REGGIO CALABRIA Una protesta davanti alla Corte d’appello di Reggio Calabria che va avanti da sedici giorni e da sedici notti quella di Francesco Gregorio Quattrone, l’imprenditore reggino finito al centro delle indagini della Dia di Reggio Calabria a seguito delle quali gli furono sequestrati 58 immobili, beni aziendali e altri beni del valore di 20 milioni di euro. Il 66enne, già proprietario del locale “Arca di Joli” fu coinvolto nel processo “Olimpia”, da cui è stato prosciolto e, nel 2012, nell’inchiesta “Entourage”. Pur essendo stato assolto nel secondo processo, i beni di Quattrone sono stati confiscati al termine del procedimento parallelo, e slegato dal processo penale, istruito davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Un provvedimento, dunque, ancora in atto nonostante l’assoluzione dell’uomo, che si ritiene per questo «vittima di un equivoco giudiziario».
«Io chiedo i miei beni indietro perché non sono frutto di associazioni di mafia, di illecito», dice Quattrone ai microfoni del Corriere della Calabria, spiegando: «Non so perché non riescono a sbrogliare questa matassa, si nascondono dietro ai due binari perché quello della confisca seguiva un binario e quello dell’associazione un altro». Quattrone, che tornerà davanti ai giudici il prossimo 6 febbraio, dice di cercare «una giustizia giusta». «La cerco e la voglio», si legge sull’enorme cartello che ha posizionato vicino all’entrata della Corte d’appello. Il 66enne, difeso dagli avvocati Baldassare Lauria, presidente e fondatore dell’Osservatorio Misure di prevenzione, e Maria Vazzana, non è nuovo a proteste di questo genere, lo scorso settembre era addirittura salito su una gru del cantiere del nuovo palazzo di Giustizia in costruzione davanti al Cedir, sede degli uffici giudiziari reggini. A fine 2022, l’imprenditore si era anche incatenato davanti agli uffici giudiziari ed era stato ricevuto dal procuratore Giovanni Bombardieri. Oggi l’ennesima protesta. «Io vivo con 324 euro al mese – racconta Quattrone – per vivere vado in giro, mi vendo qualche pezzo di pane o qualcosa che raccolgo come funghi». E riguardo ai possibili risvolti della vicenda, l’ex imprenditore si dice fiducioso: «Io sono stato sempre fiducioso e sono fiducioso nelle persone giuste, in quelli che la giustizia la applicano giustamente. Io chiedo questo. Mi auguro che questo 6 febbraio ci siano le persone giuste, che possano giudicare giustamente».
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