COSENZA Garantire un letto agli emarginati, all’interno di case sottratte alla ’ndrangheta. Era la prima sfida di un centinaio di «Tecnici per il Sud» impiegati in Comuni e altri enti della Calabria con l’obiettivo di finalizzare le misure del Pnrr.
È una storia che parte nella primavera del 2021, quando 760 partecipanti vincono un concorso dell’Agenzia per la coesione territoriale, volto a reclutare nel Mezzogiorno, al massimo per 36 mesi, 2800 laureati fra ingegneri, architetti, informatici, amministrativi e altre figure. Secondo il governo, l’iniziativa potenzia la capacità di progettazione e spesa di diversi enti pubblici meridionali nell’ambito del Pnrr. Tra i vincitori di quella procedura c’è un nostro segnalatore, il quale ci chiede l’anonimato, che ha un contratto triennale per occuparsi, fino al prossimo autunno, di interventi primari in campo sociale: dall’assistenza domiciliare ai bisogni delle persone senza tetto. Tra un po’, il nostro segnalatore e i suoi colleghi precari dovranno cercare lavoro altrove, forse nel Nord. Infatti, sono stati sempre respinti gli emendamenti per il loro passaggio a tempo indeterminato, presentati da diversi parlamentari calabresi in sede di conversione di recenti decreti dell’Esecutivo, tra cui il cosiddetto “Sud”. Per questi lavoratori a termine, che a ragione aspirano al riconoscimento dei meriti acquisiti, l’orizzonte resta incerto e per ora non si intravedono soluzioni, percorsi e possibilità di stabilizzazione. Eppure, sono stati molto utili e spesso, come accade a chi non ha potere contrattuale, hanno pure svolto ulteriori funzioni per gli enti utilizzatori, accelerandone la burocrazia e smaltendo pesanti arretrati, perfino nei giorni festivi. Intanto, lo Stato ha da poco ricevuto la quarta rata del Pnrr e il ministro delegato, Raffaele Fitto, ha subito detto: «È un risultato molto rilevante e importante per l’Italia, che è l’unico Paese in Europa ad averlo raggiunto».
Dopo il primo concorso ne è uscito un secondo, sempre a tempo determinato, per 2200 tecnici del Pnrr al servizio delle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno. Tuttavia, riporta un’interrogazione del febbraio 2023 a firma del deputato Francesco Mari (Sinistra italiana), già in precedenza, «il Comitato per la stabilizzazione dei tecnici per il sud» aveva denunciato una costante “fuoriuscita” dalle posizioni lavorative in oggetto, tramite decine di dimissioni quotidiane, in favore di soluzioni» a tempo indeterminato. Nella stessa interrogazione si legge che, «al fine di incentivare e “blindare” le attività del personale» assunto con il primo concorso, il Parlamento, con la legge numero 142 del 2022, aveva consentito alle amministrazioni utilizzatrici di «procedere, con decorrenza non antecedente al 1° gennaio 2027, nei limiti dei posti disponibili della vigente dotazione organica, alla stabilizzazione nei propri ruoli del medesimo personale nella qualifica ricoperta alla scadenza del contratto a termine, previo colloquio e all’esito della valutazione positiva» dell’attività svolta. «La citata previsione normativa – precisa l’atto parlamentare – riguarda esclusivamente le 500 unità di personale» assegnate al ministero dell’Economia e delle Finanze e alle altre amministrazioni centrali titolari di interventi del Pnrr, «mentre nulla di analogo si prevede con riferimento a chi lavora negli enti locali, dando vita ad una evidente disparità».
Il nostro segnalatore chiarisce che adesso «il problema è il nuovo concorso» – cioè il terzo – bandito dell’Agenzia per la coesione territoriale, in cui si prevede, aggiunge, «l’assunzione a tempo indeterminato per i nostri stessi profili professionali». «Noi – prosegue – siamo già formati sul campo e siamo i veri attuatori del Pnrr, ma al momento siamo fuori dai piani del governo; il che è frustrante, perché abbiamo strutturato e gestito importanti progetti centrati sulla persona: per l’aiuto ai disabili, l’autonomia individuale e il sostegno dei più fragili. Ancora, abbiamo garantito servizi specialistici per la continuità delle cure dopo i ricoveri ospedalieri. Parliamo di servizi essenziali, di cui la Calabria ha fortemente bisogno. Inoltre, abbiamo seguito la supervisione degli assistenti sociali, che spesso vanno in burnout. Peraltro, molti di noi si sono dedicati ad azioni integrate di rigenerazione urbana, a interventi di natura ambientale e di economia circolare, nonché di promozione dello sviluppo sociale anche attraverso la cultura, il patrimonio naturale, il turismo sostenibile e la sicurezza». «Vinsi un concorso a tempo indeterminato, ma – racconta il nostro segnalatore – rinunciai a quel posto e scelsi il lavoro attuale, mettendomi in gioco per amore della mia terra e della mia gente. In Regione, il presidente Roberto Occhiuto ha provveduto a stabilizzare diversi precari del nostro stesso gruppo. Il problema è dunque nei Comuni, che non hanno risorse per assumerci a tempo indeterminato. Lo Stato dovrebbe finanziare il rinnovamento del personale degli enti locali. Io credo che tutte le parti politiche possano essere d’accordo su questa necessità. Il ferro è caldo e va battuto ora, dato che sono disponibili ingenti risorse da impiegare in maniera produttiva». La vicenda dei «Tecnici per il Sud» è un fulgido esempio di come nel Mezzogiorno i giovani preparati, titolati, formati e motivati non abbiano spazi di accesso al pubblico impiego. Nelle regioni meridionali, che soprattutto per questo motivo tendono a spopolarsi, l’attenzione della politica è piuttosto rivolta a masse che potrebbero rendere sul piano elettorale. Va invece aperta un’ampia riflessione sul futuro dei giovani e delle loro famiglie, sul valore economico e sociale delle capacità e del merito nel sistema pubblico. Non è sostenibile assecondare chi fa rumore oppure baratta voti per assunzioni sicure. (redazione@corrierecal.it)
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