La politica del lavoro ha una sua specificità nella dimensione meridionale, laddove negli anni settanta e ottanta la gran parte dell’occupazione è passata o attraverso gli enti pubblici, oppure nel terziario.
Le variazioni registrate nella comunità hanno determinato la necessità di un cambiamento strutturale nelle dinamiche relazionali. Il principio smithiano della domanda e offerta regola da sempre l’andamento dell’economia. La sociologia ha letto con attenzione i processi di mutazione indicando anche possibili soluzioni nelle aree interne. Ha detto bene il presidente Occhiuto quando ha preconizzato una possibilità di crescita per la Calabria legata alla sua posizione nel Mediterraneo. Un po’ come accadde per il Nord che subì il forte impulso manifatturiero tedesco costruendo così la sua fortuna. La Giunta regionale sta progressivamente facendo diminuire il precariato storico e anche questo è un dato positivo. Raccogliere la dimensione occupazionale per tante diverse fasce di età significa valorizzare esperienze diverse.Per decenni, in Calabria non esistevano i centri per l’impiego e Calabria Lavoro, che è stata trasformata, non ha avuto un investimento adeguato da parte della Regione.
Oggi i centri sono di nuovo attivi, la nuova agenzia regionale si candida a poter essere uno strumento importante di formazione e sostegno per il mercato complessivo .La cointeressenza della Zes e dei fondi speciali può comportare una capacità di penetrazione che porti all’incremento occupazionale. Oggi si può diversificare l’utilizzo della forza lavoro non dimenticando che vi sono categorie differenti e che è indispensabile non lasciare nessuno per strada. Fratelli d’Italia , che esprime l’assessore regionale, Giovanni Calabrese, ha una filiera nazionale, che parte dal ministro Calderone, in grado di produrre meccanismi virtuosi. Su questo tema è possibile agire con uno spirito di riformismo e innescare una nuova mentalità che allarghi sempre più il campo all’iniziativa privata. È una sfida aperta che si può vincere.
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