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Dietro la «crisi politica e finanziaria» a trent’anni dall’elezione diretta dei sindaci

Il prof Walter Nocito (Unical): «Bilanci strangolati dalle riforme federaliste ma anche ceto dirigente peggiorato e distacco tra elettori ed eletti»

Pubblicato il: 06/12/2023 – 17:39
Dietro la «crisi politica e finanziaria» a trent’anni dall’elezione diretta dei sindaci

COSENZA La data del 5 dicembre 1993 è a suo modo storica: riporta alla prima applicazione della legge  81 sulla elezione diretta dei sindaci. «Purtroppo un po’ ovunque – non a Cosenza – è stata sottovalutata nel suo trentennale del 2023 in questi giorni, in quanto i Comuni italiani, piccoli, medi e in parte i “grandi”, sono attualmente in crisi, o almeno lo sono molti tra i comuni, soprattutto al sud del Paese, o della Nazione. È una crisi politica e finanziaria al contempo, ma non solo politico-finanziaria» commenta Walter Nocito, docente di Diritto pubblico all’Unical.
«La crisi è politica perché i meccanismi elettorali stanno aggravando il distacco tra elettori ed eletti nelle istituzioni a tutti i livelli, anche quelli comunali e locali (emblematiche le “nuove Province”), ma stanno anche peggiorando il livello qualitativo del ceto elettivo sulle scale locali in particolare, in quanto dopo 30 anni dalla Legge 81 i gruppi e i partiti politici sono sfaldati e “rarefatti” sul territorio e anche nei ceti sociali di riferimento come spesso ci dice anche il Censis nei suoi Rapporti annuali di dicembre».
Eppure secondo il docente «la crisi, arrivati nel 2023, non è solo politica ma è anche finanziaria in quanto gli indici di autonomia comunale fiscale (articolo 119 della Costituzione e legge Calderoli del 2009) ai quali la politica nazionale ha puntato nelle sue smanie federaliste degli anni 90 e Duemila hanno strangolato i bilanci di molti enti locali, anche Comuni grandi e Province, tagliate tra il 2012 e il 2018. La finanza derivata è stata nettamente ridimensionata, e molti comuni non hanno più capacità di imposizione, di riscossione e di ri-generazione patrimoniale (a volte non la hanno mai avuta)».
Secondo Nocito «ciò implica che dopo 30 anni dal decentramento del 1993, per alcuni Comuni (medi e medio-grandi) si sia addirittura arrivati a utilizzare l’articolo 268 e 268 bis del Testo Unico Enti locali, che praticamente regola il potere del Governo nazionale di gestire i fallimenti dei dissesti finanziari comunali con procedure forti e di natura governativa e discrezionale».
Non manca un riferimento al dibattito sulla Città unica: «Una delle spinte alle fusioni può ricadere proprio sul dimensionamento ai fini del salvataggio finanziario degli enti dissestati, in tutta Italia ma al sud in particolare», conclude il docente di Diritto pubblico. (euf)

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