La scoperta ad opera del Corriere della Calabria del profilo Tik Tok broker detenuti 78, oggi oscurato, è uno schiaffo in faccia a ognuno di noi. È triste sottolineare che 34 mila persone seguissero un profilo anonimo che inneggiava alle famiglie mafiose più importanti. Non erano tutti calabresi e non erano tutti, ovviamente, mafiosi. Molti erano certamente persone leggere, ché confondono la libertà e la giustizia con la prepotenza. Sulla mafia si è fatta troppa retorica in questi decenni. Nel mentre, fiction e serie televisive esaltavano acriticamente il ruolo della violenza. Non erano capolavori come Il Padrino o C’era una volta in America ma prodotti di massa che hanno fatto proliferare una cultura o subcultura deviata tra i ragazzi. C’è gente come Wanda Ferro o Giovanni Bombardieri, per citare un politico e un magistrato che lavorano senza enfasi e concretamente contro le cosche, che ha restituito alla legalità aree e beni importanti. La ndrangheta esiste ancora ma è più pericolosa la sua narrazione di potenza. Ai ragazzi, invece, bisognerebbe far vedere la fine che fanno i mafiosi: nella migliore delle ipotesi finiscono il resto della vita al 41 bis.E far capire loro che vale sempre molto di più un pezzo di pane guadagnato con onestà che un castello costruito con il sangue.
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