista d’attesa, meno del 30% dei bimbi frequenta, il Paese è lontano dai target europei

Pubblicato il: 23/11/2023 – 18:21
Asili nido, la Calabria tra le regioni peggiori in Italia per copertura del servizio

ROMA Un asilo nido su due ha la lista d’attesa di bambini che non riescono ad essere accolti, solo il 9,4% prevede l’esenzione totale della retta per le condizioni economiche, eppure i piccoli appartenenti a famiglie monoreddito e con livelli di istruzione più bassi hanno molte meno possibilità di accedere ai servizi per l’infanzia. E’ impietosa la fotografia dell’Istat che arriva oggi dal Report ‘Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia nell’anno educativo 2021/2022’. In Italia sono meno del 30% i bambini al di sotto dei 3 anni che trovano collocazione nei servizi educativi specifici per la prima infanzia contro il 37,9% della media Ue. La Francia e la Spagna, per esempio, sono ben al di sopra del 50% e altri paesi, come l’Olanda e la Danimarca, si attestano al 74,2% e al 69,1% rispettivamente. Continua ad essere fortissimo, poi, lo squilibrio tra le regioni. L’Umbria ha il più alto livello di copertura (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). La Toscana, il Friuli-Venezia Giulia e il Lazio si attestano sopra la soglia del 33% (38,4%, 36,8% e 36,1%). Di contro, fra le regioni del Sud, restano ancora al di sotto del 15% Campania, Sicilia e Calabria (11,7%, 13% e 14,6% rispettivamente), mentre la Sardegna con il 32,5% fa registrare il livello più alto. I capoluoghi di provincia hanno una copertura media del 35,3%, mentre i Comuni non capoluogo, nel loro insieme, hanno una copertura di posti inferiore di ben dieci punti percentuali e pari al 24,9%. Se dunque la percentuale di copertura dei posti tra 0 e 2 anni di età nel 2021-22 raggiunge il 28%, con un leggero incremento (0,8%) rispetto al 2020/21, dovuto alla contrazione delle nascite e il target del 33% da raggiungere entro il 2010 (come definito dal Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002) è così gradualmente avvicinato, resta comunque decisamente lontano il nuovo obiettivo europeo del 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030. E se l’offerta dei nidi (+1.780 posti) è in ripresa dopo la pandemia, le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto al Mezzogiorno (66,4% nel pubblico, 48,7% nel privato). Nell’anno 2021/2022 sono attivi 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia e sono autorizzati oltre 350mila posti. La spesa impegnata dai Comuni nel 2021 per i servizi all’infanzia ammonta a un miliardo 569 milioni di euro (+16,9% rispetto al 2020) di cui il 16,7% rimborsata dalle rette pagate dalle famiglie (263 milioni di euro). (ANSA)

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