ROMA Cesare Battisti potrebbe accedere ad alcuni permessi premio: iter che prevede l’incontro con i parenti delle sue vittime. Battisti, condannato all’ergastolo per quattro omicidi e altri fatti di sangue commessi negli anni di piombo quando militava nei Proletari armati per il terrorismo, aveva iniziato, infatti, a lavorare all’iter – previsto dalla riforma Cartabia – per chiedere di essere ammesso alla mediazione penale, che fa parte della giustizia riparativa per poter accedere ai benefici penitenziari e ai permessi premio. La procedura, consiste nel chiedere di incontrare i parenti delle vittime, i quali però possono rifiutare gli incontri e le prime reazioni sono negative: «Come ho appreso la notizia la mia reazione è stata: Cesare Battisti ha tutto il tempo per aspettare, io non sono pronto», ha detto Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel veneziano durante una rapina. «Può fare e pensare quello che vuole – aggiunge lapidario Sabbadin – a me non interessa. Lui ha tutto il tempo per scontare la propria pena in carcere». Battisti ha commesso due delitti come esecutore materiale: quello del maresciallo di polizia penitenziaria Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, ucciso a Milano il 19 aprile 1978. E’ poi coinvolto nelle uccisioni del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, avvenute entrambe il 16 febbraio 1979, la prima a Milano e la seconda a Mestre.
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