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gli scenari futuri

Lo studio di fattibilità della “Grande Cosenza”. Integrazione, qualità dei servizi e nuovo Tpl

Il progetto di fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero per «intercettare finanziamenti» e tagliare i «costi di gestione»

Pubblicato il: 02/12/2023 – 15:28
di Fabio Benincasa
Lo studio di fattibilità della “Grande Cosenza”. Integrazione, qualità dei servizi e nuovo Tpl

COSENZA Un primo passo verso la concreta realizzazione del progetto “Grande Cosenza” che metterebbe insieme la città dei bruzi e quelle di Rende e Castrolibero. Ieri durante l’audizione sullo studio di fattibilità e la presentazione del piano durante i lavori della Prima commissione consiliare regionale, il professore Luigino Sergio, ha snocciolato dati e numeri a sostegno del progetto di fusione. «C’è stato un netto calo demografico nei tre Comuni e si è assistito a una riduzione complessiva del 40% dei fondi di derivazione statale ai tre comuni. Tutto questo ha portato a una forte riduzione dei servizi e all’impossibilità da parte dei singoli Comuni di garantire livelli di assistenza sufficienti». La “Grande Cosenza” è fortemente sostenuta dalla presidente della prima Commissione del Consiglio regionale, Luciana De Francesco e dal consigliere regionale Pierluigi Caputo.

Gli scenari futuri tra denatalità e invecchiamento della popolazione

Nello studio di fattibilità, che il Corriere della Calabria ha avuto la possibilità di visionare, sono contenuti una serie di elementi inerenti la valutazione sugli scenari futuri di trasformazione. L’idea forte dell’area urbana si basa su alcuni elementi prioritari. In primis, l’integrazione ovvero il superamento di frammentazione amministrativa e la successiva creazione di luoghi di coesione. Ed ancora, la valorizzazione di talenti, grazie all’apertura verso contesti nazionali ed internazionali «mirando a diventare un luogo di attrazione per ricercatori e studiosi». Poi, si legge ancora, la valorizzazione dei beni culturali, la qualità dei servizi in termini di offerta territoriale. L’area urbana, dunque, diventerebbe riconoscibile a livello regionale, nazionale ed internazionale. Un territorio in grado di superare le sfide della sostenibilità. Nei costi-opportunità, lo studio suggerisce la fusione come soluzione al decremento della popolazione cosentina e della scarsa natalità. La provincia di Cosenza al primo gennaio 2023 ha una popolazione di 670.943 abitanti, una superficie di 6.709,62 kmq. Sono 150 i comuni, il primo per numero di abitanti è Corigliano Rossano seguito da Cosenza e Rende. La questione demografica è importante in relazione a due fattori: l’invecchiamento della popolazione e la denatalità che hanno un forte impatto sull’organizzazione delle politiche territoriali. Nella provincia bruzia, dal 2001 al 2021 la popolazione residente si è ridotta notevolmente passando da 733.368 abitanti a 674.543.

Tabella Nascite e decessi provincia di Cosenza

Funzione amministrativa

Per quanto attiene la funzione amministrativa, tutti e tre i comuni oggetto d’esame si collocano nel quadrante IV nella categoria dei «comuni non virtuosi» che «spendono di più rispetto al dovuto e al contempo erogano meno servizi rispetto al loro standard prestazione». Questo – sottolinea lo studio – «non è un giudizio sulle amministrazioni ma un allert». L’aumentata dimensione del comune istituito a seguito di fusione comporterebbe risparmi sulle spese sia per la gestione della macchina amministrativa grazie all’ottimizzazione dei servizi e all’accorpamento degli uffici, e poi la riduzione dei costi della politica, dovuti al taglio del numero di sindaci, assessori, consiglieri comunali. Il numero dei consiglieri varia a seconda delle dimensioni del comune. Nella città unica dovrebbero essere 32, come accade nei Comuni con popolazione pari o superiore ai 100.000 abitanti.

Il sistema dei trasporti

Come si diceva, uno dei benefici – elencati nello studio – riguarderebbe il miglioramento del sistema dei trasporti. Nel caso del Tpl unico si creerebbero i presupposti per migliorare i collegamenti con l’Università della Calabria. Il servizio verrebbe affidato ad una unica azienda che riuscirebbe ad intercettare finanziamenti utili all’acquisto di nuove e più efficienti flotte di bus partecipando a bandi statali senza la necessaria intermediazione della Regione. Il progetto mira ad un sostanziale «abbandono della mobilità privata» colmata con un servizio «attinente alla reale domanda». Un primo passo verso il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile «nel quale confluirebbero un insieme di finanziamenti destinabili alla realizzazione di una serie di interventi».

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