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sette giorni di calabresi pensieri

Una regione con «troppe ferrovie d’altri tempi»

Dall’ultimo saluto di una città in lutto al fallimento dell’Amaco, dai trent’anni dall’elezione diretta di Giacomo Mancini alle nuvole che vanno, restano e tornano con Vito Teti. I voti della setti…

Pubblicato il: 02/12/2023 – 7:32
di Paride Leporace
Una regione con «troppe ferrovie d’altri tempi»

La storia ci racconta tragicamente la corsa di un treno di calabresi che a Thurio di Corigliano-Rossano ha centrato una cisterna ferma ad un passaggio a livello, come hanno mostrato le immagini del Corriere della Calabria citate anche dal Tg1 della sera. Non so che dati contenga la scatola nera ma tutta la vicenda è una scatola nera.
Said Hannaoui alle 19 di martedì è al volante del suo camion. È certo che imbocca una salita, varca le barriere aperte e rimane intrappolato tra i due varchi. Potrebbe lasciare il mezzo, invece tenta la manovra disperata. Il treno Catanzaro-Sibari viaggia accelerato con quattro carrozze e si abbatte sulla cisterna a traino. Due morti, feriti lievi.
A chi ha memoria torna in mente il Regionale 3753 che un decennio fa, a pochi chilometri da questo sinistro mortale binario, centrò un Fiat multipla che manda all’altro mondo sei braccianti rumeni che tornavano dal lavoro dei campi. Era il 16 novembre del 1989 quando due treni della stessa linea a binario unico si scontrano nei pressi della stazione di Crotone provocando 12 morti; pochi mesi dopo, più su ad Amendolara, è un Intercity a deragliare alla stazione lasciando un’altra vittima. Una Spoon River quella degli incidenti ferroviari calabresi tutta da scrivere rievocando lutti e dolori a partire dal disastro della Fiumarella. Era l’antivigilia di Natale quando deraglia la littorina e va giù dal ponte sul Corato a Catanzaro enumerando 71 morti, testamento di voci di studenti, pendolari, povera gente di quel lontano 1961.

Storie dimenticate di una regione con troppe ferrovie d’altri tempi, mai rese troppo sicure o efficienti come i binari del Nord. Eppure questa storia di passaggi a livello è trama nera italiana. Sono 4 mila quelli mai modernizzati con sistemi di sicurezza. Non si è stati in grado di investire una cifra massima di 670.000 euro, bazzecole rispetto al costo delle grandi opere. È stato indetto uno sciopero molto partecipato da parte dei ferrovieri. Salvini, da ministro, ha sbraitato per la giusta protesta dei sindacati non potendo precettare la qualunque questa volta. Qualche volta si potrebbe anche tacere per rispetto dei morti. «Modernizzare e mettere in sicurezza con miliardi di euro di investimenti le ferrovie di tutta Italia è una priorità assoluta che stiamo portando avanti con il massimo impegno» ha detto a caldo il ministro che forse dovrebbe metterli a terra i progetti, come si dice adesso. Said Hannaoui era magrebino d’origine, ma viveva a San Valentino Thurio e lavorava per una ditta di trasporti di Pagani nell’Agro nocerino-sarnese. Era anche lui un nostro fratello. Maria Pansini, 61 anni, prossima alla pensione, capotreno, la mattina dell’incidente è uscita di casa con la figlia Valeria Amisano, ferroviera anch’essa, per andare al lavoro su treni differenti. Li aspettava una cena nella loro casa di Catanzaro. Oggi pomeriggio alla chiesa di Santa Teresa di Giovino l’ultimo saluto di una città in lutto. Maria e Said morti sul lavoro. Ricordiamoli vivi. Facciamo in modo che non accada mai più.

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Protesta Amaco

Dai ferrovieri agli autotranvieri. A Cosenza circa 40 dipendenti dell’Amaco sono stati costretti a farsi sentire in Consiglio comunale considerato il buco nero che si prospetta per il loro lavoro. L’azienda partecipata dal Comune è fallita. Cause ovviamente controverse, a voler essere prudenti saranno in tanti a perdere il posto di lavoro. Scaricabarile della politica tutta per un’azienda che ha funzionato a dovere fino a quando era sindaca Eva Catizone con bilanci in ordine e azienda che aveva una sua efficienza. Non certo un fiore all’occhiello per una città che concorre al titolo di Capitale italiana della cultura. La mobilità urbana della città tra l’altro è in ginocchio con il traffico d’auto. I cantieri penalizzano il centro. Le chat in diretta mostrano traffico paralizzato delle auto private a tutte le ore. Una famiglia ritira le pizze di sera e torna a casa dopo 45 minuti. Con queste performances si rischia un effetto Roma Expo. Le valutazioni dei commissari del Ministero potrebbero essere spietate. Speriamo di sbagliarci.

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Giacomo Mancini

Il prossimo 5 dicembre saranno trent’anni dell’elezione diretta di Giacomo Mancini a sindaco di Cosenza. È la data in cui vennero anche eletti Bassolino a Napoli e Rutelli a Roma. Iniziava la stagione dei sindaci, determinata dalla riforma che restituiva più partecipazione ai cittadini, coeva di Tangentopoli e del nascere del nuovo giustizialismo italiano. Sono stato chiamato anch’io per una testimonianza a Cosenza nel dibattito organizzato dal Club Telesio di Antonlivio Perfetti, martedì prossimo alle 17 in Arcivescovado, essendo stato in quell’occasione il candidato sindaco di Ciroma. Sarà utile sentire anche il capitano manciniano Enzo Paolini con altri compagni di cordata come Pietro Mari, Saverio Greco e Mancini Junior, il post fascista Arnaldo Golletti, i già Pds Mario Oliverio e Argia Morcavallo, l’allora democristiano Pierino Rende. Niente reducismo però, il tema dato sarà attuale: “Dalla città di Mancini alla città unica”.

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Naufragio di Cutro. Sul peso delle polemiche l’avvocata Giulia Bongiorno parlamentare della Lega, ha abbandonato la difesa di Consap e Sara assicurazioni che dovrebbero risarcire le vittime. È stata sostituita dal suo maestro Franco Coppi, con cui condivisero la difesa di Giulio Andreotti, uno degli avvocati più bravi (e più costosi) d’Italia. Il quale non ha perso battuta ed ha fatto valere il cavillo precedentemente presentato facendo uscire dal processo la società partecipata del Mef. Il Tribunale però nella sua ordinanza ha indicato la possibilità di un risarcimento in sede civile. Il ministro Piantedosi a Crotone aveva solennemente annunciato che lo Stato avrebbe fatto di tutto per ristorare i parenti delle vittime. Al processo civile da che parte si siederà lo Stato?

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Dopo 11 anni, l’ex sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, in carica solo 17 mesi, è stato assolto dall’accusa di Falso in Bilancio “perché il fatto non sussiste”. È evidente che qualcosa non funziona.

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Vito Teti

Altre cronache di restanza dopo il mio recente intervento sul Corriere di Calabria. Stasera se ne parla a S. Ilario dello Jonio al Borgo Superiore con il tema che inaugura la stagione del Caffè letterario, domani a Reggio Calabria al Torrione conversazione con Vito Teti sulle nuvole che vanno, restano, tornano. Giovedì sera, invece a Casali del Manco, la professoressa di Filosofia, Anna De Vincenti parlando di identità dei luoghi ha tenuto una relazione sull’abbandonologia che è sorella di restanza. E per stare ai libri, mi pare giusto ricordare anche il volume di Paolo Jadlowski e Massimo Cerulo “Spaesati. Partire e tornare tra Nord e Sud d’Italia” uscito in agosto. Sociologia ed esperienza vissuta di un professore milanese stabilitosi in Calabria e del suo allievo calabrese che ha vissuto il percorso inverso. Di restanza abbiamo bisogno.

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Voto dieci alle tre bambine di Reggio Calabria che scrivendo ‘Help’ su un foglio esposto al balcone hanno salvato la madre dalle violenze del padre ubriaco. Brave. Facciamo rumore.

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