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La coraggiosa lotta di Luca Garofalo, tra diritti negati e disumana burocrazia

Il giovane di Cotronei racconta la sua vita da disabile, i “muri” che quotidianamente incontra e la sua sfida anche per gli altri disabili: «Mi batto per indurre un cambio di mentalità»

Pubblicato il: 24/11/2023 – 6:48
di Emiliano Morrone
La coraggiosa lotta di Luca Garofalo, tra diritti negati e disumana burocrazia

COTRONEI Non si arrende, anche se un morbo gli ha levato ogni scampolo di autonomia e lo costringe a parlare con lentezza. Luca Garofalo ha 34 anni e vive a Cotronei, in provincia di Crotone, fra disfunzioni dell’amministrazione pubblica e l’affetto dei familiari e degli amici. Già consigliere comunale di Cotronei, il giovane, che fa il centralinista in una clinica vicino casa, si documenta, conosce i propri diritti, dialoga con i giornalisti e si batte per sé e per gli altri disabili, come lui, vittime dei tempi e modi della burocrazia locale.

Il racconto di Luca

Con pazienza, Luca ci racconta la sua storia, partendo da un certificato di un’unità di Medicina dello sport che, seppure scomparsa nell’ultimo Atto aziendale, dipende dal Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Crotone. Nel documento, firmato dallo specialista Claudio Cavagnetti, si attesta che il richiedente «non ha potuto espletare nostro malgrado la visita medico-sportiva agonistica per mancanza di attrezzatura idonea ad atleti diversamente abili». «Ero andato nella sede distrettuale di Mesoraca dopo aver prenotato quella visita tramite il Cup unico regionale. In quel posto – precisa Luca – non c’è il cicloergometro a manovella, cioè una specie di cyclette che tu muovi con gli arti superiori. L’attrezzo serve per sottoporre a prova da sforzo le persone, prive dell’uso delle gambe, che devono praticare attività sportive a livello agonistico. Da una ventina d’anni, a Mesoraca non hanno questo strumento e pertanto, ho saputo, da lì mandano i disabili a Catanzaro, dove invece c’è. Sai che vuol dire, per uno come me che ha gli arti inferiori paralizzati, essere sballottato da una parte all’altra per sbrigare delle pratiche? È un’umiliazione continua, è un comportamento disumano». Luca aveva bisogno di un certificato medico-sportivo, previo superamento della prova con il cicloergometro a manovella, al fine di partecipare a un recente bando della Regione Calabria rivolto ai portatori di disabilità e finalizzato alla concessione di un contributo economico all’acquisto di un dispositivo per «attività motorie o sportive amatoriali». In pratica, Luca voleva comprare una nuova handbike, che «costa 8mila euro», ci spiega, grazie al sostegno regionale. La sua, aggiunge, «ha 15 anni e non va più bene». Con il proprio mezzo ricevuto in regalo, il giovane ha gareggiato a Roma, Milano, Viterbo, Monza, Brescia, a Praga e ancora in giro per l’Europa. Lo sport gli ha permesso di conoscere altre città, persone, dimensioni. Gli ha consentito di uscire dal suo territorio, di correre, di misurarsi con atleti paralimpici di varia provenienza, di scoprire risorse interiori inespresse, oltrepassare barriere fisiche e mentali, darsi obiettivi precisi e alimentare la volontà personale. Nonostante l’inutile certificazione ottenuta a Mesoraca, Luca non si è perso d’animo e si è rivolto a un dirigente regionale che, data la particolarità del caso, ha agito in modo da inviarlo presto a Crotone per la prova da sforzo. Così, Luca si è presentato per la seconda visita, ma anche stavolta, riferisce, non ha trovato il cicloergometro a manovella.

«Ho quindi fatto casino», ci dice il ragazzo, «come per una sedia a rotelle che mi spettava, che attendevo da mesi e che ho avuto due giorni dopo aver parlato di persona con il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto». «È assurdo – osserva Luca – che per un diritto si debba scomodare il presidente della Regione e che gli uffici competenti si siano mossi soltanto a seguito del suo richiamo. Ed è significativo che, solo dopo il mio colloquio con il presidente Occhiuto, mi sia arrivata quella sedia a rotelle alla velocità della luce. Allora bisogna riflettere sulle motivazioni pretestuose che a noi utenti danno le strutture pubbliche, sul senso del servizio pubblico che spesso si riscontra in quegli ambienti».

«In Calabria si inverta la rotta»

Intanto, il cicloergometro a manovella è arrivato nell’Asp di Crotone, ci assicura un dirigente della stessa azienda sanitaria, per cui la criticità è stata risolta. Ma il bando regionale è scaduto, secondo Luca, che l’ha appreso dal suo fisioterapista. «Il punto – chiarisce poi Luca – è che, in generale, da noi il sistema pubblico non si accorge delle limitazioni legate alla disabilità. Io non pongo una questione personale, perché i miei datori di lavoro mi aiuterebbero a comprare una nuova handbike e mi assicurano gratuitamente un Oss che mi accompagna in ufficio e mi riporta a casa, mi mette a letto ed è sempre pronto al bisogno. Pensa che io sono in Adi (Assistenza domiciliare integrata, nda), che mi garantisce un Oss per soli 20 minuti al giorno. Allora c’è qualcosa che non funziona negli apparati pubblici calabresi, che fanno troppo poco e sempre con grossi ritardi. Ciò mi spinge all’impegno per gli altri disabili, a denunciare, segnalare, raccontare dei fatti per indurre un cambio di mentalità, perché in Calabria si inverta la rotta sull’assistenza ai disabili, con investimenti adeguati e risorse umane ben formate al riguardo». Fonti dell’Asp di Crotone ci anticipano che «Luca sarà giustificato ufficialmente, in maniera che possa rientrare nel bando in argomento». Fonti confidenziali del Consiglio regionale ci informano che, «a proposito degli auspicabili stanziamenti per agevolare i disabili, vi sono forti resistenze nei reparti amministrativi, in cui prevalgono logiche ragionieristiche». Noi il problema l’abbiamo riproposto. L’avevamo già inquadrato a proposito della vicenda del piccolo Mariano (leggi qui). Ci auguriamo che la politica calabrese, di maggioranza e opposizione, intervenga in profondità e senza attese, riserve, timori.

Per eventuali segnalazioni, scrivete a redazione@corrierecal.it.

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