LAMEZIA TERME L’autovettura ripresa dalle telecamere installate in prossimità del luogo del delitto, sia nei momenti immediatamente precedenti e successivi all’agguato sia il giorno precedente, è quella di Federica Guerrise. La moto, quella guidata dal killer, ripresa dalle telecamere e osservata da alcuni testimoni oculari, è quella di colore bianco camuffata da adesivi di colore nero utilizzata da Marco Gallo per consumare, qualche mese dopo, anche l’omicidio ai danni di Gregorio Mezzatesta. Sono questi i primi due punti fondamentali sui quali si basa la condanna definitiva in Cassazione (emessa lo scorso luglio) all’ergastolo per quello che è considerato l’autore dell’omicidio del fruttivendolo 57enne Francesco Berlingeri, ucciso la sera del 19 gennaio 2017 a Sambiase, quartiere di Lamezia Terme. Sentenza che ha, invece, confermato i 15 anni a carico della moglie. Secondo la tesi investigativa della Procura di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, e confermata nei processi, Marco Gallo ha materialmente eseguito l’agguato sparando da distanza ravvicinata alla vittima «mentre questa stava scaricando della merce davanti al suo negozio nel quartiere di Sambiase, a Lamezia». La moglie avrebbe invece «fatto da “specchietto”, avvisando telefonicamente il marito dell’arrivo di Berlingieri».
Le motivazioni della Cassazione non lasciano scampo ad ulteriori interpretazioni rispetto alle condanne già emesse in primo grado e in appello. A cominciare dall’auto utilizzata da Federica Guerrise, una Fiat 600, colore “grigio carattere” modello “base active”. «L’identità tra la Fiat 600 ripresa dalle telecamere e quella in uso alla Guerrise» è scritto nelle motivazioni della Cassazione «è stata desunta dalla coincidenza tra una pluralità di dati tratti dai fotogrammi e quelli che contraddistinguono l’autovettura dell’imputata, appositamente fotografata, quali il modello ed il colore, le prime e ultime lettere della targa (CZ e XX) ed alcune caratteristiche distintive inamovibili deflettore montato sulla sola portiera destra, assenza di antenna dell’autoradio, presenza dei baffetti sul cofano anteriore». Ma non solo: fondamentali si sono rivelati anche i dati dei telefoni cellulari e la loro glocalizzazione. Quello dell’imputata «attesta spostamenti perfettamente in linea coi movimenti della autovettura, come ricostruiti dai filmati, nonché dalle risultanze dei tabulati che, sempre periodo di interesse, registrano telefonate con l’utenza del coniuge, anch’essa localizzata, per il tramite delle celle attivatesi, nella zone dove è stato consumato l’omicidio». Federica Guerrise, infatti, alla guida della Fiat 600, ha «tempestivamente avvisato Gallo, alla guida della moto, dell’arrivo nella zona di interesse dell’autovettura Volkswagen con a bordo la vittima designata».
Entrambi, a bordo della moto e della Fiat 600, inoltre, «il giorno prima dell’agguato e nelle ore precedenti, hanno compiuto ripetuti spostamenti sincronizzati e funzionali alla riuscita del piano omicidiario perché volti ad acquisire informazioni sulle abitudini di vita di Berlingieri e a pedinarlo fino all’individuazione del momento migliore per l’intervento del killer armato». Secondo i giudici della Cassazione, poi, le quattro lettere della targa della Fiat 600 «sono state individuate con certezza dal consulente Accorinti, grazie all’impiego di un software specifico di miglioramento dell’immagine, in un fotogramma diverso da quello che aveva consentito al teste di polizia giudiziaria Di Genova di individuare, sia pure in termini probabilistici correttamente intesi dalla Corte territoriale, soltanto le due lettere inziali», respingendo così la tesi dell’avvocato difensore. «Per di più – scrivono ancora i giudici – il fotogramma utilizzato da Accorinti ritrae la Fiat 600 nello stesso momento in cui il cellulare della sua usuaria contatta l’utenza in uso a Gallo, impegnando la cella che copre la zona dell’omicidio».
C’è, poi, il video. Secondo i giudici della Cassazione, infatti, le rirese hanno consentito di accertare «la sincronizzazione degli spostamenti dei due veicoli e la funzionalizzazione di tali movimenti all’esecuzione dell’omicidio». Il giorno dell’agguato e quello precedente, l’autovettura è stata inquadrata ripetutamente non solo mentre seguiva o anticipava il passaggio di una moto uguale a quella utilizzata dal killer, «ma anche in sosta davanti al negozio gestito dalla vittima ed in una occasione riprendere la marcia da tale posizione privilegiata per controllare i movimenti di Berlingieri, eseguendo una rapida inversione per inseguire la moto, anch’essa inquadrata».
Secondo i giudici della Cassazione, la sincronia tra Federica Guerrise e il marito Marco Gallo «è ancora più evidente nei minuti che hanno preceduto l’omicidio segnalato al numero di emergenza 113 alle 19.22». Alle 18.51, la Fiat 600 è parcheggiata vicino al negozio di ortofrutta di Berlingieri; un minuto dopo, nello stesso luogo transita la moto enduro del killer, l’unica di questo tipo presente nella zona; alle 19.17 la Fiat 600, che nelle more aveva continuato a compiere i giri nelle vie adiacenti, si imbatte nel veicolo Volkswagen Caddy guidato da Berlingeri che prosegue la marcia fino al suo negozio. Subito dopo, la Fiat 600 inverte la direzione ed incrocia la moto del killer che procede in direzione opposta per portarsi nel luogo dove ha appena parcheggiato Berlingieri. Poi, alle 19.18, i tabulati registrano una chiamata, in partenza dall’utenza della Guerrise verso l’utenza del marito geolocalizzato nella stessa area, di durata breve ma sufficiente per segnalare l’arrivo della vettura guidata dalla vittima appena incrociata in via delle Terme, come attesta dal sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale Casa idea. La Fiat 600, infine, inverte nuovamente la marcia per accodarsi alla moto».
Per i giudici, poi, restano «del tutto privi di giustificazione i percorsi compiuti dai coniugi il giorno dell’agguato e quello precedente, allorquando entrambi si erano posti alla guida di due diversi veicoli, transitando ripetutamente, con spostamenti sincronizzati e per un periodo di tempo prolungato, davanti al negozio di Berlingieri fino al completamento dell’azione omicidiaria». (g.curcio@corrierecal.it)
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