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L’oro bianco della ‘ndrangheta, la lunga rotta dal Sud America all’Africa

Le nuove rotte del traffico di cocaina. Gli snodi logistici sempre più importanti per i narcos calabresi

Pubblicato il: 26/11/2023 – 6:50
di Fabio Benincasa
L’oro bianco della ‘ndrangheta, la lunga rotta dal Sud America all’Africa

COSENZA E’ l’8 novembre 2023 quando si ha notizia di almeno tre spedizioni di cocaina colombiana fra il 2020 e il 2022, per un totale di 3.455 chili, realizzate dalla Colombia al porto italiano di Gioia Tauro, in Calabria, in una relazione tra trafficanti di droga locali e Bartolo Bruzzaniti. Rientrato in Italia dal Libano dove era stato arrestato a giugnoBruzzaniti, considerato un elemento di spicco della cosca Bruzzaniti-Morabito-Palamara, è ritenuto uno dei principali broker del narcotraffico internazionale: capace di organizzare traffici, tra il Sud America e l’Italia, per oltre due tonnellate di cocaina al mese. In una ricostruzione di questi traffici illeciti, il portale di giornalismo indipendente colombiano Vorágine ha sottolineato che il carico più grande, 2.226 chili di cocaina, è partito dal porto di Turbo (nordovest) nascosto in casse di banane inviato in Italia da una ditta di esportazione locale chiamata Banacol che i media colombiani hanno collegato con politici di destra e con accuse di legami con gruppi paramilitari. Sempre secondo Vorágine, questo carico è stato intercettato dalle autorità italiane, che sono riuscite ad accedere all’applicazione di messaggistica istantanea crittografata SkyEcc con cui Bruzzaniti avrebbe chattato con Raffaele Imperiale, presunto membro della camorra italiana. Quest’ultimo è stato arrestato a Dubai dopo una latitanza dorata ed oggi è pentito. Ritenuto vicino al clan camorristico degli Scissionisti e col pallino dell’arte, è stato ribattezzato il “boss dei Van Gogh” per avere acquistato, custodito e poi fatto anche ritrovare due preziosissime tele del celebre pittore fiammingo che erano state trafugate dal museo di Amsterdam nel 2002.

Cocaina, Hezbollah e ‘ndrangheta

Come scrive il quotidiano La Repubblica, «L’operazione Cassandra, lanciata dalla Dea nel 2007, ha provato che Hezbollah usa il commercio di cocaina in Europa come sorgente di guadagni per sostenere le sue attività internazionali». A dichiararlo a quotidiano è Martin Verrier, uno dei maggiori conoscitori dei rapporti che legano narcos e jihadisti. «C’è una crescente convergenza globale tra le organizzazioni criminali e i gruppi terroristici, che avviene anche in America Latina. Sappiamo dalle indagini argentine, brasiliane, italiane e statunitensi che Hezbollah ha usato questo continente sia per procurarsi la cocaina sia come luogo per ripulire il denaro e finanziare il terrorismo», dice Verrier intervistato da La Repubblica. E poi suggerisce alcune alleanze con gruppi locali come «il Pcc in Brasile, che è stato anche un fornitore della ‘ndrangheta».


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La lunga rotta dal Sud America all’Africa

Lo schema è ormai un classico nell’analisi dei comportamenti della ‘ndrangheta. «I sodalizi calabresi, in tale ambito, continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani in ragione degli elevati livelli di affidabilità criminale e finanziaria, garantiti ormai da tempo». E’ uno dei passaggi contenuto nella relazione della Dia del primo semestre del 2022. Nuove rotte, emerse negli ultimi anni riguardano «l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana». Quell’area del continente, evidenziano gli investigatori, «è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici di droga». La ricerca – riuscita – di nuove rotte ha una conseguenza: «I flussi intercontinentali di stupefacenti non hanno fatto registrare flessioni significative neanche nel periodo di limitazioni alla mobilità imposte a causa della nota crisi pandemica». Restano centrali nel narcotraffico gli scali portuali di Gioia Tauro (per la Calabria) e quelli di Genova, La Spezia, Vado Ligure e Livorno per l’alto Tirreno». In Africa pare avesse trovato dimora proprio Bartolo Bruzzaniti, prima della cattura, residente ad «Abidjan nella Costa d’Avorio, la sponda africana della rotta della cocaina verso l’Europa», scrive Floriana Bulfon su La Repubblica. In una chat criptata del 2020 aveva scritto: «Io sono forte in Africa e se fate come vi dico non vi prendono… In Africa so quali tasti toccare».


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