Ultimo aggiornamento alle 12:09
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 7 minuti
Cambia colore:
 

la riflessione

Violenza di genere, basta con la strage delle innocenti

Sono convinta che il problema della Violenza di genere vada affrontato trasversalmente attraverso una sinergia istituzionale, politica, culturale, sociale ed economica che investa un’ampia fetta d…

Pubblicato il: 24/11/2023 – 19:02
di Amalia Bruni*
Violenza di genere, basta con la strage delle innocenti

Sono convinta che il problema della Violenza di genere vada affrontato trasversalmente attraverso una sinergia istituzionale, politica, culturale, sociale ed economica che investa un’ampia fetta della nostra società, concentrandosi su un raccordo tra le varie strategie messe in campo, in cui ogni attore possa giocare la sua quota parte, ma sempre in un’ottica di azione comune che miri alla realizzazione degli obiettivi prefissati. Dobbiamo innanzitutto fare un’analisi di contesto e un monitoraggio continuo del fenomeno. Occorre poi individuare modelli culturali e di genere ed infine sviluppare empowerment e imprenditoria femminile, cosi come pensato con l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. Dico questo perché, anche da un punto di vista mediatico, finiamo per essere bombardati da un’infinità di nozioni sul tema. Al di là delle cronache, assistiamo di continuo alla presentazione di rapporti sulla Violenza di Genere, di manifestazioni pubbliche, di inaugurazioni di Centri di Ascolto e Case Rifugio, di innumerevoli associazioni che si propongono di affrontare tali problemi sociali. Tutte azioni degne di nota, sia chiaro, ma che – nell’opinione pubblica e a volte anche nelle stesse donne vittime di violenza – creano anche un po’ di difficoltà nel comprendere il complesso sistema nazionale e regionale a tutela delle vittime di violenza. Il primo compito dell’Osservatorio sulla violenza di genere, credo debba essere proprio questo: il raccordo istituzionale, in modo da garantire uniformità di interventi e un’assunzione di responsabilità condivisa che vada a toccare più ambiti e più istituzioni. Dico sempre che, in qualunque settore, è fondamentale partire dall’analisi dei dati per capire ciò che è stato fatto, qual è lo stato attuale delle cose e soprattutto per comprendere in che modo intervenire.
L’ISTAT, nel 2022, ci ha presentato i dati relativi al “Sistema di protezione per le donne vittime di violenza. Principali risultati delle indagini condotte sulle case rifugio per le donne maltrattate e sui Centri antiviolenza Anni 2020 e 2021”. E in questo rapporto viene specificato che la Calabria registra un aumento di richieste di aiuto da parte di chi è vittima di violenza, eppure sono ancora poche e non adeguate le case rifugio presenti sul territorio della nostra regione.
Tutte queste informazioni, insieme agli altri dati attendibili e provati a livello nazionale, vanno messi a confronto con i dati regionali che abbiamo a disposizione. E capire se, anche in termini di raccolta dati, siamo aggiornati in modo adeguato. Quello della raccolta e dell’analisi dei dati è un’attività che coinvolge tutti gli organi coinvolti: Questure, Prefetture, Pronto Soccorso, Centri antiviolenza. È da qui che, come regione dobbiamo ripartire. Da dati ufficiali, reali e condivisi con l’opinione pubblica per un lavoro educativo-culturale rivolto verso l’esterno.
C’è poi la questione del necessario aggiornamento e adeguamento della legislazione in materia, sia a livello nazionale che regionale. Sono diverse le proposte presentate in Parlamento, ma spesso non riusciamo a trovare una quadra. E in questo marasma di enti e istituzioni coinvolte, spesso si crea disorientamento nelle donne che necessitano di aiuto. Una legislazione più stringente, che possa davvero essere ottimizzata partendo dal punto di vista delle vittime di violenza, dalle difficoltà che incontrano nel loro percorso di denuncia, dalla tutela più o meno garantita che ricevono successivamente alla denuncia. Faccio un esempio concreto: l’8 marzo del 2022, mentre noi in Consiglio regionale approvavamo una legge voluta dalla Giunta e presentata da Giusi Princi su misure di “Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile”, una donna in Calabria – a San Leonardo di Cutro – veniva uccisa con un colpo di pistola dal marito. Proprio l’8 marzo. Il figlio ero andato a farle visita per donarle delle mimose e ha trovato il corpo insanguinato della madre a terra. Si tratta di Vincenza Ribecco, una donna di 60 anni, che – vittima di un retaggio culturale particolarmente radicato nei nostri territori – ha sempre perdonato, ha sempre accettato le violenze, per cosa? Per il bene della famiglia e dei due figli. Dopo 30 anni di violenze anche molto gravi, finalmente Vincenza decide di andare a sporgere denuncia dopo alcune minacce ricevute. Cosa si sente dire in Questura? Che potevano fare solo un ammonimento perché mancavano le prove. Ci voleva un certificato del Pronto Soccorso che provasse la violenza oppure ancora dei lividi visibili e “freschi”, se così possiamo dire. Una donna che dopo 30 anni di botte decide di andare a denunciare, che fiducia può avere nelle istituzioni trovandosi di fronte a queste risposte? Vincenza ci ha ripensato e poco tempo dopo ha conosciuto la morte. È questo che dobbiamo cambiare! Abbiamo il dovere di offrire maggiori garanzie legislative e giuridiche a chi e vittima di violenza. E l’aggiornamento legislativo deve prevedere interventi su più fronti: non soltanto tutele per le donne in termini di sicurezza fisica e psicologica, ma anche interventi mirati per le istituzioni scolastiche che garantiscano continuità evitando progetti spot e affidandosi invece a progettualità sul lungo periodo. Anche il tema dell’educazione affettiva nelle scuole proposto in questi giorni, con tanto di malumori da parte di alcuni docenti, non può essere LA soluzione. In quanto alla regione Calabria, ricordo che questo governo regionale aveva deciso di intervenire sulle scuole e sui servizi dedicati alla persona attraverso la programmazione POR 2021/2027, utilizzando fondi europei da destinare a progetti obiettivo. Anche tali fondi possono portare strade di miglioramento, ma è necessario che ci sia una piena aderenza tra ciò che viene programmato e ciò che viene poi realizzato, senza dimenticare qual è la priorità: garantire servizi continuativi che non si esauriscano nel giro di qualche anno, una volta che i fondi europei per quella misura sono terminati. Il tema dei finanziamenti è un altro tema cruciale. Va bene fare prevenzione, ci mancherebbe, va bene emanare leggi di indirizzo, va bene intervenire a livello culturale, ma bisogna garantire adeguati finanziamenti a sostegno delle donne vittime di violenza di genere, sia in termini di strutture e progetti, sia in termini di sostegno economico a tutte queste donne. Perché il dramma che vivono certe donne è che il problema della violenza diventa poi anche un problema di gestione familiare, di gestione economica, di inserimento nel mondo del lavoro. Tutte facce della stessa medaglia che noi non possiamo ignorare. Ultimamente ci stiamo abituando, anche in virtù delle cronache che ci vengono presentate dai mass media, a rispondere alle situazioni di emergenza: avviene una violenza, un omicidio, stiamo lì a parlarne per giorni e giorni, ribadiamo l’importanza di nuove leggi e nuovi progetti, e poi finisce lì. Non possiamo soffermarci solo sui fatti di cronaca, serve un lavoro strutturato e diffuso sul lungo periodo. Anche la comunicazione gioca la sua parte in questa lotta. E mi fa piacere che l’Osservatorio abbia deciso di dedicare a questo aspetto parte del suo lavoro, attraverso un percorso di educazione a tutela delle vittime anche con giornalisti e organi di stampa. Permettetemi, inoltre, di concludere sottolineando che la questione della Violenza di Genere non andrebbe inserita nel mare magnum delle politiche sociali, ma – proprio per la specificità del fenomeno e per le tante questioni che ruotano attorno al tema – merita un settore a sé stante, un dipartimento dedicato attraverso il quale intervenire in un’ottica plurisettoriale.
Sono anni che parliamo di Violenza di Genere, se ancora non abbiamo ottenuto dei dati confortanti, forse è perché ci siamo persi in troppe chiacchiere e pochi fatti. Oggi dobbiamo gridare insieme a gran voce che è arrivato, sempre più urgente, il momento di dare spazio alla concretezza.

*consigliere regionale del Pd e vice presidente della terza Commissione. 

Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x