BRUXELLES «La trattativa tra istituzioni europee era iniziata il 6 giugno scorso. E, dopo sei mesi quasi esatti, nella giornata di oggi, potrebbe arrivare al traguardo la revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd), meglio conosciuta come direttiva Case green , affronta nel pomeriggio di Bruxelles, a partire dalle 16 e 30 e fino alle 19, una giornata decisiva. Parlamento e Consiglio, con la mediazione della Commissione , puntano infatti a raggiungere un accordo su un testo, che poi dovrà essere di nuovo votato per chiudere definitivamente questa complessa procedura. Una prima svolta, in questo delicato dossier, era arrivata il 12 ottobre scorso, quando nel corso di un’altra riunione del trilogo (durata quasi tutta la notte) erano stati smarcati diversi punti sui quali la trattativa rischiava di arenarsi. Ora, dopo un altro mese e mezzo di incontri tecnici degli sherpa delle istituzioni, restano pochi passaggi sui quali manca una visione comune. Il passo, insomma, è breve e la fiducia di chi segue i lavori è alta, anche se resta sempre aperta la possibilità che tutto si fermi all’ultimo metro. Anche perché sono molti i Paesi membri, a partire da Italia e Germania, nei quali questo testo ha scatenato polemiche politiche asprissime», riporta il quotidiano Il Sole 24 Ore.
Gli ostacoli sulla strada del compromesso finale vengono indicati dal relatore della direttiva al Parlamento europeo, l’irlandese Ciaran Cuffe (Verdi) che, in un tweet, spiega: «Spero in un accordo sui target di ristrutturazione, sull’obbligo di solare sui tetti e sull’eliminazione dei combustibili fossili». capitoli sui quali la presidenza spagnola sta provando, già da qualche giorno, a trovare l’accordo decisivo. A inquadrare l’incontro c’è anche Isabella Tovaglieri (Lega), relatrice ombra della direttiva al Parlamento europeo: «Dopo due anni di lavoro Per rivedere una direttiva radicale e molto ideologica, allo scorso trilogo il Parlamento è giunto a più miti consigli, accettando diversi compromessi che danno più autonomia agli Stati membri e soprattutto evitano di colpire i possessori di immobili. Mi auguro che questa linea più realistica prevalga anche al negoziato di domani, che potrebbe in caso di accordo essere l’ultimo, in cui si discuterà di questioni fondamentali quali il divieto di combustibili fossili nelle abitazioni al 2035, l’obbligo di installare pannelli solari ei target intermedi di risparmio energetico che gli Stati membri dovranno raggiungere» (…)», si legge nell’articolo.
«I target di ristrutturazione rappresenteranno uno dei pilastri della nuova Epbd. L’ultima versione del testo, abbandonata la filosofia degli obiettivi legati alle classi energetiche minime degli edifici, punta su un percorso di riduzione del consumo medio di energia da parte degli edifici residenziali dei singoli Paesi membri. Il percorso parte nel 2020 e arriva al 2050, quando l’obiettivo è azzerarli. Restano da indicare i target di riduzione del consumo di energia al 2030 e al 2035. Si tratta degli obiettivi più prossimi, destinati a orientare la politica dei paesi membri da qui a dieci anni. : 20-30% per il 2030 e 25-35% per il 2035. La decisione finale sarà eminentemente politica», riporta il quotidiano.
L’altro punto caldissimo riguarda i combustibili fossili e le caldaie a gas. E va detto che già sulle definizioni ci sarà da discutere, perché alcuni testi di possibili emendamenti fanno riferimento genericamente ai combustibili utilizzati negli edifici, altri invece parlano degli apparecchi, cioè delle caldaie alimentate a combustibili fossili. bando delle caldaie alimentate a combustibili fossili. Finora si era parlato di 2035, ma le ultime bozze stanno spostando questo termine di qualche anno in avanti, fino al 2040. Non solo. In discussione ci sono anche gli incentivi fiscali per questi apparecchi: dovrebbero saltare a partire dal 2025. Con un’eccezione importante: le agevolazioni potrebbero essere mantenute per gli apparecchi ibridi, che ad esempio combinino caldaie e pompe di calore. Si parlerà, poi, del solare da installare sui tetti. Qui sarà fissato un calendario di date dalle quali questi impianti saranno obbligatori per gli edifici non residenziali. L’ipotesi è partire dal 31 dicembre 2027 per gli edifici pubblici con superficie superiore ai 2mila metri quadri, per poi allargare l’obbligo fino a mille metri quadri da fine 2028 e, infine, arrivare a 250 metri quadri dalla fine del 2030, scrive Il Sole 24 Ore.
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